sabato 18 gennaio 2014

SALMO 14 (13)

Di questo salmo, attributo al re Davide, esistono due versioni. Il suo contenuto è uguale al salmo 53 (52), cambiando un po’ lo stile rielaborato da due scuole ebraiche diverse. Questo fatto ci dice la cura con cui fin dall’Antico Testamento venivano conservati i testi ritenuti ispirati da Dio.
Il salmo inizia presentando una mentalità oscura e pessimista, ma la lamentazione termina anche qui con espressioni di speranza.
Protagonisti di questo salmo sono:
- l’uomo ateo, nel suo aspetto intellettuale ed etico, l’uomo che vede Dio indifferente agli eventi dell’uomo e del mondo
- l’orante, che crede nella salvezza che viene da Dio
- Jahweh, il Signore che dal cielo si china sugli uomini come giudice giusto. Egli trionferà minacciando l’empio, liberando il giusto, offrendo rifugio al misero.


Lo stolto pensa: "Non c'è Dio".
Sono corrotti, fanno cose abominevoli:
nessuno più agisce bene.
Il Signore dal cielo si china sugli uomini
per vedere se esista un saggio:
se c'è uno che cerchi Dio.
Tutti hanno traviato, sono tutti corrotti;
più nessuno fa il bene, neppure uno.
Non comprendono nulla tutti i malvagi,
che divorano il mio popolo come il pane?

Non invocano Dio: tremeranno di spavento,
perché Dio è con la stirpe del giusto.
Volete confondere le speranze del misero,
ma il Signore è il suo rifugio.
Venga da Sion la salvezza d'Israele!
Quando il Signore ricondurrà il suo popolo,
esulterà Giacobbe e gioirà Israele.

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