venerdì 31 maggio 2013

Stupore



Succede a volte che una mamma davanti al sorriso del suo bimbo, senta nascere in cuore un senso di gratitudine infinita e gli occhi le si riempiano di lacrime per una commozione che non ha parole, non ha spiegazioni.. 

Succede a volte che davanti al volto della persona che ami, tu senta nascere in cuore un senso di stupore infinito e gli occhi ti si riempiano di lacrime per una gioia che non sa come altro esprimersi.. “Come un canto del cuore, come per incanto e per amore”.. 

Succede, è già successo che anche Dio, guardandoci negli occhi, si sia commosso per incanto e per amore e il canto sgorgato per noi dal suo cuore è l’Eucaristia, è il suo voler rimanere con noi sempre, in ogni situazione della vita, in ogni nostra gioia o fatica,in ogni nostro amore. 

Ecco, succede a volte che anche noi, di fronte ad un amore così tenero e forte, così semplice e profondo, di fronte a Dio, sentiamo nascere in cuore un senso di gratitudine e stupore e gioia e gli occhi ci si riempiano di lacrime commosse..

 “Come un canto del cuore, come per incanto e per amore”..

lunedì 27 maggio 2013

Trinità – “L'unico Dio in tre persone”

La festa della Trinità ci invita a celebrare un Dio che è comunione, relazione, famiglia. Dio non è un'entità di solitudine ma una realtà dinamica, viva e relazionale. Dio non è solo: è un Padre, un Figlio e il loro Amore, il loro Spirito. Quando diciamo che Dio è Trinità, diciamo l'esperienza dell'amore e della comunione.
La Trinità è la suprema espressione dell'esperienza che tutti facciamo dell'amore e della comunione umana. Ciò che importa nell'amore è restare uniti senza uniformarsi, donarsi senza perdersi, essere distinti senza essere separati. L'amore vero è quello trinitario: unito ma non uniforme, separato ma non diviso.
“Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà.” (Gv 16,12-15)
I brevi versetti che la liturgia ci suggerisce, sono tratti da un lungo discorso di Gesù, pronunciato poco prima del suo ritorno al Padre. Con questo discorso di addio, Gesù rende partecipi i suoi delle verità più profonde che lo riguardano, ciò che riguarda Lui, il Padre e lo Spirito, dono promesso ai discepoli in seguito della sua dipartita da loro.
Gesù sa di essere vicino alla realizzazione del disegno del Padre, che si compirà nei giorni terribili e gloriosi della sua passione, morte e risurrezione, ma vuole che il suo ritorno al Padre non sia vissuto dai discepoli come un abbandono. È, piuttosto, la condizione necessaria per la venuta dello Spirito: “È bene per voi che io me ne vada. Infatti, se non andassi, il Paraclito non potrebbe venire da voi” (Gv 16, 7). Il compito proprio dello Spirito è quello di testimoniare Gesù, introducendo gradualmente i discepoli alla piena comprensione di tutto ciò che Egli ha detto e fatto. Lo Spirito non ha nulla in più da aggiungere alla rivelazione di Gesù, ma allo Spirito Gesù affida il compito di portare avanti la sua missione attraverso la vicenda storica dei suoi, rimandando continuamente al suo insegnamento, alla sua persona.
Lo Spirito è chiamato a continuare la missione del Figlio, nello stesso modo in cui Gesù l’ha realizzata fedele al disegno del Padre. Gesù non è venuto nel mondo a dire parole sue, a cercare una gloria per sé: Egli era totalmente proteso ad ascoltare e realizzare ciò che ha udito dal Padre. Per questo Gesù può affermare: “Egli prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà”. Tra Gesù e il Padre esiste perfetta comunione di vita e perfetta unità di azione. Lo Spirito riceverà dal Cristo tutti i beni della salvezza, la cui fonte si trova nel Padre. Il mistero della Trinità parla di noi poiché Gesù, rivelandoci l'intimo rapporto tra Lui e il Padre, nello Spirito, sta inserendo i discepoli e, attraverso essi, tutti noi che da essi abbiamo ricevuto l'annuncio della sua Pasqua, nella vita intima di Dio che è relazione, comunicazione, comunione. In una parola: amore! Una relazione d'amore che si apre, inglobando l'umanità intera nel dialogo intra-trinitario.
Il nostro essere a immagine e somiglianza di Dio comporta un impegno serio a comprenderci come esseri in relazione e a vivere i rapporti interpersonali improntandoli alla comunione e all'amore vicendevole e verso tutti. Nell'Anno della Fede la festa della Trinità ci invita a guardare San Domenico che esortava i suoi frati a contemplare Dio e la sua Verità conosciuta e operante nella storia dell'umanità, per gustare nel silenzio la Parola e assimilarla nella preghiera, non fine a se stessa, ma per dire agli altri la bontà di Dio, la grandiosità della sua presenza in noi e nel mondo.

"O Dio Padre, che hai mandato nel mondo il tuo Figlio, Parola di verità, e lo Spirito santificatore per rivelare agli uomini il mistero della tua vita, fa' che nella professione della vera fede riconosciamo la gloria della Trinità e adoriamo l'unico Dio in tre persone".

(Orazione della Messa).

domenica 26 maggio 2013

E sia la vita!


Di seguito le tracce dell'ultimo incontro del Gruppo giovani!
Grazie a tutti della strada fatta insieme e buon cammino per il futuro.




Dare to live! (momento di preghiera preparato da Serena)

E… Sia la vita!







“Perché la vita è vita solo quando la perdi, la regali, la doni. Io muoio perché tu possa vivere: questo fa della mia vita una Vita viva. Perché chi muore per amore nell’amore vive per sempre”
Sr Katia Roncalli


Canto iniziale: Vivere la vita
Vivere la vita con le gioie e coi dolori di ogni giorno, è quello che Dio vuole da te. Vivere la vita e inabissarti nell'amore è il tuo destino è quello che Dio vuole da te

Fare insieme agli altri la tua strada verso Lui, correre con i fratelli tuoi
Scoprirai allora il cielo dentro di te, una scia di luce lascerai

Vivere la vita è l'avventura più stupenda dell'amore, è quello che Dio vuole da te. Vivere la vita e generare ogni momento il paradiso è quello che Dio vuole da te

Vivere perchè ritorni al mondo l'unità, perchè Dio sta nei fratelli tuoi... Scoprirai allora il cielo dentro di te,  una scia di luce lascerai. (2 volte)

Salmo 133
Ecco, com'è bello e com'è dolce 
che i fratelli vivano insieme!

È come olio prezioso versato sul capo,
che scende sulla barba, la barba di Aronne, 
che scende sull'orlo della sua veste.

È come la rugiada dell'Ermon,
che scende sui monti di Sion.
Perché là il Signore manda la benedizione, 
la vita per sempre.

Vangelo secondo Giovanni (Gv 10, 7-18)
Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità vi dico: io sono la porta delle pecore. Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati.Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvo; entrerà e uscirà e troverà pascolo. Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza. Io sono il buon pastore. Il buon pastore offre la vita per le pecore. Il mercenario invece, che non è pastore e al quale le pecore non appartengono, vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge e il lupo le rapisce e le disperde; egli è un mercenario e non gli importa delle pecore. Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me,come il Padre conosce me e io conosco il Padre; e offro la vita per le pecore. E ho altre pecore che non sono di quest'ovile; anche queste io devo condurre; ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge e un solo pastore. Per questo il Padre mi ama: perché io offro la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie, ma la offro da me stesso, poiché ho il potere di offrirla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo comando ho ricevuto dal Padre mio».



Vangelo secondo Giovanni (Gv 15, 5-17)
Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e si secca, e poi lo raccolgono e lo gettano nel fuoco e lo bruciano. Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quel che volete e vi sarà dato. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli. Come il Padre ha amato me, così anch'io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena.Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se farete ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l'ho fatto conoscere a voi. Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: amatevi gli uni gli altri.
Brano tratto da “Nel nome della madre” di E. De Luca
“[…] Sudavo. Appoggiata di schiena mi tenevo il pancione con due mani per aiutare le mosse del banbino. L’incoraggiavo a bassa voce, col respiro corto. Lo chiamavo. Le bestie alle spalle mi davano forza. Le gambe mi facevano male per la posizione. Mi inginocchiai per farle riposare. <> Imuscoli del ventre andavano dietro al respiro, una contrazione e un rilassamento, spinta, rincorsa, spinta. Quando lo strappo era più forte mi mordevo il labbro per non far scappare il grido. Iosef era di sicuro davanti alla porta, di guardia. Lontano i pastori chiamavano qualche pecora persa. <> Parlavo e soffiavo, a un colpo più forte, una spallata di Ieshu, mi alzai di nuovo in piedi appoggiandomi alla mangiatoia. Le bestie ruminavano tranquille, c’era pace. Iosef aveva scelto un buon posto per noi. <> Via, è uscita una spalla, l’ho toccata, poi è rientrata, ma subito dopo di slancio Ieshu ha messo fuori la testa, l’ho avuta tra le mani, mi sono commossa, mi è scappato un singhiozzo e sul singhiozzo è venuto fuori tutto e l’ho afferrato al volo. L’ho alzato per i piedi per liberare i polmoni e fare spazio al primo vento che forza l’ingresso chiuso del respiro. Ieshu ha inghiottito aria senza piangere. Faccio mosse esperte senza conoscerle. Il mio corpo fa da solo, esegue. Non l’ho istruito io. Odoro la creatura perfetta che mi è nata, posso allentare il nervo attorcigliato del sospetto: è maschio, è la certezza non più una profezia. E’ maschio, primogenito in terra di Iosef e Miriam, carne da circoncidere, oggi a otto. E’ maschio, l’ho fatto io, sgusciato sano in mezzo all’acqua e al sangue, il corpo esulta insieme a quello di ogni donna che mette al mondo l’altro sesso, perché è un regalo a noi. […]Il bue ha muggito piano, l’asina ha sbatacchiato forte le orecchie. E’ stato un applauso di bestie il primo benvenuto al mondo di Ieshu, figlio mio. Non ho chiamato Iosef. Gli avevo promesso un figlio all’alba ed era ancora notte. Fino alla prima luce, Ieshu è solamente mio. E’ solamente mio: voglio cantare una canzone con queste tre parole e basta. […]Qui dentro siamo solo noi, un calore di bestie ci avvolge e noi siamo al riparo dal mondo fino all’alba. Poi entreranno e tu non sarai più mio. Ma finché dura la notte, finché la luce di una stella vagante è a picco su di noi, noi siamo i soli a mondo.”



Momento di condivisione
Try looking at Tomorrow not yesterday
And all the things you left behind
All those tender words you did not say
The gentle touch you couldn't find

In these days of nameless faces
There is no one truth but only pieces
My life is all i have to give

Dare to live until the very last
Dare to live forget about the past
Dare to live giving something of yourself to others
Even when it seems there's nothing more left to give

Ma se tu vedessi l'uomo
Davanti al tuo portone
Che dorme avvolto in un cartone,
Se tu ascoltassi il mondo una mattina
Senza il rumore della pioggia,
Tu che puoi creare con la tua voce,
Tu, pensi i pensieri della gente,
Poi, di Dio c'e solo Dio.

Vivere, nessuno mai ce l'ha insegnato,
Vivere, non si può vivere senza passato,
Vivere è bello anche se non l'hai chiesto mai,
Una canzone ci sarà, qualcuno che la canterà

Dare to live searching for the ones you love
(Perché, perché, perché, perché non vivi questa sera?)
Dare to live no one but we all
(Perché, perché, perché, perché non vivi ora?)
Dare to live until the very last
(Perché, perché, perché la vita non è vita)
Your life is all you have to give(Perché)
non l'hai vissuta

Vivere!

Dare to live until the very last
(Perché, perché, perché Ia vita non è vita)
Your life is all you have to give(Perché)
non l'hai vissuta mai


I will say no (I will say yes)
Say dare to live
Dare to live


sabato 25 maggio 2013

E sia la vita! (Riflessione di Sr Luisa Carraro)


Negli incontri precedenti abbiamo approfondito il nostro essere figlie del Re e tra di noi sorelle e fratelli. Ci siamo scoperte alla ricerca di un “volto”, del volto di Dio, che è impresso in ciascuna di noi, ma anche toccate dal male, se non a volte “a braccetto” con il male. Eppure, nulla ci può spaventare, né morte né vita, perché Dio è con noi sempre e ci ripete “Non temere”. Ora, in quest’ultimo incontro proviamo a fare un ulteriore passo: come figlie amate e desiderate, Dio ci affida la “creazione”. Ci chiede di “custodire” (come Adamo nel giardino) la nostra vita, quella delle persone che ci sono accanto, quella di ogni creatura, perché possano fiorire in tutta la loro bellezza. Ci chiede di collaborare con Lui nel continuare a dare la vita e a darla in abbondanza!

E Dio creò l'uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò: maschio e femmina li creò. Dio li benedisse e Dio disse loro:
«Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra e soggiogatela, dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e su ogni essere vivente che striscia sulla terra».
Dio disse: «Ecco, io vi do ogni erba che produce seme e che è su tutta la terra, e ogni albero fruttifero che produce seme: saranno il vostro cibo. ». E così avvenne. Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona. E fu sera e fu mattina: sesto giorno. (Gn 1,27-29.31)

Il Signore Dio prese l'uomo e lo pose nel giardino di Eden, perché lo coltivasse e lo custodisse. (Gn 2,15)

Dio ci affida la vita fin dall’inizio della sua creazione e l’affida in modo speciale a noi donne. Non solo perché ci chiede di “collaborare” con Lui nel formare una vita dentro il nostro grembo. Ci affida anche le vite già plasmate dei nostri amici, dei nostri amori. ci affida le vite di quanti incontriamo ogni giorno nei nostri luoghi di lavoro o di studio. Come Maria, anche noi siamo chiamate a custodire un “seme” dell’eterno, del divino che si è incarnato: a riconoscerlo in noi e negli altri, a custodirlo e a proteggerlo, a curarlo e a farlo crescere. Con il rischio a volte che la nostra protezione e cura possa sconfinare nel possesso o nell’affermazione di sé attraverso l’altro.

“Eppure, ogni volta che un figlio viene al mondo, è al mondo che è donato. Questo sanno, le madri; e lo sa Maria, con loro. E ogni volta, nuovamente, questo venire al mondo ed esservi donati, interpella il mondo, perché il mondo, dopo, non sarà più lo stesso: una nuova vita sarà stata accolta, o rifiutata, dando così nuove ali alla speranza o, al contrario, ripiegandosi su se stesso, incapace di generare ancora... Dare al mondo un figlio non significa solo partorirlo. E' molto di più. E' spingerlo fuori dal nido, nell'aperto, perché possa farcela da solo, confidando su quanto sa, su ciò che è e sulla capacità di accoglierlo che il mondo ha in se stesso.”

E’ quello che Gesù fece con i suoi amici: dopo averli generati alla vita “nuova” del Vangelo, li spinse fuori dal “nido”, dando loro spazi immensi, lasciandogli solo un amore che non si cancella e un pugno di parole, da vivere, da testimoniare. “Parole che nutrono una vita. E una promessa: sarò sempre con voi, e voi sempre con me, sempre nel mio “dentro”... e io vi penserò in silenzio, nelle notti d'estate, nell'ora del tramonto, quando si oscura il mondo, l'ora buia delle fate... E' così che si nasce, in questo continuo uscir fuori, verso se stessi nascenti. E' così che si partorisce, in questo lasciar andare, verso il mistero del mondo.”

14Alla fine apparve anche agli Undici, mentre erano a tavola, e li rimproverò per la loro incredulità e durezza di cuore, perché non avevano creduto a quelli che lo avevano visto risorto. 15E disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. 16Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato. 17Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, 18prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno».
19Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio.
20Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano. (Mc 16)

Dio ci chiede di collaborare nella creazione non solo custodendo la vita, ma donandola: ci chiede a nostra volta di consegnare tutto l’amore di cui siamo capaci, di raccontarlo agli altri, di metterlo a disposizione, perché “Lui possa agire con noi”, attraverso di noi. E’ questa la testimonianza che ci viene chiesta.
“Ogni volta che un figlio nasce, ogni volta che una vita ci viene donata, questa reca con sé la forza della fiducia: fiducia nell'umanità, che sappia accogliere il veniente; fiducia nella potenza dell'amore, che sempre può coprire e scaldare l'ospite inatteso; fiducia in quel seme di “bello e buono”  posto sin dal principio nel cuore della creazione. E questa invincibile speranza ci interpella, oggi più che mai, perché oggi siamo noi chiamati a far fiorire le promesse di bene che molti figli dell'uomo portano chiusi nel cuore.”


1 Dopo il sabato, all'alba del primo giorno della settimana, Maria di Màgdala e l'altra Maria andarono a visitare la tomba. 5L'angelo disse alle donne: «Voi non abbiate paura! So che cercate Gesù, il crocifisso. 6Non è qui. È risorto, infatti, come aveva detto; venite, guardate il luogo dove era stato deposto. 7Presto, andate a dire ai suoi discepoli: «È risorto dai morti, ed ecco, vi precede in Galilea; là lo vedrete». Ecco, io ve l'ho detto». 8Abbandonato in fretta il sepolcro con timore e gioia grande, le donne corsero a dare l'annuncio ai suoi discepoli. 9Ed ecco, Gesù venne loro incontro e disse: «Salute a voi!». Ed esse si avvicinarono, gli abbracciarono i piedi e lo adorarono. 10Allora Gesù disse loro: «Non temete; andate ad annunciare ai miei fratelli che vadano in Galilea: là mi vedranno».
16Gli undici discepoli, intanto, andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato. 17Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono. 18Gesù si avvicinò e disse loro: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. 19Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, 20insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo». (Mt 28)

1 Quello che era da principio, quello che noi abbiamo udito, quello che abbiamo veduto con i nostri occhi, quello che contemplammo e che le nostre mani toccarono del Verbo della vita - 2la vita infatti si manifestò, noi l'abbiamo veduta e di ciò diamo testimonianza e vi annunciamo la vita eterna, che era presso il Padre e che si manifestò a noi -, 3quello che abbiamo veduto e udito, noi lo annunciamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi. E la nostra comunione è con il Padre e con il Figlio suo, Gesù Cristo. 4Queste cose vi scriviamo, perché la nostra gioia sia piena. (1Gv)

Queste cose le diciamo, le scriviamo, le viviamo, perché la nostra insieme alla vostra gioia sia piena, perché ciascuno di noi abbia la Vita e l’abbia in abbondanza!



Domani partirai,
non ti posso accompagnare.
Sarai sola nel viaggio,
io non posso venire.
Il tempo sarà lungo
e la tua strada incerta,
il calore del mio amore
sarà la tua coperta.

…Ho temuto questo giorno,
è arrivato così in fretta.
E adesso devi andare,
la vita non aspetta.
Guardo le mie mani,
ora che siamo sole:
non ho altro da offrirti,
solo le mie parole.

…  
Ed io ti penserò, in silenzio
nelle notti d'estate.
Nell'ora del tramonto
quando si oscura il mondo
l'ora muta delle fate...
E parlerò al mio cuore, più forte
perché tu lo possa sentire:
è questo il nostro accordo
prima di partire,
prima di partire,
domani ... non ti voltare

Ama la tua terra,
non la tradire.
Non badare alle offese,
lasciali dire.
Ricorda che l'umiltà
apre tutte le porte
e che la conoscenza
ti renderà più forte.

Lo sai che l'onestà
non è un concetto vecchio,
non vergognarti mai
quando ti guardi nello specchio.
Non invocare aiuto
nelle notti di tempesta
e non ti sottomettere
tieni alta la testa.

Ama, la tua Terra
Ama, non la tradire.
Non frenare l'allegria
non tenerla tra le dita.
Ricorda che l'ironia
ti salverà la vita,
ti salverà.......




(F. Mannoia, In viaggio, canzone di cui l'autrice ha scritto: «Quando ho scritto "In viaggio" ho immaginato le parole che io stessa avrei detto ad una figlia -se ne avessi avuta una- in partenza verso il viaggio della vita»).



Misteri della luce – SECONDO : LE NOZZE DI CANA

Ci fu uno sposalizio a Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù.
 Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli.
Nel frattempo, venuto a mancare il vino,
 la madre di Gesù gli disse: “Non hanno più vino”. Gv 2,1-3

Gesù è un uomo come noi: ha degli amici e accetta un invito a nozze insieme alla madre e ai suoi primi discepoli. Questa vicinanza lo rende “accessibile”, “conoscibile” a tutti noi. Però Cristo è anche “mistero”, se lui non si rivela, se non manifesta la sua identità. Una rivelazione che egli farà a poco a poco, con una sapiente pedagogia. L’evangelista Giovanni, alla luce dello Spirito, ai tanti fatti in cui era stato coinvolto, scopre che Gesù ha cominciato a rivelare la propria identità a Cana: vedrà culminare questa rivelazione nella morte, l’ora di Gesù. Parimenti l’adesione dei discepoli a Cristo ha una storia: la fede comincia a sbocciare proprio a Cana. E’ lì che nasce un nuovo rapporto fra di loro. Il legame che fa di loro una comunità è la fede comune in Gesù.
Cristo comincia a rivelare la sua identità non in modo verbale esplicito, quasi una formula dogmatica, ma attraverso un linguaggio dei gesti. Il segno di Cana rivela la gloria di Gesù, ne svela l’essere divino. Questa rivelazione di Cristo pone anche a noi degli interrogativi. Quali sono i segni per cui oggi un uomo può “conoscere” Cristo?
La fede di Maria spinge Gesù a “manifestarsi”. I discepoli credono in Gesù. In certo modo essi attingono alla fede di Maria. Non è questo anche oggi il compito della Chiesa, il compito di ogni cristiano, comunicare la fede? L’umanità anche oggi è in condizione d’esilio: guerre, paure, ingiustizie… Di dove verrà la salvezza? Unicamente dall’impegno umano, che è necessario, o dall’alleanza (sposalizio) con Dio? In quest’opera di salvezza umano-divina la Chiesa e ogni credente hanno il compito di mettere tutto quello che sono e che hanno, a servizio. La piccola Chiesa in cui siamo inseriti, attende forse di essere “unita” da una fede più viva in Cristo che si rivela.
Da un commento al messale festivo




Ricordati, o piissima Vergine Maria
che non si è mai inteso al mondo
che qualcuno abbia fatto ricorso alla tua protezione, abbia implorato il tuo aiuto, abbia chiesto il tuo patrocinio
e sia stato da te abbandonato.
Animato da una tale confidenza
a te ricorro, o Madre, vergine delle vergini,
a te vengo e, peccatore come sono,
mi prostro ai tuoi piedi
a domandare pietà.
Non volere, o Madre del divin Verbo,
disprezzare le mie preghiere,
ma benigna ascoltale ed esaudiscile. Amen

                               Bernardo di Chiaravalle


Questo fatto ci mostra quale era il cuore di Maria.
P. Giocondo Lorgna


Aiutaci, Signore, ad obbedire alla tua Parola, sull’esempio e con l’aiuto di Maria, Madre della vera fede.


Prego la “decina” del Rosario:
Padre nostro…
Ave Maria…
Gloria al Padre…