giovedì 16 gennaio 2014

..Un cuore ardente..



Che cosa fa ardere i nostri cuori?
“E’ con questa presenza misteriosa che la Liturgia della Parola vuole metterci in contatto durante ogni eucaristia ed è questa stessa presenza misteriosa che ci viene costantemente rivelata mentre viviamo la no­stra vita eucaristicamente. Le letture dall'Antico e dal Nuovo Testamento e l'omelia che segue queste lettu­re ci vengono fornite per discernere la sua presenza mentre cammina con noi nella nostra tristezza.”
Ogni giorno Dio ci offre delle parole per uscire dalla nostra tristezza e per illuminarci su che cosa stiamo davvero vivendo: Dio ci offre una Parola che è Gesù stesso ed è il Verbo che fa ardere i nostri cuori.
“La presenza eucaristica è, prima di tutto, una presenza attraverso la parola. Senza quella presenza attraverso la parola, non saremmo capaci di riconoscere la sua presenza nello spezzare il pane.”
In un mondo in cui spesso siamo sommersi da parole che ci “informano”, ma che non hanno nessun altro valore, rischiamo di ascoltare anche la Parola di Dio come una delle tante “storie”, buone per istruire, ammonire, ma nulla più.. Non ci tocca!
“Dal momento che la maggior parte di  noi ha già sentito queste parole, raramente queste ci toc­cano in profondità. Spesso prestiamo loro poca at­tenzione; sono diventate troppo familiari. Non ci aspet­tiamo di essere sorpresi o toccati. La tragedia, allora, è che la parola perde la sua qua­lità sacramentale. La parola di Dio è sacramentale. Ciò significa che è sacra e in quanto parola sacra produ­ce ciò che significa. Quando Gesù parlava ai due tri­sti viaggiatori lungo la strada e spiegava loro le paro­le delle Scritture che si riferivano a lui stesso..(..)con le sue parole ha fatto molto di più che farli semplicemente pensare a lui o istruir­li su di sé o infondere loro il suo ricordo.”
Attraverso le sue parole, Gesù si è reso presente; questa è la qualità sacramentale della Parola di Dio: crea, realizza ciò che esprime, come all’inizio della creazione. “..in ebrai­co le parole per 'parlare' e per 'creare' sono identi­che. Tradotto letteralmente: «Dio disse luce e luce fu». Per Dio parlare è creare. Quando diciamo che la pa­rola di Dio è sacra, intendiamo dire che la parola di Dio è piena della presenza di Dio.”
La Parola, che si fa presenza lungo la via di Emmaus, trasforma la tristezza in gioia ed è ciò che accade in ogni Eucaristia: la parola letta e pronun­ciata vuole condurci alla presenza di Dio e trasformare il nostro cuore e la nostra mente.
“E’ nell'ascolto che Dio si fa presen­te e guarisce. La parola di Dio non è una parola da impiegare nella nostra vita quotidiana a una qualche data po­steriore; è una parola per sanarci attraverso e nel no­stro ascolto, qui e ora.”
Parole importanti come “ti voglio bene” o “ti odio” non ci trasmettono semplicemente un’informazione, ma fanno qualcosa in noi, possono guarirci o distruggerci, possono infonderci coraggio o farci scappare. Dio si rende presente nella sua Parola per trasformare il nostro cuore pauroso e per indicarci che siamo parte di una storia di salvezza ben più grande delle nostre piccole vite.
“La parola dell'eucaristia ci fa partecipi della gran­de storia della nostra salvezza. Le nostre piccole sto­rie vengono innalzate nella grande storia di Dio e là viene assegnato il loro posto, che è unico. La parola ci innalza e ci fa vedere che la nostra vita quotidiana e ordinaria è in effetti vita sacra che svolge un ruolo necessario nell'adempimento delle promesse di Dio.”
L’Eucaristia ci chiama ad una vita eucaristica, consapevole di avere un suo posto nella storia del mondo, senza cadere nella tentazione di rimanere “persone piccole attaccate ai lamenti che emergono dalla nostra lotta quotidiana per la sopravvivenza”.
Senza la parola le nostre pene e sofferenze isolate possono estinguere lo Spirito che è in noi e renderci vittime dell'amarezza e del risentimento. Abbiamo bisogno della parola parlata e spiegata da colui che si unisce a noi lungo la strada e che ci fa conoscere la sua presenza – una presenza possibile da discernere dapprima nel nostro cuore ardente. È que­sta presenza che ci incoraggia a lasciar andare il no­stro cuore indurito, per diventare grati.”
Sarà allora la gratitudine ad aprire l’intimità della nostra casa a Colui che ha fatto ardere il nostro cuore.

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