giovedì 16 maggio 2013

LA CENTRALITA’ dell’AMORE nella VITA della BEATA IMELDA


Vi riportiamo questo estratto da uno studio di Padre M. Negrelli o.p. sugli scritti di Padre Lorgna riguardanti la B. Imelda così da fermarci ancora un po' sull'esempio della nostra patrona,  guidati proprio dalle parole di Padre Giocondo che ce la diede come modello.

 Buona meditazione a tutti

L’incontro che la B. Imelda realizza nella comunione eucaristica ha la sua vera ragione nell’amore che desiderava conseguire il termine del suo movimento e placarsi nel possesso dell’amato: “Ecco, o Imelda, appagati i tuoi fervidi desideri, ecco Gesù in mezzo al tuo cuore con la sua reale presenza…Oh! Chi avesse potuto penetrare nel cuore d’Imelda divenuto santuario del divino amore, quale beato incendio vi avrebbe potuto mirare” (AL IV 12 (34).
Imelda è il modello dell’anima eucaristica perché vive le virtù via via manifestatele, ma lo è soprattutto per il rapporto d’amore che si alimenta e si compagina per la pratica e l’esercizio delle virtù. L’amore è dichiarato dalla piccola Imelda ed è riconosciuto tale.
“O Gesù Sacramentato che vedesti la B. Imelda fino dai suoi più teneri anni tutta innamorata di Te, offrirti quasi fiori candidi, i suoi pensieri ed affetti…”(Ibid.).
Il suo rapporto d’amore è riconosciuto e ricambiato: “O Gesù sacramentato, che miracolosamente comunicandoti alla Beata Imelda operasti una delle più ineffabili meraviglie eucaristiche” (Ibid)
Il modello, che è la Beata Imelda – definita da Padre Giocondo “meraviglia eucaristica” – in tanto è realizzato in quanto si è strutturato in relazione all’amore ed è opera  dell’amore.
Proseguendo nello studio dell’amore, attraverso l’esempio di Imelda, riconosciamo che l’amore si precisa nell’adorazione e nella comunione.

L’adorazione:”prestare a Lui quella adorazione che gli è dovuta e che è il più nobile dovere, il più glorioso ufficio di ogni creatura! benché – come dice P. Giocondo – “questo omaggio della creatura sia insufficiente ad onorare degnamente l’infinita Maestà di Dio”. (AL IV 12 (26).
Il Padre indica come si comportava Imelda: “Ella andava dunque al tabernacolo, perché da quel centro d’amore Gesù le offriva ricchezze immense e doni divini, si univa a Lui adoratore supremo e per Lui e con Lui rendeva al padre l’omaggio assoluto di tutto il suo essere”. (Ibid).
L’adorazione d’Imelda scaturiva dalla consapevolezza della propria condizione di creatura che dipende dal creatore e manifesta questa realtà nel gesto dell’adorazione che a Lui è dovuta. “Ma non solo adorava il padre in unione con Gesù, ma sentiva il bisogno di adorare Lui nascosto sotto i veli eucaristici. (Ibid).
Il Padre Giocondo ne spiega la ragione: “Gesù, infatti, per nostro amore si è spogliato di tutta la sua gloria, e noi per more Suo dobbiamo rendergliela con i nostri omaggi e con le nostre adorazioni. Per questo la fervente fanciulla non si accontentava di essere con lo spirito e con il cuore sempre unita al suo Diletto Sacramentato, ma appena il dovere glielo permetteva, correva ai piedi del tabernacolo a sfogare la piena dei suoi affetti. Ella faceva quaggiù quello che fanno gli Angeli dinnanzi al trono di Dio, e nell’atteggiamento e nell’ardore dell’anima sembrava davvero gareggiare con gli spiriti beati che mai non cessano d’inneggiare il loro “Sanctus” eterno. Oh! Come la trasportava lontano quella adorazione, quanto lontano dal mondo e da se stessa!” (Ibid).
L’adorazione è il gesto della creatura che riconosce la sua condizione e rende omaggio al suo Creatore, riproducendo sulla terra la perenne adorazione del cielo, superando il “ confine” tra il tempo e l’eternità, la condizione presente e quella che sarà in futuro, ma che è già, anche se non pienamente dispiegata.
P. Giocondo indica la finalità dell’adorazione che la creatura attinge adorando il Creatore: “Sembrava perduta nell’Essenza infinita, sembrava che il velo che copriva la gloria, i fulgori, le bellezze del Dio d’amore, si fosse squarciato e che l’anima sua sui saziasse finalmente nella visione beata del suo Diletto”. (Ibid).
Il gesto dell’adorazione precisa la realtà della creatura e del Creatore in ordine alla relazione che intercorre tra loro e come, per essa, si riconosce e “quasi” s’attinge l’essenza divina: la realtà intima, che Lui è. Senza dimenticare il compito del modello che Imelda è per noi, prosegue: “Quali ammaestramenti ed esempi singolari ci dà questa angelica fanciulla! Il tabernacolo, per noi è freddo…ci sembra vuoto… non ci dice nulla. Gesù è là che ci attende e continuamente adora e aspetta le nostre adorazioni e noi non vi pensiamo”. (AL IV 12 (26). P. Lorgna dichiara, quindi “che per rendere efficaci le nostre adorazioni dobbiamo unirci “con Gesù, per Gesù, in Gesù” e ancora alla scuola di Imelda far sì che ci rendiamo degni delle grazie d’amore che incessantemente si diffondono dall’Ostia divina, e impariamo a diventare quali il Divino maestro ci vuole “veri adoratori in ispirito e verità” (Ibid).

La Comunione“…Imelda supplicava Gesù di aver pietà di lei, di mettere fine alle sue supplichevoli e  insistenti preghiere. Egli non seppe più resistere…Scese dall’alto una candida Ostia tutta raggiante…Il sacerdote comprendendo i voleri di Dio, prese riverente l’Ostia Divina e comunicò Imelda” (AL IV 12 (30).
La comunione è il termine dell’amore e così intenso che, divenuto un supplizio, finalmente si appaga nel pacificante possesso dell’amato.
“Ella - dice il P. Giocondo – era assorta sì, ma era assorta nella Vita…Il suo cuore, per impeto d’amore si era infranto, ed ella andò a ringraziare il suo Dio in cielo, in una eterna, perfetta comunione…fra gli applausi dei beati che non avranno mai fine… Chi non invidierà la tua sorte? Se di tanto io non sono degna, ti prego però d’impetrarmi un grande amore a Gesù Sacramentato…Animata dal tuo esempio bramo di amarlo ardentemente…cercherò quindi di accostarmi, spesso a riceverlo della santissima Eucaristia, e tu fai che l’anima mia soffra di non poterlo ricevere ogni giorni con le dovute disposizioni…Confortata e santificata da questo Pane di vita eterna, possa passare felicemente dall’esilio di questa terra, alla Patria celeste, dove insieme  a te spero di amare e di godere il mio divino Sposo per tutta l’eternità. Così sia”. (AL IV 12 (35); AL IV 214 (9).
L’esempio d’Imelda, per l’anima eucaristica è il contenuto del testo indirizzato ad una giovane alla quale propone particolarmente l’imitazione della Beata per divenire anima eucaristica. Il testo è importante perché conclusivo di quanto P. Lorgna ha dispiegato con il suo insegnamento; è espressivo dell’esemplarità di Imelda, della valutazione che il padre ne tiene e della relazione d’amore che lo lega all’anima perché divenga eucaristica. “E tu, o novella mia figlia, che dirai a Gesù? Che farai per Gesù? Deh, consacra a Gesù Sacramentato, fin da questo momento, tutta la vita…sempre adora…ringrazia Gesù…domanda a Gesù tante e tante grazie…e con la tua vita mortificata e penitente espia i tuoi difetti e quelli di tutto il mondo verso il divino Sacramento dei nostri altari. Vivi, o mia sorella, d’amore eucaristico…che bella vita vivere d’amore…e d’amore per Gesù! Ebbene questa sia la tua vita…che è la vera vita degli angeli e dei santi nel cielo: degli angeli e dei santi che anche qui in terra fanno una vaga corona dinanzi a Gesù ascoso nell’Ostia santa”. (AL V 722 (4).


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