sabato 25 maggio 2013

TRASLAZIONE DEL SANTO PADRE DOMENICO


Il corpo di san Domenico, sepolto – come egli aveva desiderato – nel coro di San Niccolò delle Vigne “sotto i piedi dei suoi frati”, è esumato e trasferito dal beato Giordano di Sassonia il 24 maggio 1233 in un sarcofago di marmo. Il beato Giovanni da Vercelli, VI Maestro Generale, ordinò la costruzione di un’arca più degna e il 5 giugno 1267 vi depose le reliquie del santo Fondatore. Lo splendido sepolcro, eseguito da Niccolò Pisano e completato poi da Niccolò di Bari, fu aperto il 15 febbraio 1383 – durante il generalato del beato Raimondo da Capua – per l’estrazione del capo: fu l’ultima volta che le ossa del santo Padre vennero alla luce. Le traslazioni successive (11 novembre 1411, in una speciale cappella, e 25 aprile 1605, nel luogo attuale) si compirono senza aprire la cassa.
Il 17 aprile 1943, per sottrarli alla minaccia delle incursioni aeree, i preziosi resti furono riposti in un rifugio blindato e di lì ritirati il 23 agosto 1946. Dopo accurata ricognizione radiologica e solenni celebrazioni, il 15 settembre, alla presenza del Cardinale Legato, del Metro Generale padre Stanislao Gillet e del Capitolo elettivo dell’Ordine, vennero ricollocati nella candida arca marmorea.
Dalla liturgia
Come sono belli i piedi di chi annunzia la pace, di chi annunzia la salvezza, di chi dice a Sion: “Regna il tuo Dio”

Dalle “Lettere circolari all’Ordine Domenicano” del beato Giordano di Sassonia, sacerdote e secondo maestro dell’Ordine
Ai Frati dell’Ordine dei Predicatori amati nell’amato Figlio di Dio, fra Giordano umile Maestro e servo del medesimo Ordine augura salute e gioia perenne. La bontà divina nella sua imperscrutabile sapienza è solita differire per lo più un bene non per togliercelo ma perché più pieno e abbondante ci venga donato al momento giusto. Orbene, sia per il fatto che Dio provvede meglio alla sua Chiesa, sia per la diversità dei pareri fra le diverse persone, alcuni seguendo senza prudenza la via della semplicità, dicevano che bastava che la memoria immortale di san Domenico, servo dell’altissimo Signore, Fondatore dell’Ordine dei Predicatori, fosse nota a Dio, e non c’era bisogno che fosse conosciuta dagli uomini.
Altri invece la pensavano diversamente: tuttavia per timidezza e pusillanimità non si opponevano ai primi. E così avvenne che la gloria del beato Padre Domenico restasse assopita senza nessuna venerazione per circa dodici anni. Infatti, il tesoro nascosto giaceva inutilizzato. La santità di Domenico si manifestava più volte, ma l’incuria dei figli la teneva nascosta.
Ecco dunque arrivare il giorno stabilito per la traslazione dello straordinario dottore. È presente l’Arcivescovo di Ravenna, un folto gruppo di vescovi e di prelati e una folla di devoti giunti da varie regioni; assistono anche le truppe armate dei Bolognesi, perché non sia loro tolto il patrocinio di quel corpo santissimo. Ansiosi stanno lì attorno i Frati; sono pallidi e pregano trepidanti, temendo, là dove non c’era motivo di timore, che il corpo di san Domenico, deposto in un modesto loculo ed esposto per tanto tempo alle piogge e al calore come qualunque altro cadavere, fosse pieno di vermi, ripugnasse all’olfatto dei presenti con insopportabile lezzo e venisse così offuscata la devozione per un così grande uomo. Si avvicinano i vescovi con pia devozione, poi si avvicendano gli operai con i propri attrezzi e viene tolta la pietra, fissata al sepolcro con cemento assai resistente. Sotto vi era una cassa di legno nel terreno scavato, così come aveva fatto inumare il sacro corpo il venerabile Papa Gregorio, allora vescovo di Ostia; in essa sera evidente un piccolo foro.
Tolta dunque la pietra, un meraviglioso profumo incomincia a esalare dal foro, e gli astanti attoniti per la sua fragranza si domandano meravigliati di che cosa si tratti. Pieni di stupore, i presenti si prostrano a terra. Erompono in pianti di gioia; il timore e la speranza si contendono il campo, quelli che sentono la soavità del meraviglioso profumo fanno ressa intorno. Abbiamo sentito anche noi la dolcezza di un siffatto profumo; e ciò che abbiamo visto e sentito, questo testimoniamo: infatti, sebbene fossimo stati intenzionalmente a lungo vicino al corpo di Domenico, non eravamo mai sazi di così grande dolcezza. Se si toccava il corpo con la mano, con la cintura, con qualche altra cosa, quel profumo rimaneva per lungo tempo.
Il corpo fu trasportato al sepolcro di marmo per esservi seppellito con speciali aromi. Un profumo stupendo emanava dal corpo del Santo, manifestando a tutti chiaramente che si trattava del buon odore di Cristo.
Vennero celebrate Messe solenni dall’Arcivescovo, e poiché il terzo giorno era la festa di Pentecoste, all’ingresso il coro intonò: “Accogliete la gioia della vostra gloria, ringraziando Dio che vi ha chiamato al regno celeste”; i Frati nella loro felicità accolsero queste parole come se venissero dal cielo.
Risuonano le trombe, la gente solleva un gran numero di ceri; si snoda una suggestiva processione. Ovunque risuona la lode a Gesù Cristo.
Questi fatti sono accaduti nella città di Bologna il 24 maggio, nell’anno 1233, sotto il pontificato di Gregorio IX, quando era imperatore Federico II, a onore del Signore Nostro Gesù Cristo e del beato Domenico suo servo fedelissimo.

Salmo 91

È bello rendere grazie al Signore
e cantare al tuo nome, o Altissimo,

annunciare al mattino il tuo amore,
la tua fedeltà lungo la notte,

sulle dieci corde e sull'arpa,
con arie sulla cetra.

Perché mi dai gioia, Signore, con le tue meraviglie,
esulto per l'opera delle tue mani.

Come sono grandi le tue opere, Signore,
quanto profondi i tuoi pensieri!

L'uomo insensato non li conosce
e lo stolto non li capisce:

se i malvagi spuntano come l'erba
e fioriscono tutti i malfattori,
è solo per la loro eterna rovina,
ma tu, o Signore, sei l'eccelso per sempre.


Sacerdote di Dio,
testimone e predicatore della fede,
santo Padre Domenico:
sii acanto a noi e ascolta misericordioso la nostra supplica.

Formato dall’osservanza come canonico regolare,
superasti interiormente quell’esperienza
crescendo di virtù in virtù.
Offristi il tuo corpo,. Come ostia viva,
santa e gradita a Dio,
e istruito da lui
gli consacrasti tutta la tua persona.
Ardente di zelo per lui e di Spirito Santo,
per la sovrabbondanza del tuo amore
facendo voto di povertà con entusiasmo,
ti donasti totalmente a una forma di vita perfetta,
la vita apostolica,
e per quest’opera,
secondo un disegno da tempo
preparato dalla Provvidenza,
fondasti l’Ordine dei Frati Predicatori.

O glorioso Padre ci nutri e ci guidi,
san Domenico, rimani accanto a noi
e a tutti coloro che ti invocano.
Sii per noi veramente “Domenico”,
cioè custode del gregge del Signore.
Custodisci sempre e governa
tutti noi che ti siamo affidati
e dopo questo esilio
Presentaci con gioia
al Signore benedetto,
il figlio del Dio altissimo,
Gesù Cristo nostro Salvatore.
A Lui sia onore e gloria,

ineffabile gioia e perpetua beatitudine.

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