mercoledì 1 maggio 2013

CHIARA LUCE: A NOI NON CI SPAVENTA NIENTE



Biografia
Sassello, un paesino dell’entroterra ligure in provincia di Savona  appartenente alla diocesi di Acqui (Piemonte), è una vivificante miscela di natura: panorami pittoreschi,  sentieri da favola, albe magiche, sere profumate. In questa cornice di pace, negli anni 60, Maria Teresa e Ruggero Badano attendono il dono di Dio: un figlio. Lo aspettano per 11 lunghi anni. Ruggero invoca con fede sincera e semplice  la grazia al santuario di Nostra Signora delle Rocche presso Ovada (AL). Il 29 ottobre 1971 arriva il raggio di sole che finalmente riscalderà i cuori di questi due genitori: è nata Chiara che sarà affidata con filiale fiducia alla Vergine Maria. Chiara di nome e di fatto, con occhi limpidi e grandi, dal sorriso dolce e comunicativo, intelligente e volitiva. Viene inserita nella scuola materna del paese perché, essendo figlia unica, fraternizzi con gli altri bambini e non si senta il centro unico del suo nucleo familiare. La mamma la educa attraverso la lettura del Vangelo ad amare Gesù e la Madonna, ad essere generosa verso i più “deboli”, a difendere la verità e la giustizia. Per nulla egoista o capricciosa viene definita dalle suore educatrici “l’anima degli incontri belli e gioiosi dell’asilo”. Vorrebbe che tutti i bimbi del mondo fossero felici come lei: “Io sogno il giorno in cui i figli degli schiavi e i figli dei loro padroni si siederanno insieme al tavolo della fraternità come Gesù con gli Apostoli”. Sceglie i suoi giocattoli più nuovi e più belli per i bambini poveri. Raccoglie in una scatoletta i soldini che le offrono e li destina ai piccoli africani: li  ama in modo speciale e sogna di poterli un giorno curare come medico. Chiara è una bambina normale, ma con un qualcosa in più: ama. E’ docile alla grazia e al disegno di Dio su di lei. Dai quaderni delle elementari traspare la gioia e lo stupore nello scoprire la vita: è una bambina felice. Nel giorno della prima Comunione riceve in dono il libro dei Vangeli. Sarà per lei un “magnifico libro” e “uno straordinario messaggio”. A 9 anni scopre il Movimento dei Focolari, fondato da Chiara Lubich. Né fa suo l’ideale e coinvolge anche i genitori in questo cammino. Cresce e si rivela ricca di doti, ma non cerca di mettersi in vista. Sceglie come scopo della vita l’Amore: a Gesù il primo posto. A 14 anni affermerà: “Ho riscoperto il Vangelo sotto una nuova luce: come per me è facile imparare l'alfabeto, così deve esserlo anche vivere il Vangelo!”. E’ sempre serena e gioiosa. Spinta dall’amore per i più deboli, i lontani, li circonda di delicatezze e di attenzioni perché in essi vede il volto di Gesù. Chiara vive in pieno la sua adolescenza. Per far piacere a Gesù si veste pulita e ordinata, senza sfarzo o ricercatezza, “perché ciò che conta è essere belli dentro”. Dirà un giorno alla mamma, riferendosi ai giovani caduti nel tunnel della droga..: “Tu non puoi giudicarli: sono questi i poveri di oggi!”. Nell’estate del 1988, durante una partita a tennis, un lancinante dolore alla spalla sinistra la costringe a lasciar cadere a terra la racchetta. Esami clinici e ricoveri svelano l’infausta diagnosi: un osteosarcoma. Chiara ha solo 17 anni. Appresa la notizia e rientrata a casa,  chiede alla mamma di non porle domande. Passano 25 minuti di silenzio: è il suo “orto del Getsemani”; vince la grazia: “Ora puoi parlare mamma”, mentre sul volto ritorna il sorriso luminoso di sempre. Ha detto il suo sì a Gesù, e non si è più tirata indietro. Scorrono i mesi. Mai un attimo di sconforto; torna spesso l’offerta: “Se lo vuoi tu, Gesù, lo voglio anch’io”. Rimane incrollabile la sua fiducia in Dio; non ha paura: “Dio mi ama immensamente!”. E’ tutta dono. Dimentica di sé, è disponibile ad accogliere e ascoltare quanti l’avvicinano. In particolare lancia ai giovani un ultimo messaggio: “Vorrei passar loro la fiaccola come alle Olimpiadi, perché la vita è una sola e vale la pena di spenderla bene”. Non chiede il miracolo e si rivolge alla Vergine SS. scrivendole un biglietto: “Mamma Celeste, tu lo sai quanto io desideri guarire, ma se non rientra nella volontà di Dio, ti chiedo la forza a non mollare mai. Umilmente, tua Chiara”. Ormai, come aveva dichiarato più volte, a lei interessa solo: “Compiere per amore la volontà di Dio: stare al Suo gioco!“. Si fida totalmente di lui e invita la mamma a fare altrettanto: “Quando io non ci sarò più, fìdati di Dio e vai avanti!”.  Nel frattempo le è stato assegnato, da Chiara Lubich, il “nome nuovo” di Luce: “Perché nei tuoi occhi vedo la luce dello Spirito Santo”; e per tutti ormai è “Chiara Luce”. Il tempo passa inesorabile: la fine si avvicina; ne è consapevole: “La medicina ha deposto le armi, ora solo Dio può”. E aggiunge: “Se ora mi chiedessero di tornare a camminare direi di no perché così sono più vicina a Gesù”.  In lei c’è un grande desiderio di Paradiso, dove sarà “tanto, tanto felice”, e si prepara alle sue “nozze”. Chiede di essere rivestita con un abito da sposa: bianco, lungo e semplice. Predispone la liturgia della sua Messa: sceglie le letture e i canti… Le offerte devono essere destinate ai bambini poveri dell’Africa. Nessuno dovrà piangere, ma fare festa, perché Chiara incontra Gesù.
Alle 4,10 del mattino del 7 ottobre 1990, festa della Vergine del Rosario, Chiara -dopo aver salutato la mamma: “Ciao, sii felice, io lo sono”- raggiunge il suo tanto amato “Sposo”. Al funerale, celebrato due giorni dopo dal “suo” Vescovo, partecipano centinaia e centinaia di persone, soprattutto giovani. Pur tra le lacrime l’atmosfera è di gioia; i canti che si elevano a Dio esprimono la certezza che Chiara ora è nella vera Luce.




Perché Chiara Luce per questo incontro
Chiara Luce è una ragazza semplice che decide di vivere il Vangelo nella vita di tutti i giorni, accettando tutte le difficoltà che ciò può comportare con immensa gioia. Chiara vede nei piccoli e grandi dolori della vita la figura di Gesù abbandonato, il Gesù Crocefisso che affronta la morte per Amore. Ed è forte dell’unione con Dio, unione che si consolida e che si approfondisce, si radica sempre più con il trascorrere del tempo. E’ proprio in virtù di questa fortissima unione che Chiara affronta la sua sfida più grande senza tirarsi indietro. Chiara è stata scelta per quest’incontro perché lei è testimone del fatto che se crediamo in Dio e ci affidiamo a Lui interamente, se siamo forti del fatto che non ci lascia soli mai, a noi non ci spaventa niente.

“Chiara Luce aveva colto l’essenziale del cristianesimo: Dio al primo posto; Gesù, con cui aveva un rapporto spontaneo, fraterno; Maria come esempio; la centralità dell’Amore, la responsabilità di annunciare il Vangelo. Tutto questo collaudato dall’esperienza della sofferenza e della morte, non temuta ma attesa.”
Mons. Maritano


Splendevi proprio qui
fra tante ma non lo sai
ancora piccola tu sei

Riflesso ombra luce
ognuno ha un posto suo
ma tu cercavi di più
Allora una calda brezza
ha preso entrambe le tue mani
e adesso nel tuo cuore ti dirà

Corri, corri, brilla accanto a me, nella stessa luce
Corri, corri, brilla brilla che luce chiara e bella sei

La sera aspettava di
vederti sorridere
per sciogliersi nella tua luce

e sempre sentivi che
da sola non eri mai
perchè il sole splende in te
La brezza ora lo sai
soffia sempre accanto a te
e adesso dal tuo cuore si alzerà

Corri, corri, dimmi che non c'è, nulla da temere
Corri, corri, brilla, brilla che luce chiara e bella
Corri, corri, dimmi che non c'è, nulla da temere
Corri, corri, brilla, brilla che la tua luce ora è in me.




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