giovedì 23 maggio 2013

Cercare Dio...sempre


Un guru che stava meditando nella sua grotta himalayana aprì gli occhi e scoprì un visitatore inatteso seduto di fronte a lui. Era l'abate di un famoso monastero. "Che cosa cerchi?" chiese il guru. L'abate raccontò una triste storia. Un tempo il monastero era stato famoso in tutto il mondo occidentale. Le celle erano piene di giovani postulanti e la chiesa riecheggiava del canto dei monaci. Ma poi erano sopraggiunti tempi duri. La gente non accorreva più in massa ad alimentare il proprio spirito, il flusso di novizi si era arrestato, la chiesa era immersa nel silenzio.
Erano restati solo un pugno di monaci, i quali accudivano ai propri doveri con il cuore gonfio di tristezza. Quello che l'abate voleva sapere era questo: "E' a causa di un nostro peccato che il monastero si è ridotto in questo stato?"
"Sì", rispose il guru, "un peccato di ignoranza". "E di che peccato si tratta?"
"Uno di voi è il Messia sotto false spoglie e voi non lo sapete". Dopo aver detto questo, il guru chiuse gli occhi e ritornò in meditazione.
Lungo tutto il difficile viaggio di ritorno al monastero, il cuore dell'abate batteva forte al pensiero che il Messia, il Messia in persona, era ritornato sulla terra ed era proprio lì, nel monastero.
Come mai non l'aveva riconosciuto? E chi poteva essere? Fratel Cuoco? Fratel Sagrestano? Fratel Tesoriere? Fratel Priore? No, lui no, ahimè, aveva troppi difetti. Ma il guru aveva detto che era nascosto sotto false spoglie. Forse quei difetti erano un travestimento? A pensarci bene, tutti al monastero avevano dei difetti. Eppure uno di loro era il Messia!
Al suo ritorno, radunò i monaci e li informò di ciò che aveva scoperto.
Essi si guardarono l'un l'atro increduli. Il Messia? Qui? Incredibile!
Ma a quanto pare era lì in incognito. Allora, forse ... E se fosse stato il tale? O il talaltro, laggiù? O...
Una cosa era certa: se il Messia era lì sotto false spoglie, non sarebbe stato facile riconoscerlo.
Così si misero a trattare chiunque con rispetto e considerazione.
"Non si può mai sapere", pensavano dentro di sé quando avevano a che fare con i loro confratelli, "magari è questo".
Il risultato fu che l'atmosfera del convento divenne tutto un vibrare di gioia.
Presto dozzine di aspiranti vennero a chiedere di entrare nell'ordine, e la chiesa tornò a riecheggiare dei santi e lieti canti dei monaci, i quali irradiavano lo spirito dell'Amore. (A. De Mello)


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