“ Come un pastore egli fa pascolare il gregge e con il suo
braccio lo raduna; porta gli agnellini sul petto e conduce dolcemente le pecore
madri” (Isaia 40,11)
Papa Francesco, come il Buon Pastore, segue e accompagna con
amore e tenerezza tutti gli uomini e le donne del nostro tempo. Rivolge a tutti
parole di verità e di speranza.
Un’attenzione particolare la riserva ai giovani e in ogni
occasione esprime loro fiducia e
incoraggiamento.
Papa Francesco ai giovani dell’Abruzzo e del Molise
Piazzale del Santuario di Castelpetroso
Sabato, 5 luglio 2014
“Aspirate
alla felicità, abbiatene il coraggio, il coraggio di uscire da voi stessi, di
giocare in pienezza il vostro futuro insieme a Gesù”.
Cari giovani, buon pomeriggio!
Vi ringrazio per la vostra numerosa e gioiosa presenza.
Ringrazio mons. Pietro Santoro per il suo servizio alla pastorale giovanile; e
grazie a te, Sara, che ti sei fatta portavoce delle speranze e delle
preoccupazioni dei giovani di Abruzzo e Molise.
L’entusiasmo e il clima di festa che sapete creare sono
contagiosi. L’entusiasmo è contagioso. Ma voi sapete da dove viene questa
parola: entusiasmo? Viene dal greco e vuol dire “avere qualcosa di Dio dentro”
o “essere dentro Dio”. L’entusiasmo, quando è sano, dimostra questo: che uno ha
dentro qualcosa di Dio e lo esprime gioiosamente. Siete aperti – con questo entusiasmo - alla
speranza e desiderosi di pienezza, desiderosi di dare significato al vostro
futuro, alla vostra intera vita, di intravedere il cammino adatto per ciascuno
di voi e scegliere la via che vi porti serenità e realizzazione umana. Cammino
adatto, scegliere la via… cosa significa questo? Non stare fermi – un giovane
non può stare fermo! – e camminare. Ciò indica andare verso qualcosa; perché
uno può muoversi e non essere uno che cammina, ma un “errante”, che gira, gira,
gira per la vita… Ma la vita non è fatta per “girarla”, è fatta per
“camminarla”, e questa è la vostra sfida!
Da un lato, siete alla ricerca di ciò che veramente conta,
che rimane stabile nel tempo ed è definitivo, siete alla ricerca di risposte
che illuminino la vostra mente e scaldino il vostro cuore non soltanto per lo
spazio di un mattino o per un breve tratto di strada, ma per sempre. La luce
nel cuore per sempre, la luce nella mente per sempre, il cuore riscaldato per
sempre, definitivo. Dall’altro lato, provate il forte timore di sbagliare - è
vero, chi cammina può sbagliare –, provate la paura di coinvolgervi troppo
nelle cose - l’avete sentita, tante volte -, la tentazione di lasciare sempre
aperta una piccola via di fuga, che all’occorrenza possa aprire sempre nuovi
scenari e possibilità. Io vado in questa direzione, scelgo questa direzione, ma
lascio aperta questa porta: se non mi piace, torno e me ne vado. Questa
provvisorietà non fa bene; non fa bene perché ti fa venire la mente buia e il
cuore freddo.
La società contemporanea e i suoi prevalenti modelli
culturali – per esempio, la “cultura del provvisorio” – non offrono un clima
favorevole alla formazione di scelte di vita stabili con legami solidi, costruiti
su una roccia d’amore, di responsabilità piuttosto che sulla sabbia
dell’emozione del momento. L’aspirazione all’autonomia individuale è spinta
fino al punto da mettere sempre tutto in discussione e da spezzare con relativa
facilità scelte importanti e lungamente ponderate, percorsi di vita liberamente
intrapresi con impegno e dedizione. Questo alimenta la superficialità
nell’assunzione delle responsabilità, poiché nel profondo dell’animo esse
rischiano di venir considerate come qualcosa di cui ci si possa comunque
liberare. Oggi scelgo questo, domani scelgo quell’altro… come va il vento vado
io; o quando finisce il mio entusiasmo, la mia voglia, incomincio un’altra
strada… E così si fa questo “girare” la vita, proprio del labirinto. Ma il
cammino non è il labirinto! Quando voi vi trovate a girare in un labirinto, che
prendo di qua, prendo di qua, prendo di qua… fermatevi! Cercate il filo per
uscire dal labirinto; cercate il filo: non si può bruciare la vita girando.
Tuttavia, cari giovani, il cuore dell’essere umano aspira a
cose grandi, a valori importanti, ad amicizie profonde, a legami che si
irrobustiscono nelle prove della vita anziché spezzarsi. L’essere umano aspira
ad amare e ad essere amato. Questa è la nostra aspirazione più profonda: amare e
essere amato; e questo, definitivamente. La cultura del provvisorio non esalta
la nostra libertà, ma ci priva del nostro vero destino, delle mete più vere ed
autentiche. E’ una vita a pezzi. E’ triste arrivare a una certa età, guardare
il cammino che abbiamo fatto e trovare che è stato fatto a pezzi diversi, senza
unità, senza definitività: tutto provvisorio… Non lasciatevi rubare il
desiderio di costruire nella vostra vita cose grandi e solide! E’ questo che vi
porta avanti. Non accontentatevi di piccole mete! Aspirate alla felicità,
abbiatene il coraggio, il coraggio di uscire da voi stessi, di giocare in
pienezza il vostro futuro insieme a Gesù.
A chiusura di questa
parte di discorso del Papa, facciamo nostro un pensiero su Maria di don Tonino
Bello:
Santa Maria, donna coraggiosa, alcuni anni fa in una celebre
omelia pronunciata a Zapopan nel Messico, Giovanni Paolo II ha scolpito il
monumento più bello che il magistero della Chiesa abbia mai elevato alla tua
umana fierezza, quando disse che tu ti presenti come modello «per coloro che
non accettano passivamente le avverse circostanze della vita personale e
sociale, né sono vittime della alienazione».
Dunque, tu non ti sei rassegnata a subire l'esistenza. Hai
combattuto. Hai affrontato gli ostacoli a viso aperto. Hai reagito di fronte
alle difficoltà personali e ti sei ribellata dinanzi alle ingiustizie sociali
del tuo tempo. Non sei stata, cioè, quella donna tutta casa e chiesa che certe
immagini devozionali vorrebbero farci passare.
Sei scesa sulla strada
e ne hai affrontato i pericoli, con la consapevolezza che i tuoi privilegi di
Madre di Dio non ti avrebbero offerto isole pedonali capaci di preservarti dal
traffico violento della vita. (Da “Maria donna coraggiosa”)