lunedì 31 dicembre 2012

Amare senza capire

Giuseppe e Maria sono due genitori come gli altri, in un certo senso. In questo tempo, in questa Domenica la liturgia ce lo ricorda. Due genitori che accolgono il mistero che avvolge loro figlio, un mistero che avvolge tutti i nascituri.

Lo hanno accettato nella fede e per amore, dai primi momenti, nel compimento della sua giovinezza, nella sua missione, partecipandovi accostati.

Hanno saputo amare, senza capire: quale meraviglioso esempio di libertà!

Buona Domenica della Sacra Famiglia a tutti!

venerdì 28 dicembre 2012

PRENDI CON TE IL BAMBINO E SUA MADRE E FUGGI IN EGITTO (Mt 2,13)

Untitled Document

Un angelo apparve in sogno a Giuseppe, dopo l’arrivo dei Magi, e gli disse: “Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e fuggi in Egitto”. Se dovevano fuggire, significa che c’era un pericolo. Era la persecuzione, la violenza dei potenti, la paura di chi è superbo ed egoista e per il proprio tornaconto calpesta gli altri.
Pericoli di questo genere continuano a serpeggiare in mezzo all’umanità di tutti i tempi e di tutti i luoghi. E i poveri spesso si difendono con la fuga.
La gente che accolse questa piccola famiglia in Egitto, forse non venne a sapere il motivo per cui quegli “stranieri” erano arrivati lì. Succede spesso anche tra noi oggi.
“Prendi il bambino e sua madre”, questo era l’essenziale ma a quante altre cose avrà dovuto provvedere Giuseppe, uomo scelto da Dio dalla discendenza di Davide perché il Figlio Unigenito entrasse legalmente in mezzo all’umanità. Servivano acqua, pane, vesti… e forse ancora fieno! L’essenziale però erano il bambino e sua madre.

Sta per arrivare un nuovo anno che richiama a tutti il valore del tempo. Nella liturgia, tra le letture proposte c’è il Salmo 66 che dona la benedizione di Dio su tutti noi che siamo in cammino. Forse anche Giuseppe e Maria hanno pregato insieme alcuni Salmi mentre si inoltravano nella notte su sentieri poco conosciuti. Assieme a loro anche noi possiamo unirci al coro di quanti credono che Dio soccorre quanti si lasciano condurre da Lui. Anche noi possiamo pregare con questo Salmo 66, dopo averne meditato le parole che sono anche per noi, come per il popolo d’Israele, un invito alla fiducia.

2Dio abbia pietà di noi e ci benedica,
su di noi faccia splendere il suo volto;
3perché si conosca sulla terra la tua via,
fra tutte le genti la tua salvezza.
4Ti lodino i popoli, Dio,
ti lodino i popoli tutti.
5Esultino le genti e si rallegrino,
perché giudichi i popoli con giustizia,
governi le nazioni sulla terra.
6Ti lodino i popoli, Dio,
ti lodino i popoli tutti.
7La terra ha dato il suo frutto.
Ci benedica Dio, il nostro Dio,
8ci benedica Dio
e lo temano tutti i confini della terra.
Il 1° gennaio per i cristiani è la solennità liturgica di Maria Madre di Dio, è un giornata di tanti auguri per il Capodanno, ed è la giornata della pace. Il Salmo 66 può ricordarci tutto questo.

 

giovedì 27 dicembre 2012

Beata Imelda, modello di umiltà

Untitled Document

Natale è un tempo davvero speciale: un tempo importante, nel quale gli angeli cantano “Gloria a Dio nell’altro dei cieli”, un tempo che si è fatto Bambino, piccolo e indifeso per incontrarci. 

Padre Giocondo ha dato la Beata Imelda Lambertini come modello sublime di amore eucaristico alle suore Domenicane Imeldine.
Imelda è una figura avvolta dal mistero: ancora fanciulla entrò in un convento domenicano della città di Bologna nella prima metà del 1300. Era così desiderosa di ricevere Gesù Eucaristia che supplicava tutti di esaudirla e cercava di meritarsi questo dono con la bontà della vita. Fu così che un giorno, prodigiosamente, Gesù stesso le si comunicò. Il suo giovane cuore non resse per la grande gioia e nel 1333, a soli 13 anni, morì. Per questo suo ardente amore per Gesù Eucaristia è considerata patrona dei bambini che lo ricevono per la prima volta.

La vita e la stessa morte d’Imelda permettono d’intendere la totalità della persona, che vive di questo amore eucaristico per tutta la durata dei suoi giorni. Di più ancora: l’intensità dell’amore è tale che tutta l’esistenza ne è vivificata fino a coincidere con esso; la stessa vita perciò diviene un atto di amore eucaristico, un atto solo e continuo, unico e intenso, che consegue la sua pienezza nella morte – in questa condizione di vita presente – per spalancarsi al cielo.

Scrive P. Giocondo, indicando la ragione dell’esemplarità d’Imelda per l’anima eucaristica:
“La B. Imelda è modello non solo per riferimento al valore fondamentale della vita eucaristica, ma anche per ognuna delle virtù eucaristiche.”

Modello di umiltà
“Questa cara virtù dell’umiltà – scrive p. Giocondo – che è il fiore più splendido e il frutto più prezioso che si possa cogliere da Gesù sacramentato, sia la virtù fondamentale e dominante dell’anima eucaristica: Insegnaci ed aiutaci, o umilissima Imelda, ad distruggere il nostro orgoglio ai piedi del tabernacolo, il nostro amor proprio così fine e sottile che s’infiltra in tutte le nostre opere” (AL 32 12 (24).
Imelda studiando e contemplando L’umiltà di Gesù, aveva imparato delle grandi lezioni di umiltà…ella voleva diventare come una specie sacramentale che nulla lascia a vedere di quello che è la sostanza che nasconde ogni dono di virtù, di perfezione, di bellezza soprannaturale”. (AL IV 12 (24) 

Buon incontro con Gesù Eucaristia, che possa nascere e crescere ogni giorno nel nostro cuore.

mercoledì 26 dicembre 2012

“Beata colei che ha creduto!” (Lc 1,45)

Untitled Document

39In quei giorni Maria si mise in viaggio verso la montagna e raggiunse in fretta una città di Giuda. 40Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. 41Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino le sussultò nel grembo. Elisabetta fu piena di Spirito Santo 42ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! 43A che debbo che la madre del mio Signore venga a me? 44Ecco, appena la voce del tuo saluto è giunta ai miei orecchi, il bambino ha esultato di gioia nel mio grembo. 45E beata colei che ha creduto nell'adempimento delle parole del Signore».

 


Il vangelo ci presenta due personaggi, Maria e la cugina Elisabetta, che indicano l'atteggiamento che dobbiamo avere nel nostro spirito per contemplare e celebrare il mistero della nascita di Gesù, “il Verbo che si fece carne” (Gv 1,14). Deve essere un atteggiamento di fede, e di una fede dinamica come quella di Maria. Elisabetta, con sincera umiltà, "fu piena di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: (...) A chedebbo che la madre del mio Signore venga a me?" (Lc 1,41-43). Nessuno le aveva detto, solo la fede, lo Spirito Santo le aveva fatto capire che la sua cugina era la madre del suo Signore, Dio. Conoscendo l'atteggiamento di piena fiducia che aveva Maria - quando l'angelo le disse che Dio l’aveva scelta per diventare la sua madre terrena - Elisabetta ha proclamato la sua gioia piena di fede dicendo: "Beata colei che ha creduto" (Lc 1,45). È quindi con un atteggiamento di fede che dobbiamo vivere il Natale, una fede dinamica, ad imitazione di Maria e di Elisabetta. Di conseguenza, come Elisabetta, esprimere anche esternamente la gratitudine e la gioia di credere e, come Maria, mostrare questa fede anche con le opere. "Maria si mise in viaggio verso la montagna e raggiunse in fretta una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta" (Lc 1,39-40), per congratularsi con lei e, per aiutarla, “rimase con lei circa tre mesi” (cfr. Lc 1,56).
La Parola di Dio, oggi, ci insegna a progredire nella fede, ad esercitarci nella carità fraterna, a lodare Dio e in Lui solo esultare. BUON NATALE!!!

lunedì 24 dicembre 2012

CON I NOSTRI PRESEPI VI FACCIAMO TANTI AUGURI!

Untitled Document

NATALE CON MARIA, ICONA DELLA FEDE OBBEDIENTE

Guardiamo all'atteggiamento interiore di Maria di fronte all'azione di Dio al momento della nascita di Gesù, dopo l'adorazione dei pastori. Il testo biblico afferma che Maria «custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore» (Lc 2,19); in greco il termine è symballon, potremmo dire che Ella "teneva insieme", "poneva insieme" nel suo cuore tutti gli avvenimenti che le stavano accadendo; collocava ogni singolo elemento, ogni parola, ogni fatto all'interno del tutto e lo confrontava, lo conservava, riconoscendo che tutto proviene dalla volontà di Dio. Maria non si ferma ad una prima comprensione superficiale di ciò che avviene nella sua vita, ma sa guardare in profondità, si lascia interpellare dagli eventi, li elabora, li discerne, e acquista quella comprensione che solo la fede può garantire. E' l'umiltà profonda della fede obbediente di Maria, che accoglie in sé anche ciò che non comprende dell'agire di Dio, lasciando che sia Dio ad aprirle la mente e il cuore. «Beata colei che ha creduto nell'adempimento della parola del Signore» (Lc 1,45), esclama la parente Elisabetta. E' proprio per la sua fede che tutte le generazioni la chiameranno beata.

La solennità del Natale del Signore ci invita a vivere questa stessa umiltà e obbedienza di fede. La gloria di Dio non si manifesta nel trionfo e nel potere di un re, non risplende in una città famosa, in un sontuoso palazzo, ma prende dimora nel grembo di una vergine, si rivela nella povertà di un bambino. L'onnipotenza di Dio, anche nella nostra vita, agisce con la forza, spesso silenziosa, della verità e dell'amore. La fede ci dice, allora, che l'indifesa potenza di quel Bambino alla fine vince il rumore delle potenze del mondo.. (Cfr. Udienza di Benedetto XVI, mercoledì, 19 dicembre 2012 )

 

L'UMANITA' CERCA IL SALVATORE; TROVATOLO NE RAVVIVA LA PRESENZA CON L'OFFERTA DI SE' NELLA PREGHIERA

Questo presepe può essere interpretato in molti modi, noi, nel costruirlo, abbiamo pensato di attribuirgli questi significati. Nel presepe sono rappresentate 3 scene: Al centro troviamo una natività un po' insolita: il bambino non è in fasce, non è timido, non è indifeso, ma è già grandicello, vispo e gioioso. Con le sue braccia aperte ti viene incontro per abbracciarti e per acco- glierti con gioia.

Abbiamo scelto il giallo così vivido in questa scena, per rappresentare la gioia che non può mai mancare al cristiano, e il rosso per rappresentare l'affetto, la compassione, la benevolenza che ogni incontro in Cristo porta con sé. Questa scena centrale è avvolta dalla notte. In questa notte sono rappresentati 2 gruppi di re magi, che stanno a rappresentare l'umanità.
Nella scena di sinistra c'è un'umanità che sempre cerca la luce, nell'oscurità di una ricerca solo umana. Nella scena in basso a destra, con la rivelazione della nascita del vero salvatore è rappresentata un'umanità che prega e si offre nella quotidianità.
Il colore verde, caratteristico della liturgia del tempo Ordinario, vuole simboleggiare proprio la dimensione della preghiera quotidiana che apre alla speranza nella misericordia e nella grazia del Signore che sempre ci avvolge.

domenica 23 dicembre 2012

Natale alle porte

Untitled Document

Ormai il Natale è alle porte, manca davvero poco. La liturgia di oggi ci propone un incontro, un incontro semplice, ma carico di gioia, desiderio, attesa, non di futilità o sovrappiù, ma di amore.
Amore di mamma, amore di figlio, amore di un profeta che scalcia e annuncia il suo messia .

 

" Dio non è nella rigidità,

Dio non è nel trattenersi,

Dio non è nel chiudersi.

E' nello sbilanciarsi, che è

lo sbilanciamento dell'amore."

Angelo Casati

 

Auguri di un felice-sbilanciato Natale a tutti

 

Condividiamo l'evento programmato dal team di Spazio Giovani SDBI





 
Perché non partecipare??? :-D

sabato 22 dicembre 2012

MARIA DEPOSE GESU’ NEL PRESEPIO

Untitled Document

Noi siamo nati 2000 anni dopo quell’avvenimento che chiamiamo “Il primo Natale”. Forse uno degli aspetti esteriori che è rimasto oggi, come nei giorni in cui nacque il Signore Gesù, è un particolare movimento di folla nelle città. C’era un censimento allora, voluto dall’Imperatore romano Augusto, oggi c’è soprattutto un movimento commerciale, sperando che esso contenga anche un senso cordiale di festa e di solidarietà.
Ci sono luci, alberi, presepi, doni… magari tutti ne potessero godere! C’è però una diversità tra queste manifestazioni attuali del Natale e quelle che troviamo nel Vangelo, e che dobbiamo ricordare se non vogliamo perdere il principale significato di questa grande festa cristiana.
Nel Vangelo la luce è una stella straordinaria, i doni sono soprattutto per quel piccolo Bambino, il piccolo Re che intimorisce i potenti e che i pastori del luogo trovano adagiato nel presepio.

Cos’è il realtà il presepio? La parola latina “praesepium” indicava la mangiatoia per gli animali di una stalla. Un contenitore dove mettere il fieno necessario per l’alimentazione di queste creature che sono al servizio dell’uomo. Per loro il fieno e la paglia sono cibo, ma vengono usati anche come letto per il loro riposo. Fieno e paglia tolgono la durezza della terra e, nella mangiatoia (presepio), tolgono la durezza del legno o della pietra dove sono contenuti. Possiamo pensare, come dice il Vangelo, che Maria abbia trovato naturale usare quella mangiatoia (presepio) come lettino dove deporre Gesù, avvolto nei panni, per il suo sonno infantile.
Il fieno e la paglia sono erba appassita, sono realtà naturali con qualche valore per noi, ma non sono qualcosa di molto importante e desiderabile. Eppure sono il luogo scelto da Gesù per entrare nella nostra storia. Ciò deve farci riflettere.
E’ bello che ci siano anche le “luminarie” del Natale sulle nostre strade, infatti nei primi secoli della storia cristiana la festa del Natale è stata collocata in questo periodo dell’anno solare per dare un nuovo significato alla “festa del Sole”, che proprio dopo il solstizio di dicembre ritorna ad apparire più alto nel nostro orizzonte. Il Sole che illumina totalmente la nostra vita è il Signore Gesù.

Terminiamo ricordando una poesia, forse francese nel suo testo originale, che descrive il Natale così:
E’ caduta una rosa sul fieno…
La rosa è Gesù, il fieno siamo noi!
Non servono molte altre parole come invito a guardare il “presepio” dove Maria ha deposto Gesù.

mercoledì 19 dicembre 2012

Eucaristia e amore di Dio

“E’ nell’Eucaristia che è racchiuso e condensato tutto l’immenso amore che Dio prova per l’uomo. In esso è presente la Trinità stessa, l’umanità immacolata di Cristo che rivela la sua incarnazione, passione, morte e risurrezione: tutto ciò che Dio ha fatto e fa per l’uomo l’Eucaristia ce lo rende presente e operante” (testi vari di predicazione)
Nell’Eucaristia è reso presente e comunicato tutto l’amore che Dio ci ha manifestato nella storia della salvezza e che si è supremamente espresso nella morte-risurrezione di Gesù. Perciò in essa abbiamo tutto quello che Dio ha fatto e farà per noi. Per Gesù vivere è amare, amare è donarsi, donarsi è servire, servire è morire, morire per dare la vita. Nel silenzio del nostro cuore chiediamoci se la nostra vita è tutta amore, dono, servizio, morte, vita.

martedì 18 dicembre 2012

«E noi, che cosa dobbiamo fare?»

Untitled Document

Dal Vangelo secondo Luca 3, 10-18 (3a domenica di avvento)

In quel tempo, le folle interrogavano Giovanni, dicendo: «Che cosa dobbiamo fare?». Rispondeva loro: «Chi ha due tuniche, ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare, faccia altrettanto».
Vennero anche dei pubblicani a farsi battezzare e gli chiesero: «Maestro, che cosa dobbiamo fare?». Ed egli disse loro: «Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato».
Lo interrogavano anche alcuni soldati: «E noi, che cosa dobbiamo fare?». Rispose loro: «Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno; accontentatevi delle vostre paghe».
Poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Tiene in mano la pala per pulire la sua aia e per raccogliere il frumento nel suo granaio; ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile».
Con molte altre esortazioni Giovanni evangelizzava il popolo.

Come Domenico che leggeva e scrutava la Parola, anche noi ci lasciamo scrutare, illuminare e guidare da essa.
Più che un elenco di norme comportamentali, la parola di Giovanni Battista rimanda ciascuno dei suoi interlocutori - e ciascuno di noi ai quali si rivolge oggi - all'obiettivo più importante della loro vita, del loro impegno. Per chi, per che cosa vivono, agiscono, lavorano? Spesso, in modo istintivo ed egoistico, ognuno cerca il proprio tornaconto ma… è anche in questo che trova la propria realizzazione più vera, totale, profonda, cioè la propria felicità?
Nel chiedere "che cosa dobbiamo fare" le folle, i pubblicani, i soldati desideravano sottrarsi all'ira di dio ma Dio ha in serbo per noi ben più di uno scampato pericolo, vuole che viviamo la bellezza della verità che è la nostra vita con Lui.
Il battesimo in Spirito Santo e fuoco è riconoscere che in Cristo "viviamo, ci muoviamo ed esistiamo" e che la nostra vita, vibrante del suo amore, diventa luce che illumina, fuoco che riscalda tutti, noi per primi e tutti quelli che avviciniamo.

Con Caterina da Siena lasciamoci bruciare dal fuoco dell'amore.
Allora quell'anima, quasi ebbra e fuori di sé, mentre le cresceva il fuoco del santo desiderio, se ne stava come beata e dolorante. Beata per l'unione che la stringeva a Dio, gustandone la larghezza e bontà, tutta annegandosi nella sua misericordia; dolorante, nel vedere offendere tanta bontà. […]
Spronata allora da santo desiderio, si elevava molto maggiormente, aprendo l'occhio dell'intelletto, e si specchiava nella divina carità, in cui gustava e vedeva quanto noi siamo tenuti ad amare e a cercare la gloria e la lode del nome di Dio nella salute delle anime. A questo vedeva chiamati i servi di Dio… (Il Dialogo della Divina Provvidenza, Cap. 19)

Chi è Caterina?

Nata a Siena il 25 marzo 1347, 24a figlia di Giacomo e Lapa Benincasa, Caterina celebrò a sette anni il suo matrimonio mistico con Cristo. Che ciò non fosse il frutto di fantasie infantili, ma l'inizio di una straordinaria esperienza mistica, lo si poté costatare molto presto. A 15 anni Caterina entrò a far parte del Terz'ordine di S. Domenico (o Mantellata, per l'abito bianco e il mantello nero), iniziando una vita di penitenza e di carità verso i condannati e gli infermi. Portata al misticismo, ricevette le stigmate. Analfabeta, cominciò a dettare a vari amanuensi le sue lettere, accorate e sapienti, indirizzate a papi, re, condottieri e umile gente del popolo. Il suo coraggioso impegno sociale e politico suscitò non poche perplessità tra i suoi stessi superiori e dovette presentarsi davanti al capitolo generale dei domenicani, per rendere conto della sua condotta. Entrò in contatto con grandi personalità tra le quali Gregorio XI che convinse a riportare la sede pontificia da Avignone a Roma e dal quale ottenne diverse concessioni a favore del proprio Ordine. Le sue opere più importanti ci offrono una sintesi dell'esperienza domenicana, agostiniana, francescana e mistica con cui entrò in contatto, ravvivata dalla sua mente illuminata dall'intima unione con Dio.

Cos'è il Dialogo della Divina Provvidenza?
Può considerarsi l'opera Cateriniana per eccellenza in quanto costituisce la sintesi del pensiero della Santa e la base della sua laurea a Dottore della Chiesa. Il Dialogo rappresenta un documento eccezionale e una delle poche testimonianze in cui una Santa pone direttamente delle domande a Dio Padre e riceve delle risposte sulle varie questioni di fede. Destinatari sono tutti coloro che desiderano capire di più Dio Padre misericordioso, un babbo, come lo ha definito il beato Giovanni Paolo II, che si comporta come tale nel dialogo con Caterina.

domenica 16 dicembre 2012

Il Signore è vicino!

Untitled Document

Oggi l'invito gioioso e pieno di speranza! Scoprire Dio nella nostra vita è lieta e armoniosa comunione e condivisione.

Buona Domenica a tutti!

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippési

Fratelli, siate sempre lieti nel Signore, ve lo ripeto: siate lieti. La vostra amabilità sia nota a tutti. Il Signore è vicino!
Non angustiatevi per nulla, ma in ogni circostanza fate presenti a Dio le vostre richieste con preghiere, suppliche e ringraziamenti.
E la pace di Dio, che supera ogni intelligenza, custodirà i vostri cuori e le vostre menti in Cristo Gesù.

 

 

sabato 15 dicembre 2012

CREDO IN GESU’ NOSTRO SIGNORE CHE NACQUE DA MARIA VERGINE

Untitled Document

La Chiesa Cattolica universale vive l’Anno della Fede. Il Papa nella lettera in cui annuncia questo suo invito, proposto anche per celebrare il grande evento del Concilio Vaticano II, chiede che spesso la comunità cristiana preghi con le parole di quello che viene chiamato “Credo” o “Simbolo degli Apostoli”. Si era infatti ancora nell’epoca iniziale del cristianesimo quando venne formulata questa professione di fede, richiesta nella celebrazione del Battesimo e poi in vari momenti della vita cristiana.
All’interno di questa preghiera noi proclamiamo:
Credo in Gesù Cristo… nostro Signore, il quale fu concepito di Spirito Santo, nacque da Maria Vergine.
Questa verità sconcertante (Gesù è vero Dio e vero uomo) trova in Maria di Nazareth il suo percorso semplice e ammirevole. Nel periodo dell’Avvento e del Natale questa verità viene vissuta con particolare intensità.

Non c’è stato niente di “fantastico” nella venuta del Salvatore in mezzo a noi. E’ entrato in una famiglia legalmente riconosciuta, ha sperimentato il lavoro quotidiano, le amicizie e le avversità. Certo, negli ultimi tre anni doveva rivelarsi come il Messia atteso da Israele e questo non poteva essere un fatto “normale”, non era un fatto ordinario ma straordinario, sebbene non di quella straordinarietà che si aspettava il popolo di quel tempo.
Lo stupore dei credenti delle successive generazioni davanti a Gesù Cristo, nato da Maria Vergine, cioè davanti al mistero dell’”incarnazione del Verbo”, può essere colto anche da un antico canto in lingua latina che, davanti all’Eucaristia dice: Ave verum corpus natum de Maria Virgine!
Sappiamo che il nostro Salvatore rimane in mezzo a noi in vari modi, come egli stesso ci insegna nel Vangelo:

  • Io sarò con voi per sempre
  • Se due o tre si riuniscono nel mio nome, io sono in mezzo a loro
  • Se uno mi ama, il Padre mio l’onorerà e verremo a lui…

Nel canto Ave Verum viene reso omaggio al più forte tra questi modi, se così si può dire, con cui Gesù si fa presente al suo popolo. E’ la presenza eucaristica, nei segni sacramentali del pane e del vino. Dopo la consacrazione, il Sacerdote che celebra la Messa esclama “Mistero della fede!”. E’ infatti per la fede nella Parola di Gesù che noi crediamo tale mistero, per la fiducia nella Chiesa che ce l’ha trasmesso…
Nella celebrazione eucaristica anche Maria è invocata perché ci aiuti in questa fede.

(TESTO LATINO)
Ave Verum Corpus natum de Maria Virgine
Vere passum, immolatum in cruce pro homine,
Cujus latus perforatum unda fluxit et sanguine,
Esto nobis praegustatum in mortis examine.
O Jesu dulcis, O Jesu pie, O Jesu, fili Mariae.

(TESTO ITALIANO)

Ave, o vero corpo, nato da Maria Vergine,che veramente patì e fu immolato sulla croce per l'uomo,
dal cui fianco squarciato sgorgarono acqua e sangue:
fa' che noi possiamo gustarti nella prova suprema della morte.
O Gesù dolce, o Gesù pio, o Gesù figlio di Maria.

Ascolta

Ave verum corpus (Mozart) Nino Rota Orchestra (Bari)

Credo in unum Deum, Balduzzi e Casucci (Verbum Panis)

 

 

giovedì 13 dicembre 2012

Eucaristia e fede

"L’Eucaristia è il mistero di fede per eccellenza. Infatti dove abbiamo un mistero di fede che maggiormente confonde la nostra ragione? Nel tabernacolo tutto è luce, ma questa luce splende in mezzo alle tenebre più fitte: vi è un Dio sotto le apparenze di un po’ di pane! Siamo umili nelle nostre miserie; affidiamo a Gesù totalmente la nostra anima e contentiamoci di avere la fede, senza sentirla"(Euc. e S. n. 9).
Rimango profondamente colpita da queste brevi espressioni uscite dalla mente e dal cuore di P. Giocondo Lorgna e cerco di meditarle intensamente per coglierne l’intimo significato. Padre Giocondo è una miniera inesauribile: ogni suo pensiero è intriso di sapienza, di quella intima e soprannaturale sapienza che solo i grandi contemplati posseggono. Io me lo vedo il mio caro Padre Fondatore lì inginocchiato davanti al Tabernacolo in umile atteggiamento, ma con tutto il suo essere teso verso l’unico oggetto di tutte le sue aspirazioni. La sua cocente sete d’ amore trasporta il suo spirito nella contemplazione del mistero eucaristico nel quale solo la sua grandissima fede è capace di scoprire in esso la luce sia pur attraverso le tenebre più fitte. Quali saranno stati i sentimenti di P. Giocondo dinanzi a quel Dio nascosto sotto le apparenze di un po’ di pane? Nient’altro che sentimenti di amore sostenuti certo dalla fede che più di una volta gli avrà confuso la ragione, ma che egli riusciva sempre ad armonizzarla con il mistero contemplato. Cerco di darmi una ragione dell’amore di P. Lorgna per l’Eucaristia: dopo tanto pensare credo di aver trovato la risposta rapportandola alla sua personalità. Padre Giocondo infatti è sempre andato all’essenza delle cose e le ha vissute con quello spirito eminentemente domenicano che tutto fa convergere in Dio. Ora nell’Eucaristia c’è l’unica Essenza, lì si è sicuri di arrivare dritti dritti al cuore stesso di Cristo, principio e fine di tutto. Certamente P. Lorgna si è accontentato di avere la fede in Gesù Eucaristia senza sentirla e non ha cercato delle particolari illuminazioni di questo o di quell’altro aspetto del mistero: la presenza certa di Gesù nel Sacramento dell’altare lo avvolgeva in un’unica luce che gli dissipava ogni dubbio. Nello stesso tempo, però, non ci nasconde la difficoltà di credere in un mistero così difficile! E’ sempre tanto umano il padre ed è proprio per questo che me lo sento vicino quando me ne sto muta davanti al SS. Sacramento cercando di vedere quella luce che la mia debole fede non mi fa scoprire. E allora prego il mio Fondatore di venirmi in aiuto, lo supplico di venirmi in aiuto, lo supplico affinché veda lui per me e offra a Gesù Eucaristia tutta la mia miseria.
Non è facile il contentarci di credere senza mai sentire niente, ciò presuppone l’avere già fatto in noi tutto un lavorio di purificazione delle nostre facoltà intellettuali appunto perché dinanzi al SS. Sacramento dell’Altare si può stare solo in atteggiamento di profonda umiltà. Non possiamo illuderci, però: l’amore a Gesù Eucaristia si nutre sempre e solo di fede. Se ciò non fosse come si potrebbe spiegare razionalmente un mistero che tanto più è reale quanto meno è legato alla nostra ragione e alle nostre e impressioni? Se affideremo a Gesù eucaristico tutta la nostra vita facendone un continuo e rinnovato atto di offerta allora anche ne noi, come P. Lorgna, scopriremo nel tabernacolo nient’altro che luce e una luce tanto più intensa e tanto più vera quanto più sarà alimentata dalle fede e da un totale abbandono in Dio.
Nella foto: Giovanni di Balduccio, la virtù della fede (arca di San Pietro martire in Sant'Eustorgio a Milano), 1335-39.

lunedì 10 dicembre 2012

Domenico, uomo della Parola

Untitled Document

Gli studiosi biblici dicono che le parabole non hanno tanto lo scopo di dare un insegnamento, un contenuto, ma piuttosto di provocare chi ascolta, di portarlo a vedere un’altra realtà, a considerarla e a prendere decisione. Dicono un’altra cosa interessante: le parabole di Gesù hanno sempre un elemento stupendo, una cosa inabituale, pure prendendo dalla vita quotidiana del suo tempo. Ma questo si capisce: le parabole di Gesù aprono l’uomo ad una vita tutta nuova!
Ma perché questo discorso sulle parabole? Perché c’è una parabola che ha un significato profondo nella vita di San Domenico e che ci aiuta a capire qualcosa dell’ardore che lo animava per la predicazione. Diamo la parola a Gesù:
“Ascoltate. Ecco, il seminatore uscì a seminare. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada; vennero gli uccelli e la mangiarono. Un'altra parte cadde sul terreno sassoso, dove non c'era molta terra; e subito germogliò perché il terreno non era profondo, ma quando spuntò il sole, fu bruciata e, non avendo radici, seccò. Un'altra parte cadde tra i rovi, e i rovi crebbero, la soffocarono e non diede frutto. Altre parti caddero sul terreno buono e diedero frutto: spuntarono, crebbero e resero il trenta, il sessanta, il cento per uno". E diceva: "Chi ha orecchi per ascoltare, ascolti!”(Mc 4, 3-9)
Ma quale seminatore andrebbe a sprecare così il seme, da seminare tra i sassi, i rovi e addirittura sulla strada? Soltanto un matto può agire così! Ma Gesù dice che questo matto è Dio! Dio pazzo d’amore, semina la sua vita nei nostri cuori, in ogni uomo, senza guardare come siamo, senza contare quante volte diciamo no o sì.
Questa bontà di Dio smisurata era il segreto che San Domenico aveva scoperto e ha portato preziosamente nel suo cuore. Voleva seminare la Verità ovunque… Era così preso da questa meravigliosa scoperta su Dio che per ben sei anni, quasi solo, egli andò predicando il Vangelo in diverse città. E al termine di questi anni di solitudine, non appena sedici compagni si erano uniti a lui, egli li mandò nelle grandi città per “studiare, predicare e fondarvi conventi”. Che audacia! Sì, l’audacia di chi dimentica la sua piccolezza perché ha capito che Dio lo vuole per la grande opera che è far conoscere agli altri il suo amore. E diceva San Domenico ai suoi amici che non capivano il suo gesto: “Il buon grano, quando viene sparso, fruttifica, mentre marcisce, se rimane ammucchiato.” Chi ha conosciuto l’amore di Dio, anche un solo po’, lo ha tra le sue mani come semi invisibili.
Offriamo un sorriso all’altro, un buongiorno, una parola buona, una mano senza chiedere dove andrà. Soltanto perché, anche noi, abbiamo sentito parlare dell’amore di Dio. Lo conosciamo ancora così poco, ma l’abbiamo già in noi, come buon grano da seminare generosamente, dove ci troviamo.

domenica 9 dicembre 2012

Insieme nel giorno del Signore

Untitled Document

Grazie a tutti coloro che questa settimana hanno fatto comunità con noi e hanno contribuito ad arricchire le nostre preghiere. Insieme ci siamo ricordati che nella vita di ogni giorno, nei momenti di sconforto, possiamo scoprire la presenza del Signore, la sua mano che sostiene e solleva, la sua promessa che fa guardare avanti con fiducia, la sua grazia trasformante che fa fiorire bellezza in quanti come Maria si affidano totalmente a Lui.

Buona Domenica a Tutti!!!!

sabato 8 dicembre 2012

Tota Pulchra

Untitled Document

l calendari cristiani, oggi 8 dicembre, celebrano la festa dell’Immacolata.
L’Immacolata è Maria di Nazaret, salutata dall’Angelo come ”piena di grazia”, quindi la creatura umana che fu preservata da quell’allontanamento da Dio che chiamiamo peccato originale, perché a lei veniva chiesto di essere la madre del nostro Salvatore.
Senza macchia, senza colpa, ma anche lei pellegrina nella fede come noi. Gesù morente sulla croce l’ha proclamata anche nostra madre e a noi, nella persona dell’apostolo Giovanni, ha chiesto di ritenerci suoi figli. E’ ciò che il popolo cristiano ha fatto fin dall’inizio, e tutti i secoli cristiani hanno lasciato le impronte di questa eredità ricevuta. Una di queste impronte sono i canti.
Dai secoli più recenti fino ad oggi c’è un canto popolare in lingua italiana che dice così:
Immacolata, Vergine bella,
di nostra vita tu sei la stella…
Molti di noi avranno sentito questo canto nelle varie parrocchie, da voci più o meno intonate, ma certamente cantato con il cuore.
Il Vangelo non lo dice, ma noi sentiamo che in Maria ci sono quelle doti umane che noi esprimiamo quando diciamo di qualcuno: è una bella persona. La bellezza interiore infatti si riflette come una luce all’esterno, non basta quindi la pur apprezzabile bellezza fisica. Maria era bella, di una bellezza spontanea che rifletteva l’armonia del suo spirito e di un particolare dono di “grazia” che veniva da Dio.
“Vergine bella” hanno cantato le generazioni cristiane di questi ultimi secoli.
“Tota pulchra” hanno cantato numerose generazioni precedenti fin dal Medioevo cristiano. Questo è un canto che la chiesa universale valorizza tutt’oggi, pur essendo meno comune la comprensione del testo in lingua latina.

Tota pulchra es, Maria.
Et macula originalis non est in Te.
Tu gloria Ierusalem.
Tu laetitia Israel.
Tu honorificentia populi nostri.
Tu advocata peccatorum.
O Maria, O Maria.
Virgo prudentissima.
Mater clementissima.
Ora pro nobis.
Intercede pro nobis.
Ad Dominum Iesum Christum.

 

Sei tutta bella, Maria,
e il peccato originale non è in te.
Tu gloria di Gerusalemme,
tu letizia d’Israele,
tu onore del nostro popolo,
tu avvocata dei peccatori.
 O Maria!
Vergine prudentissima,
Madre clementissima,
prega per noi,
intercedi per noi
presso il Signore Gesù Cristo.

 

Le prime due parole di questo canto richiamano qualche pagina biblica, in particolare il Cantico dei cantici e altri libri sapienziali.
“Immacolata, Vergine bella…Sei tutta bella, Maria!”
Ci danno gioia queste parole e ci invitano a rivolgere a Maria anche le parole successive di questi canti che, in forma semplice, ci ricordano che abbiamo una Madre che tutti vorrebbero avere.

giovedì 6 dicembre 2012

Specchiarsi in Gesù

Untitled Document

Per questa prima traccia che inaugura il nostro appuntamento del giovedì "eucaristico" ci affidiamo a un maestro di spiritualità che ha fatto del mistero dell'Eucaristia il cuore della sua vita cristiana: il domenicano Padre Giocondo Lorgna.


Forse non tutti sanno chi è Padre Lorgna.
Molto sinteticamente: Padre Giocondo è un sacerdote che nel 1889 entra a Bologna nell'Ordine domenicano. Vive la sua profonda unione con Dio attraverso un'intensa spiritualità eucaristica e devozione mariana. Fonda le Suore Domenicane della Beata Imelda quando è parroco ai Ss. Giovanni e Paolo in Venezia per amare e far amare Gesù Eucaristia e seguire la gioventù della parrocchia con opere educative.


Quando si parla di Eucaristia, talvolta si pensa ancora a un qualcosa di intimo, di disincarnato, ma non è così.
P. Giocondo considera l’Eucaristia come il sacramento che rende presente oggi nella storia e nella nostra vita Cristo, come storia di salvezza in atto per noi.
E’ storia, cioè tutta una successione di avvenimenti, storia di salvezza; di avvenimenti particolari in cui Dio desidera comunicare il suo amore fedele: storia in atto ogni giorno per me, per ciascuno di noi.
P. Giocondo ha un’espressione tipica rivelatrice del suo intendere l’Eucaristia. Dice: “Per amore Dio crea le meraviglie del cielo e della terra, per amore scende sulla terra, si fa carne umana e diventa nostro redentore, istituisce la SS. Eucaristia”. Quindi l’Eucaristia è un segno di salvezza per me oggi.
L’Eucaristia, continua P. Giocondo, è un “Sacramento d’amore”. Non capiremo nulla del mistero ineffabile eucaristico senza l’aiuto dello Spirito Santo. Infatti come può accadere che un Dio si dia tutto a noi e si faccia nostro cibo senza l’intervento dello Spirito Santo? E’ proprio mediante lo Spirito Santo, prosegue P. Lorgna, che Gesù si è incarnato, si è immolato e rimane fino alla consumazione dei secoli presente realmente nell’Eucaristia.

 

A volte ho paura di fare dell’Eucaristia un idolo. E questo potrebbe accadere se non faccio il passaggio dal culto eucaristico alla vita eucaristica.
P. Giocondo ha ragione di dirci che l’Eucaristia è viva, è dinamica, che ha in sé una grande forza trasformatrice. Siamo impegnati a trasformare tutta la nostra esistenza su quella del modello: Gesù eucaristia. Dobbiamo acquistare una mentalità nuova, rinnovarci di continuo per essere quali il padre celeste ci vuole.
Se la preghiera non diventa vita, è sterile, è fine a se stessa…


E’ proprio dal contatto diretto con Gesù che prendiamo la forza e lo slancio di continuare ogni giorno a compiere gli stessi gesti, le stesse azioni, ma ogni volta con una sfumatura nuova, con una colorazione eucaristica diversa. Le azioni saranno sempre le stesse, è vero, ma è lo spirito con cui le compiamo che cambia. E allora anche i gesti più usuali e umili diverranno grandi agli occhi di Dio, acquisteranno una dolcezza soprannaturale propria.
Non crediamo però che la vita eucaristica sia esente dalla croce, dalla immolazione. Ce lo ricorda ancora P. Giocondo: “La vita eucaristica lasciarci stritolare come frumento che diventa pane vivo”. Ma non siamo soli a portare la croce, Gesù e il suo Spirito sono con noi, basta che facciamo loro spazio. Proviamo a mettere in questa lunghezza d’onda e tante cose cambieranno in noi e negli altri.

martedì 4 dicembre 2012

"Sono io che vi salvo", la vostra liberazione è vicina.

Untitled Document < Questo martedì comincia il primo passo del nostro percorso Spiritual-mente e cuore. Il martedì troverete sempre il brano del Vangelo della domenica appena passata e una traccia per il momento "Meditatio" della Lectio.
Prossimamente metteremo on-line un"vademecum" per la Lectio, così potrete apprezzare questa preghiera pienamente.
Dal Vangelo secondo Luca
Lc 21,25-28.34-36
La vostra liberazione è vicina.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini moriranno per la paura e per l’attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte.
Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire su una nube con grande potenza e gloria.
Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina.
State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso all’improvviso; come un laccio infatti esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra. Vegliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere, e di comparire davanti al Figlio dell’uomo».

Parola del Signore
(Qui il resto della liturgia: Liturgia del giorno)
Il tempo dell'Avvento è un tempo speciale che ci prepara a Natale. Ma è anche un tempo in cui la Chiesa ricorda di essere nell'attesa della venuta gloriosa del Signore.
Già le letture di queste ultime domeniche (che sono le ultime dell'anno liturgico) erano orientate verso questo tema.
Non sono letture facili da ascoltare, capire ed accogliere come buona notizia. Le parole che Gesù pronuncia in questa domenica sembrano tanto misteriose e scoraggianti: segni nel sole e nella luna, fragore di mare e di flutti, uomini che muoiono di paura... E noi che dobbiamo vegliare senza sosta per poter "sfuggire a tutto ciò che sta per accadere"... Tutte queste parole ci mettono a disagio, come le notizie con cui i telegiornali ci bombardano ogni giorno. Ma è proprio questa somiglianza con il nostro mondo, con i giorni di crisi e di disastri che viviamo, che può aiutarci a capire dov'è la buona notizia di Gesù. Infatti, i tempi oscuri che viviamo, le preoccupazioni che tormentano le nostre società, sono cose che passano. Purtroppo per alcuni è solo questo la verità, solo questo a dare un senso alla loro vita.
Ma Gesù ci dice: "Anche voi, se non state attenti, se Mi perdete di vista, siete tentati di pensare come loro. Voi dovete piuttosto rialzare la testa perché la vostra Salvezza non dipende da voi: sono io che vi salvo, ed è vicina la salvezza perché io sono sempre con voi, in voi."
Se ti fidi di Gesù, anche quando ti senti preso dalla paura, dalla tristezza, Lo vedrai cavalcare le nubi del tuo cuore e Lui ti aiuterà a rialzare il capo. Uno che cammina oggi in questo modo, non è solo uno che ha su chi contare ma è anche qualcuno che ridà fiducia intorno a sé. Il salmista ci invita a fare nostro la sua preghiera, la sua fiducia: A te, Signore, innalzo l'anima mia, in te confido.

sabato 1 dicembre 2012

DOMENICA - Insieme nel giorno del Signore

Untitled Document Il percorso settimanale “Spiritual-mente e cuore”, con le varie proposte di spiritualità, ci vuole dare l’occasione di pensare, meditare, pregare.
In questo giorno del Signore (dominica dies) facciamoci dono di quanto ci può servire per crescere nella comunità virtuale: sottolineature, collegamenti, approfondimenti… tutto quanto pensiamo possa avvicinarci alla spiritualità domenicana – eucaristica dando anche il nostro personale contributo per scoprirne e renderne più attuale la ricchezza.