Per il suo splendore
letterario e per la sua limpidità teologica, il Salmo 46 (45) ha
sollecitato l’attenzione di molti studiosi che in quest’ode
trionfale hanno cercato di identificare non solo lo spirito di fede
nel Protettore divino ma anche l’intreccio tra storia ed
escatologia, tra presenza di Dio in Gerusalemme e presenza cosmica,
tra vittoria presente e vittoria definitiva.
Alcuni versetti sono come
un’antifona che si ripete e rivela l’uso liturgico del Salmo.
I simboli di guerra e il
riferimento alla “città di Dio – Gerusalemme” richiamano alla
stabilità della fede che difende dalle tempeste della storia.
L’intervento divino che “spezza” le armi, vuole infrangere le
tentazioni che pongono fiducia nella potenza e nella violenza. Il
contenuto del Salmo però va al di là di una dimensione storica
terrena.
C’è un riferimento al
giudizio divino, c’è anche il simbolo dell’acqua nel suo
significato bivalente di distruzione caotica e di benessere e di
pace.
Dio è per noi
rifugio e forza,
aiuto sempre
vicino nelle angosce.
Perciò non temiamo se trema la
terra,
se crollano i monti nel fondo del
mare.
Fremano, si gonfino le sue acque,
tremino i monti per i suoi flutti.
Un fiume e i suoi ruscelli
rallegrano la città di Dio,
la santa dimora dell'Altissimo.
Dio sta in essa: non potrà
vacillare;
la soccorrerà Dio, prima del
mattino.
Fremettero le genti, i regni si
scossero;
egli tuonò, si sgretolò la terra.
Il Signore
degli eserciti è con noi,
nostro rifugio
è il Dio di Giacobbe.
Venite, vedete le opere del Signore,
egli ha fatto portenti sulla terra.
Farà cessare le guerre sino ai
confini della terra,
romperà gli archi e spezzerà le
lance,
brucerà con il fuoco gli scudi.
Fermatevi e sappiate che io sono
Dio,
eccelso tra le genti, eccelso sulla
terra.
Il Signore
degli eserciti è con noi,
nostro rifugio
è il Dio di Giacobbe.