sabato 29 marzo 2014

Salmo 24 (23)



E’ un salmo divenuto popolare in ambito cristiano, ed è forse uno dei più antichi nella liturgia ebraica. Sembra quasi di potervi vedere tre inni:
- un inno al Creatore e Signore del mondo
- una proclamazione della legge di Dio, che accompagna l’ingresso nel tempio
- una preghiera corale sulla porta del tempio, alternata tra i portatori dell’arca santa e i sacerdoti all’interno.
I versetti indicano una manifestazione di Dio: porte, ingresso, itinerario, sono simboli poetici che disegnano una solenne liturgia. Dio si fa conoscere attraverso lo splendore del culto e l’esperienza mistica della fede.
Questi versetti sono un inno di vittoria per l’ingresso dell’arca in Gerusalemme. Era anche usato come inno di capodanno, in onore del Creatore.
Può essere pregato anche con il pensiero al ritorno glorioso di Gesù alla fine dei tempi.
 



Del Signore è la terra e quanto contiene,
l'universo e i suoi abitanti.
È lui che l'ha fondata sui mari,
e sui fiumi l'ha stabilita.
Chi salirà il monte del Signore,
chi starà nel suo luogo santo?
Chi ha mani innocenti e cuore puro,
chi non pronunzia menzogna,
chi non giura a danno del suo prossimo.
Otterrà benedizione dal Signore,
giustizia da Dio sua salvezza.
Ecco la generazione che lo cerca,
che cerca il tuo volto, Dio di Giacobbe.
 
Sollevate, porte, i vostri frontali,
alzatevi, porte antiche,
ed entri il re della gloria.
Chi è questo re della gloria?
Il Signore forte e potente,
il Signore potente in battaglia.
Sollevate, porte, i vostri frontali,
alzatevi, porte antiche,
ed entri il re della gloria.
Chi è questo re della gloria?
Il Signore degli eserciti è il re della gloria.


giovedì 27 marzo 2014

Buona celebrazione!



Siamo arrivati alla conclusione del libro di Nouwen sull’Eucaristia, “La forza della sua presenza”. Nell’ultima riflessione Nouwen ci ricordava che tutta la vita è missione, ossia un essere inviati per accogliere quanto gli altri ci possono donare e donare a nostra volta quanto il Signore ci ha fatto sperimentare nel suo incontro.
Chi può negare, però, che se qualcuno ci chiedesse: «Quante persone avete raggiunto? Quanti cambiamenti avete apportato? Quan­ti mali avete curato? Quanta gioia avete creato?», le nostre risposte sarebbero sicuramente deludenti, come del resto fu anche per Gesù e i suoi primi discepoli.
“La domanda non è «Quanto presto e quan­ti?», ma «Dove e quando?». Dov'è celebrata l'euca­ristia, dove sono le persone che si mettono insieme intorno alla mensa spezzando il pane insieme e quan­do ciò avviene?
Il mondo si trova sotto il potere del male. Il mondo non riconosce la luce che risplende nell'oscurità. Non lo ha mai fatto; mai lo farà. Ma ci sono persone che, in mezzo a questo mondo, vivono con la consapevolezza che egli è vivo e dimora den­tro di noi, che egli ha superato il potere della morte e ha aperto la via della gloria. Ci sono persone che si riuniscono insieme, che si mettono intorno alla tavo­la e che fanno quello che lui ha fatto, in memoria di lui? Ci sono persone che continuano a raccontarsi le storie di speranza e che insieme vanno fuori a pren­dersi cura dei loro simili, senza pretendere di risol­vere tutti i problemi..?
È così piccola, così non spettacolare, così nascosta questa vita eucaristica, ma è come lievito, come un granello di senape, come un sorriso sul volto di un bambino. È ciò che tiene vivi la fede, la speranza e l'amore in un mondo che è continuamente sull'orlo dell'autodistruzione.
L'eucaristia, a volte, è celebrata con grande ceri­monia, in splendide cattedrali e basiliche. Ma più spes­so è un 'piccolo' evento di cui sanno poche persone. Avviene in un soggiorno, nella cella di una prigione, in una soffitta — lontano dalla vista dei grandi movi­menti del mondo. Avviene in segreto, senza paramenti, candele o incenso. Avviene con gesti così semplici che dall'esterno non si sa nemmeno che ha luogo. Ma gran­de o piccolo, festivo o nascosto, è lo stesso evento, il quale rivela che la vita è più forte della morte e l'a­more più forte della paura.”
Buona celebrazione!
 

mercoledì 26 marzo 2014

Preghiera di misericordia

Signore Gesù, non ti aspettavo stanco, seduto al pozzo
dove spesso, quando nessuno può vedermi,
vengo a dissetare la mia sete di amore, di pace, di serenità...
invece oggi tu mi aspetti qui.

Sei da solo e mi attendi
perché desideri parlarmi con rispetto nella verità.
Mai nessuno mi ha riservato un simile trattamento,
mai nessuno ha rispettato i miei silenzi,
ha atteso i miei ritardi
e mi conosce in profondità così come mi conosci Tu.

Ciò che mi stupisce è che Tu chieda a me ciò che io cerco:
l'acqua della Vita!

Sono qui al pozzo senza fondo delle mie paure:
paura del domani, di quello che sarà il mio futuro,
di ciò che i miei amici potrebbero pensare di me...
Paura di mostrare i miei lati più fragili!

Ho sete, Signore, della tua fiducia.
Sono qui al pozzo della mia sete d'amore vero,
di quell'amore che non si ferma all'apparenza,
che non si copre di maschere ma che supera ogni barriera,
ogni offesa, ogni limite e sa sempre perdonare!

Ho sete, Signore, della tua misericordia.

Anonimo

sabato 22 marzo 2014

Salmo 23 (22)



E’ uno dei salmi più studiati e più amati, in cui si intrecciano fede e poesia. Anche alcune espressioni di Gesù alludono a questo salmo, quando parla del pastore buono.
Il pensiero di fondo sembra essere: “Nulla manca a chi è unito a Jahweh… ho tutto ciò che io mi possa augurare”. Nel versetto 4 si può trovare la frase centrale e decisiva: “Tu sei con me”.
E’ una preghiera autenticamente personale, di un poeta, che poi si è trasformata in preghiera corale.
Il pastore è un “salvatore” per il gregge, con il quale egli condivide il tempo, i rischi, la sete e la fame, il calore della giornata. Per questo in oriente il simbolo del pastore è stato applicato al re e alla divinità.
Nella seconda parte del salmo la simbologia del pastore si attenua e lascia il passo al pane, al vino, all’olio, segni dell’accoglienza ospitale.
Nelle descrizioni del salmo domina l’atmosfera del riposo, la liturgia vede in esso una anticipazione al riposo eterno e un accenno al Battesimo e all’Eucaristia, in una vita cristiana che percorre il “giusto cammino”.

Il Signore è il mio pastore:
non manco di nulla;
in pascoli erbosi mi fa riposare,
ad acque tranquille mi conduce.
Mi rinfranca,
mi guida per il giusto cammino,
per amore del suo nome.
Se dovessi camminare in una valle oscura,
non temerei alcun male,
perché tu sei con me, Signore.
Il tuo bastone e il tuo vincastro
mi danno sicurezza.

Davanti a me tu prepari una mensa
sotto gli occhi dei miei nemici;
cospargi di olio il mio capo.
Il mio calice trabocca.
Felicità e grazia mi saranno compagne
tutti i giorni della mia vita,
e abiterò nella casa del Signore
per lunghissimi anni.