sabato 23 luglio 2016

You Lead (Jamie Grace)


Tu mi guidi,
Ho onde che mi stanno scuotendo,
abbattendosi su tutte le mie certezze.
E in tutta sincerità, Signore,
Voglio essere tua,
Allora tirami fuori da questo disastro,
Perché so che sto vagando,
Guida di nuovo la mia anima, nel ritorno a casa,
Sono sempre stata tua.

E questo mondo può spingere, può tirare,
Ma il tuo amore non fallisce mai.

Tu mi guidi, io ti seguirò,
Le tue mani stringono il mio domani,
La tua stretta, la tua grazia, tu conosci la strada,
Mi guidi teneramente,
Quando mi condurrai, io ti seguirò,
Illumina soltanto la via e andrò,
Perché so che ciò che hai per me è più di quello che vedo,
Conducimi soltanto avanti, avanti, avanti e avanti…

Quando ero bambina ho sentito la tua voce,
Ma da ragazza ho fatto la mia scelta,
Non c’è nessun’altra strada per me,
Io ti sono fedele,
Sei la mia pace nei giorni pesanti,
Sei il calore di un incendio d’autunno
Il tuo amore mi porta via,
E non è mai troppo presto, no…

E questo mondo può spingere, può tirare,
Ma il tuo amore non fallisce mai.

Tu mi guidi, io ti seguirò,
Le tue mani stringono il mio domani,
La tua stretta, la tua grazia, tu conosci la strada,
Mi guidi teneramente,
Quando mi condurrai, io ti seguirò,
Illumina soltanto la via e andrò,
Perché so che ciò che hai per me è più di quello che vedo,
Allora conducimi avanti, avanti, avanti e avanti…

A volte quando mi sveglio non voglio alzarmi dal letto,
Troppi pensieri nella mia testa,
Non voglio essere chi ero prima,
Prenderò il sedile posteriore e ti lascerò guidare,
E io…
Ho bisogno di fermarmi, ho bisogno di fermarmi,
perché sto andando troppo veloce,
E io…
So che il mio Dio è ancora Dio,
E mi copri le spalle.

Tu mi guidi, io ti seguirò,
Le tue mani stringono il mio domani,
La tua stretta, la tua grazia, tu conosci la strada,
Mi guidi teneramente,
Quando mi condurrai, io ti seguirò,
Illumina soltanto la via e andrò,
Perché so che ciò che hai per me è più di quello che vedo,
Allora conducimi avanti…

E io…
Ho bisogno di fermarmi, ho bisogno di fermarmi,
perché sto andando troppo veloce,
E io…
So che il mio Dio è ancora Dio,
E mi copri le spalle,
So che mi tieni, so che mi tieni,
So che mi tieni, conducimi avanti…

(Si ringrazia Ilaria d'Angelo per l'accurata traduzione)

venerdì 8 luglio 2016

Amore e sangue




Uno dei farisei lo invitò a mangiare da lui. Egli entrò nella casa del fariseo e si mise a tavola. Ed ecco, una donna, una peccatrice di quella città, saputo che si trovava nella casa del fariseo, portò un vaso di profumo; stando dietro, presso i piedi di lui, piangendo, cominciò a bagnarli di lacrime, poi li asciugava con i suoi capelli, li baciava e li cospargeva di profumo. Vedendo questo, il fariseo che l'aveva invitato disse tra sé: «Se costui fosse un profeta, saprebbe chi è, e di quale genere è la donna che lo tocca: è una peccatrice!».
Gesù allora gli disse: «Simone, ho da dirti qualcosa». Ed egli rispose: «Di' pure, maestro». «Un creditore aveva due debitori: uno gli doveva cinquecento denari, l'altro cinquanta. Non avendo essi di che restituire, condonò il debito a tutti e due. Chi di loro dunque lo amerà di più?». Simone rispose: «Suppongo sia colui al quale ha condonato di più». Gli disse Gesù: «Hai giudicato bene». E, volgendosi verso la donna, disse a Simone: «Vedi questa donna? Sono entrato in casa tua e tu non mi hai dato l'acqua per i piedi; lei invece mi ha bagnato i piedi con le lacrime e li ha asciugati con i suoi capelli. Tu non mi hai dato un bacio; lei invece, da quando sono entrato, non ha cessato di baciarmi i piedi. Tu non hai unto con olio il mio capo; lei invece mi ha cosparso i piedi di profumo. Per questo io ti dico: sono perdonati i suoi molti peccati, perché ha molto amato. Invece colui al quale si perdona poco, ama poco». Poi disse a lei: «I tuoi peccati sono perdonati». Allora i commensali cominciarono a dire tra sé: «Chi è costui che perdona anche i peccati?». Ma egli disse alla donna: «La tua fede ti ha salvata; va' in pace!».
(Lc 8, 36-50)

Amore e sangue

La donna a casa di Simone il fariseo porta a Gesù profumo, lacrime, baci, carezze.. quasi a stordirlo con il suo amore.. perché egli raccogliesse insieme alla sua bellezza e tenerezza, anche la sua fragilità, la sua storia di errori, cadute, risalite, speranze, delusioni, incomprensioni, pregiudizi : amore e sangue.
E Gesù, anche se preso in contropiede, è pronto, è lì tutto per lei e la lascia fare.. accoglie il profumo, le lacrime, i baci, le carezze e la sua storia fatta di “molti peccati” ma anche di “molto amore”.
L’amore di lei e di tutti noi, amanti e peccatori, diventa speranza e richiesta di vita nuova. 
E l’amore di Gesù diventa per tutti, amanti e peccatori, redenzione e salvezza: amore e sangue.




domenica 22 maggio 2016

Realizzazione umana e dinamismo trinitario



Il Padre è la fonte ultima di tutto, fondamento amoroso e comunicativo di quanto esiste. Il Figlio, che lo riflette, e per mezzo del quale tutto è stato creato, si unì a questa terra quando prese forma nel seno di Maria. Lo Spirito, vincolo infinito d’amore, è intimamente presente nel cuore dell’universo animando e suscitando nuovi cammini. (…)
Le Persone divine sono relazioni sussistenti, e il mondo, creato secondo il modello divino, è una trama di relazioni. Le creature tendono verso Dio, e a sua volta è proprio di ogni essere vivente tendere verso un’altra cosa, in modo tale che in seno all’universo possiamo incontrare innumerevoli relazioni costanti che si intrecciano segretamente. Questo non solo ci invita ad ammirare i molteplici legami che esistono tra le creature, ma ci porta anche a scoprire una chiave della nostra propria realizzazione. Infatti la persona umana tanto più cresce, matura e si santifica quanto più entra in relazione, quando esce da sé stessa per vivere in comunione con Dio, con gli altri e con tutte le creature. Così assume nella propria esistenza quel dinamismo trinitario che Dio ha impresso in lei fin dalla sua creazione. Tutto è collegato, e questo ci invita a maturare una spiritualità della solidarietà globale che sgorga dal mistero della Trinità.

Papa Francesco, Laudato sii, nn. 238, 239 passim

sabato 14 maggio 2016

Holy Spirit You are welcome here!




"Holy Spirit" (By Francesca Battistelli)

There's nothing worth more
That could ever come close
No thing can compare
You're our living hope
Your presence, Lord
I've tasted and seen
Of the sweetest of loves
Where my heart becomes free
And my shame is undone
Your presence, Lord

[Chorus:]
Holy Spirit, You are welcome here
Come flood this place and fill the atmosphere
Your glory, God, is what our hearts long for
To be overcome by Your presence, Lord
Your presence, Lord

There's nothing worth more
That could ever come close
No thing can compare
You're our living hope
Your presence, Lord
I've tasted and seen
Of the sweetest of loves
Where my heart becomes free
And my shame is undone
Your presence, Lord

[Chorus]

[x4:]
Let us become more aware of Your presence
Let us experience the glory of Your goodness

[Chorus]

mercoledì 27 aprile 2016

By Your Side - Tenth Avenue North



Why are you striving these days
Why are you trying to earn grace
Why are you crying
Let me lift up your face
Just don't turn away

Why are you looking for love
Why are you still searching
As if I'm not enough
To where will you go child
Tell me where will you run
To where will you run

'Cause I'll be by your side wherever you fall
In the dead of night whenever you call
And please don't fight these hands that are holding you
My hands are holding you

Look at these hands at my side
They swallowed the grave on that night
When I drank the world's sin
So I could carry you in
And give you life
I want to give you life

And I'll be by your side wherever you fall
In the dead of night whenever you call
And please don't fight these hands that are holding you
My hands are holding you

Here at my side wherever you fall
In the dead of night whenever you call
And please don't fight these hands that are holding you
My hands are holding you

'Cause I, I love you
I want you to know
That I, yeah I'll love you
I'll never let you go, no, no

And I'll be by your side wherever you fall
In the dead of night whenever you call
And please don't fight these hands that are holding you
My hands are holding you

Here at my side wherever you fall
In the dead of night whenever you call
And please don't fight these hands that are holding you
My hands are holding you
Here at my side, my hands are holding you
Ohhh...

sabato 16 aprile 2016

Amore infinito e incrollabile del Bel Pastore


Invito ogni cristiano, in qualsiasi luogo e situazione si trovi, a rinnovare oggi stesso il suo incontro personale con Gesù Cristo o, almeno, a prendere la decisione di lasciarsi incontrare da Lui, di cercarlo ogni giorno senza sosta. Non c’è motivo per cui qualcuno possa pensare che questo invito non è per lui, perché «nessuno è escluso dalla gioia portata dal Signore».
Chi rischia, il Signore non lo delude, e quando qualcuno fa un piccolo passo verso Gesù, scopre che Lui già aspettava il suo arrivo a braccia aperte. Questo è il momento per dire a Gesù Cristo: «Signore, mi sono lasciato ingannare, in mille maniere sono fuggito dal tuo amore, però sono qui un’altra volta per rinnovare la mia alleanza con te. Ho bisogno di te. Riscattami di nuovo Signore, accettami ancora una volta fra le tue braccia redentrici». Ci fa tanto bene tornare a Lui quando ci siamo perduti! Insisto ancora una volta: Dio non si stanca mai di perdonare, siamo noi che ci stanchiamo di chiedere la sua misericordia. Colui che ci ha invitato a perdonare «settanta volte sette» (Mt 18,22) ci dà l’esempio: Egli perdona settanta volte sette. Torna a caricarci sulle sue spalle una volta dopo l’altra. Nessuno potrà toglierci la dignità che ci conferisce questo amore infinito e incrollabile. Egli ci permette di alzare la testa e ricominciare, con una tenerezza che mai ci delude e che sempre può restituirci la gioia. Non fuggiamo dalla risurrezione di Gesù, non diamoci mai per vinti, accada quel che accada. Nulla possa più della sua vita che ci spinge in avanti!

Franciscus, Evangelii Gaudium, n. 3

domenica 27 marzo 2016

Buona Pasqua! Una riflessione fresca di questa notte santa!



Pasqua è il giorno in cui celebriamo la vita, perché Cristo Risorto ha decretato la morte della morte, perché il Vivente l’ha sconfitta e con lui, noi l’abbiamo già sconfitta nella nostra stessa carne. Pasqua indica questo passaggio, ma forse lo sapevamo già ...   Quello che non sappiamo o che non vogliamo sapere … o che non vogliamo accogliere … o ricordarci, portare al cuore è che la Pasqua ci chiede di prendere posizione. Oggi, questa Grande Festa, ci chiede non solo di far memoria di questo grande evento di Salvezza, ma ci chiede di prendere una posizione: essere testimoni e annunciatrici della Resurrezione.
La resurrezione è anche quando la vita che stai vivendo si gira di colpo e ti guarda negli occhi e ti chiede: ma che senso ha tutto questo? Spesso è qualcosa legato alla morte o all’amore, spesso a entrambe … Ma può anche essere nascosto tra le righe di un libro, dentro le sfumature di un quadro, nelle parole di un amico, di un medico, di una suora, di un prete, appeso alle note di una melodia … è come se la vita fosse in agguato dall’inizio e non aspettasse altre che chiederti: che senso ha tutto quello che stai facendo? A un gruppo di donne, una mattina di nuovi inizi, questa domanda arriva dal fondo di un sepolcro vuoto, loro stringono tra le mani vasetti di profumo diventati improvvisamente inutili e si chiedono: che senso ha tutto questo? Siano benedetti gli scarti improvvisi della vita, la resurrezione è la vita che ci interroga e reclama un Senso nuovo, buono, promettente. Resurrezione è iniziare a vivere con questa domanda radicata nel cuore.
Una luce improvvisa, i giorni si illuminano, ombre che si credevano eterne improvvisamente si sciolgono. Come quando ci si innamora e ci si chiede come era possibile vivere prima. Prima dei suoi occhi, prima delle sue mani, prima delle sue parole. Prima. La resurrezione inizia quando la vita è come raggiunta da una luce nuova che divide il tempo in un prima e un dopo. Che illumina tutto il resto. All’inizio può fare paura, è incandescente l’amore, toglie il fiato, piega le gambe. Poi, aperti gli occhi, ogni cosa è trasfigurata.
Oppure resurrezione è come ricominciare a cercare. Come risvegliati da un sonno troppo lungo. Comprendere la resurrezione è ricominciare a cercare un modo nuovo di essere donne e uomini, è risvegliare la curiosità, è rimettere in moto l’entusiasmo, è ricominciare a pensare, a leggere, a confrontarsi … Non puoi descrivere la resurrezione ma puoi ricominciare a vivere da rabdomante di vita: aprendo ancora i sensi, ascoltando. La resurrezione puoi viverla … come quando senti in cuore una voce che dice “perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui…” e l’assenza del presente non è altro che sete di verità, resurrezione è ri-partire a cercare il Vivente dentro le pieghe di una vita che torna a mostrarsi promettente.
Oggi, Pasqua, è chiesto a noi di nutrirci per poi far mangiare gli altri. Alla messa ascolteremo l’annuncio della vita dopo la morte, la gioia della resurrezione, facciamone una seminagione di speranza fuori dalla Chiesa: nel terreno della nostra vita e soprattutto nella terra degli altri con cui condividiamo il tempo, le gioie, le fatiche, il lavoro, gli affetti.
Prendiamo la parola, prendiamo posizione, perché altrimenti altri prenderanno il nostro posto e, quel che è peggio, ci imporranno la loro posizione spacciandola magari per quella di Dio. Facciamoci abitare dalla sua grazia e saremo testimoni della bellezza del Risorto.
La Chiesa primitiva portava in sé una convinzione straordinaria: di vivere, nella storia presente, già da risorti! Per cui possiamo dire che i primi cristiani non professavano tanto una fede “in una risurrezione” dopo la morte, ma la splendida possibilità d’una vita risorta qui ed ora. E insieme credevano che questa possibilità, è derivata loro dalla morte e resurrezione di Gesù, il Cristo, primizia della vita nuova (cfr. 1Cor 15, 20). Nella Chiesa delle origini, circolava un detto, poi incastonato nell’apocrifo di Filippo: “Chi non vive da risorto da questa parte, non vivrà da risorto neanche dall’altra”. È qui che si radica e risplende la grande e bella novità del cristianesimo: possibilità di vivere una vita nuova, una vita “altra”, ovvero risorta, nel quotidiano della nostra storia. Una vita cioè qualitativamente così grande e profonda, che neanche la morte potrà mai toccare.
È interessante che la prima a far visita al sepolcro all’alba del nuovo giorno sia la Maddalena, la donna che si è sentita amata in modo folle dal suo Signore. Questa donna credette all’amore, perché l’ha sperimentato nella sua carne … e per questo torna a quel sepolcro, perché sa che l’amore è fedele: non può abbandonare. Torna a quel sepolcro perché sa che il seme è caduto in quel terreno e quindi sa anche che proprio in quel medesimo terreno sboccerà, porterà frutto e questa volta per sempre. Infatti alle prime luci dell’alba lo incontra, lo abbraccia e l’amato le dirà: “Non mi trattenere, ma va dai miei fratelli” (v. Gv 20, 17). Questa è la Pasqua: Io sono l’amore fedele – dice Gesù – ma se vuoi continuare ad abbracciarmi, ad essere unito a me, a sperimentarmi nella tua carne, ora porta questo amore, questa fedeltà, questa logica dell’amore che sa andare sino alla fine, alle mie sorelle e ai miei fratelli, vivilo lì, in mezzo ai tuoi.

Ho la possibilità di incontrare Dio nella Chiesa dove ascolto la sua Parola e accolgo il dono dello Spirito. San Paolo ci esorta a celebrare “Cristo nostra Pasqua” “non con il lievito vecchio, né con lievito di malizia e di perversità, ma con azimi di sincerità e di verità”.
Amo il sogno e programma di Gesù: l’edificazione del Regno. Per questo vorrei vedere la Chiesa sempre più convertita al Vangelo. Una Chiesa in cui la donna occupi il posto desiderato da Gesù … Impegnarmi con la vita affinché la Chiesa venga riconosciuta amica dei peccatori,  una Chiesa che va in cerca dei “lontani”, che accoglie, ascolta e accompagna coloro che soffrono … una Chiesa dalle braccia spalancate e dal cuore grande … una Chiesa che non assuma “uno stile di controllo, di durezza, di normatività” (Papa Francesco), ma che annunci con fedeltà e misericordia l’amore di Dio conosciuto nella vita di Gesù che non ha esitato a dare la vita per tutti. Una Chiesa in cui la frequenza ai Sacramenti porti a farsi pane spezzato per gli altri, porti attenzione, cura e custodia per i più piccoli e deboli, per gli "invisibili", per gli ammalati, gli anziani e le persone sole che occupano un posto speciale nel cuore di Dio che è Padre e anche Madre. Una Chiesa in cui chiediamo al Signore che allontani in lei ogni indifferenza, ogni forma di competizione e di esclusione, Lui che non spegne il lucignolo fumigante né la canna incrinata, Lui che è davvero un Dio di misericordia.
Buone Resurrezioni, quindi, per tutti gli ambiti della nostra vita in cui ne abbiamo bisogno e il desiderio, che si fa preghiera, è che possiamo srotolare, aiutandoci, le pietre dei nostri sepolcri le une per le altre, in modo da poter correre a dare l’annuncio come Gesù Nostro Fratello ci ha detto di fare … Che possiamo sentirci tutte custodite nell’abbraccio di Dio e che possiamo cercare le vie dell’amore che sentiamo nel cuore e nelle belle Relazioni che Lui ci donerà.
Signore Gesù tu ci doni di rivivere i giorni della tua morte e risurrezione. Donaci la tenerezza di Maria di Betania che ti unse con l’olio profumato, la fedeltà delle donne del Vangelo che ti seguirono fino alla croce. Insegnaci ad accoglierci come tu ci hai accolti. Hai voluto condividere la sorte degli ultimi, dei crocifissi apri anche in nostri occhi sulla umanità più debole più povera e indifesa.
Signore Gesù sei morto e risorto non solo per noi, ma per la salvezza di tutte le genti. Ti affidiamo il cammino dei popoli, fa che cessi il terrore delle armi e vincano le ragioni del dialogo. Rispenda il tuo Amore gratuito ora e per tutti i secoli.
Signore Gesù fa che il segno che tu sei veramente risorto siano le nostre porte aperte, i nostri cuori accoglienti, la nostra solidarietà così daremo testimonianza di te in attesa di contemplare a viso scoperto la tua Gloria.
Signore Gesù con la tua Resurrezione ci chiami alla libertà, alla giustizia, alla pace ma ci chiami anche all’amicizia. In un mondo assediato dall’efficientismo e dai calcoli umani, insegnaci la gratuità degli affetti e la fedeltà dei sentimenti.
Signore Gesù allontana la nostra vita dalle visioni del fallimento e della morte. Dona speranza e voglia di ri-cominciare ai cuori delusi e affaticati. Fa' che ti serviamo nelle sorelle e nei fratelli sostenendo la speranza e sorreggendo la vita perché tu sei il segno del Dio vivente e vivificante ora e sempre. E così sia.

Ale Zambelli

venerdì 18 marzo 2016

Meditare e attendere


«Piegati, uomo! 
Ciò che hai appreso e costruito è effimero, 
se non lo consideri un tentativo 
che allora soltanto 
diverrà davvero nobile e degno, 
di avvicinarti, con ogni tua forza, 
alla comprensione della Realtà, 
fuori dello spazio e del tempo; 
lascia che la parola del Divino Mediatore risuoni nel tuo cuore, 
medita la sua eco e attendi 
quell’improvvisa illuminazione e partecipazione
che ti faccia ascendere di un balzo i gradini dell’ontologia esistenziale 
e dalla soglia del mistero
ti porti alla soglia dell’Essere».
F. Severi (1879-1961)

sabato 20 febbraio 2016

La Trasfigurazione di Gesù secondo il Beato Angelico

La Trasfigurazione di Gesù Cristo è un dipinto murale, eseguito tra il 1438 ed il 1440 circa, ad affresco, da Guido di Pietro, detto Beato Angelico (1395 ca. – 1455), situato  nella cella 6 del dormitorio, al primo piano, nel Convento di San Marco, oggi sede del Museo Nazionale di San Marco di Firenze.

La pittura del Beato Angelico, che apparteneva all’Ordine dei Frati Predicatori, o Domenicani, con il nome di Fra Giovanni, è totalmente al servizio della predicazione evangelica; apparentemente semplice, è ricca di simbologie bibliche e teologiche.

La luce a forma di mandorla che avvolge Gesù rappresenta la presenza di Dio. Nel brano della trasfigurazione, infatti , è Dio stesso che parla dicendo: “Questi è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo!” (Lc 9,35). Al tempo stesso la mandorla è simbolo di interiorità. Gesù manifesta la sua natura divina, che normalmente è velata nelle sembianze umane.

Mosé viene rappresentato con due raggi di luce sul capo, che indicano la luminosità di chi è stato al cospetto di Dio per ricevere da lui la Legge.
Appena sotto troviamo Maria in atteggiamento di preghiera e di ascolto.
Il profeta Elia è tradizionalmente rappresentato calvo. È il profeta degli ultimi tempi perché di lui si dice che non fosse morto, ma rapito in cielo su un carro di fuoco, per ritornare al tempo del Messia. Sotto di lui, in preghiera, san Domenico, fondatore dell’Ordine dei Predicatori.
I tre discepoli che assistono all’episodio rappresentano i tre atteggiamenti dell’uomo di fronte alla rivelazione del mistero di Dio in Gesù.
Il primo è Pietro, che resta sbigottito e quasi intimorito da ciò che vede; Giacomo cerca di ripararsi il volto dalla troppa luce e infine Giovanni si mette in preghiera per adorare.

In particolare quest’opera insegna che tutta la Scrittura parla di Gesù, e solo considerando la Bibbia nel suo insieme di Antico e Nuovo Testamento è possibile capire chi è Gesù e scoprire il mistero profondo della sua persona, Figlio di Dio e Figlio dell’uomo; di lui hanno parlato le scritture di Israele riassunte nelle figure di Mosé, considerato l’autore del Pentateuco, e di Elia, il rappresentante della profezia.
Le braccia aperte a forma di croce indicano che è nel mistero della croce che Gesù rivela pienamente il volto amorevole del Padre.

Da “La sabbia e le stelle" SEI 2014

sabato 13 febbraio 2016

Vieni



Vieni 

(Giuni Russo - Maria Antonietta Sisini)


Vieni chiunque tu sia vieni
Vieni chiunque tu sia vieni
Sei un miscredente un idolatra un pagano vieni
Sei un miscredente un idolatra un pagano vieni
La nostra casa non è un luogo di disperazione
E anche se hai violato cento volte una promessa vieni
Vieni, vieni
Vieni, vieni
Sei un miscredente un idolatra un pagano vieni
Sei un miscredente un idolatra un pagano vieni
La nostra casa non è un luogo di disperazione
E anche se hai violato cento volte una promessa vieni
Vieni, vieni
Vieni

sabato 30 gennaio 2016

Teniamo lo sguardo su Gesù



Fu necessario che il Figlio di Dio soffrisse per noi? Molto, e possiamo parlare di una duplice necessità: come rimedio contro il peccato e come esempio nell'agire.
Fu anzitutto un rimedio, perché è nella passione di Cristo che troviamo rimedio contro tutti i mali in cui possiamo incorrere per i nostri peccati. Ma non minore è l'utilità che ci viene dal suo esempio. La passione di Cristo infatti è sufficiente per orientare tutta la nostra vita. [...]

Se cerchi un esempio di carità, ricorda: «Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici» (Gv 15, 13). Questo ha fatto Cristo sulla croce. E quindi, se egli ha dato la sua vita per noi, non ci deve essere pesante sostenere qualsiasi male per lui.

Se cerchi un esempio di pazienza, ne trovi uno quanto mai eccellente sulla croce. La pazienza infatti si giudica grande in due circostanze: o quando uno sopporta pazientemente grandi avversità, o quando si sostengono avversità che si potrebbero evitare, ma non si evitano. Ora Cristo ci ha dato sulla croce l'esempio dell'una e dell'altra cosa. Infatti «quando soffriva non minacciava» (1 Pt 2, 23) e come un agnello fu condotto alla morte e non apri la sua bocca (cfr. At 8, 32). Grande è dunque la pazienza di Cristo sulla croce: «Corriamo con perseveranza nella corsa, tenendo fisso lo sguardo su Gesù, autore e perfezionatore della fede. Egli, in cambio della gioia che gli era posta innanzi, si sottopose alla croce, disprezzando l'ignominia» (Eb 12, 2).

Se cerchi un esempio di umiltà, guarda il crocifisso: Dio, infatti, volle essere giudicato sotto Ponzio Pilato e morire.

Dalle «Conferenze» di san Tommaso d'Aquino
(Conf. 6 sopra il «Credo in Deum»)

sabato 23 gennaio 2016


"Dio è dentro di noi, siamo noi che siamo fuori di noi.
Dio è a casa, siamo noi che siamo fuori".
(Meister Eckart)

martedì 5 gennaio 2016

Con i fatti e nella verità


“Noi sappiamo che siamo passati dalla morte alla vita, perché amiamo i fratelli. Chi non ama rimane nella morte.  Chiunque odia il proprio fratello è omicida, e voi sapete che nessun omicida ha più la vita eterna che dimora in lui.
In questo abbiamo conosciuto l'amore, nel fatto che Gesù ha dato la sua vita per noi; quindi anche noi dobbiamo dare la vita per i fratelli.  Ma se uno ha ricchezze di questo mondo e, vedendo il suo fratello in necessità, gli chiude il proprio cuore, come rimane in lui l'amore di Dio?  Figlioli, non amiamo a parole né con la lingua, ma con i fatti e nella verità.
In questo conosceremo che siamo dalla verità e davanti a lui rassicureremo il nostro cuore, qualunque cosa esso ci rimproveri. Dio è più grande del nostro cuore e conosce ogni cosa”. (1Gv 14-20)


Siamo disorientati, ci spazientiamo  di fronte al male che vediamo fuori di noi e spesso in noi e da noi. I fatti, le azioni certamente  dicono se si agisce con verità, se c’è vero amore nel cuore delle persone. A volte “ci prendiamo” a giudicare la cattiveria delle azioni altrui; ma chi può leggere ciò che sta dentro il cuore delle altre persone? Chi può conoscere le intenzioni che muovono le azioni? Ciò che invece è sicuro, è vero, è che, mentre giudichiamo gli altri, ci esponiamo alla pericolosa illusione di essere noi persone buone, vere nel fare il bene. “In questo conosceremo che siamo dalla verità e davanti a lui rassicureremo il nostro cuore…” quando ci impegniamo a “dare la vita per i fratelli”. Lasciamo a Dio giudicare gli altri che “è più grande del nostro cuore e conosce ogni cosa”, noi… amiamo!

venerdì 1 gennaio 2016

L'officina della pace

A DIRE il vero non siamo molto abituati a legare il termine “pace” a concetti dinamici. Raramente sentiamo dire: “Quell’uomo si affatica in pace”, “lotta in pace“, “strappa la vita coi denti in pace”. Più consuete, nel nostro linguaggio, sono invece le espressioni: “sta seduto in pace”, “legge in pace”, “medita in pace” e, ovviamente “riposa in pace”.
La pace, insomma ci richiama più la vestaglia da camera che lo zaino del viandante. Più il confort del salotto che i pericoli della strada. Più il caminetto che l’officina brulicante di problemi. Più il silenzio del deserto che il traffico della metropoli. Più la penombra raccolta di una chiesa che una riunione di sindacato. Più il mistero della notte che i rumori del meriggio.
Occorre forse una rivoluzione di mentalità per capire che la pace non è un dato, ma una conquista. Non un bene di consumo, ma il prodotto di un impegno.  Non un nastro di partenza, ma uno striscione di arrivo. La pace richiede lotta, sofferenza, tenacia.
Esige alti costi d’incomprensione e di sacrificio. Rifiuta la tentazione del godimento. Non tollera atteggiamenti sedentari. Non annulla la conflittualità. Non ha molto da spartire con la banale “vita pacifica”.
Sì, la pace prima che traguardo è cammino. E, per giunta, cammino in salita. Vuol dire allora che ha le sue tabelle di marcia e i suoi ritmi, i suoi percorsi preferenziali e i suoi tempi tecnici, i suoi rallentamenti e le sue accelerazioni. Forse anche le sue soste. Se è così occorrono attese pazienti.
E sarà beato, perché operatore di pace, non chi pretende di trovarsi all’arrivo senza essere mai partito ma chi parte. Col miraggio di una sosta sempre gioiosamente intravista, anche se mai – su questa terra s’intende – pienamente raggiunta.

(Don Tonino Bello, discorso  per la marcia della pace a Saraievo,  dicembre 1992)

A chi è giovane, il dovere e l’impegno di mantenerci in una dinamica lotta pacifica per andare verso un futuro di pace e prosperità per tutti. A chi è più avanti nell’esperienza della vita, il dovere e l’impegno di togliersi “la vestaglia da camera” e affrontare i pericoli della strada del dialogo vero, disposti a perseverare con questo atteggiamento fecondo nella “officina brulicante di problemi” che è il mondo degli umani.