Per vari motivi di
carattere letterario viene riconosciuta nei Salmi 42-43 un’unica e
omogenea composizione. Uno di questi motivi è la ripetizione
dell’identica antifona a metà e alla fine del Salmo 43 e alla fine
del 44: “Perché ti rattristi, anima mia?...”, che risulta un
raro esempio biblico di dialogo interiore e di introspezione
psicologica.
Il Salmo 42-43 si apre
all’improvviso con una comparazione, costruita su un’immagine e
su un paesaggio di grande poesia: “Come la cerva anela ai corsi
d’acqua, così la mia anima anela a te o Dio”. Queste parole
esprimono un desiderio vitale. Nel grido di dolore della cerva
assetata il Salmista sembra riflettere la sua tragedia di esule, di
isolato, di “scomunicato” da quella fonte di vita che è il
tempio, forse nella circostanza della deportazione in Babilonia.
Il simbolo dell’acqua
ricorre più volte nel Salmo 42-43: è segno di vita (nell’aspetto
dissetante), segno di morte (acqua oceanica distruttrice) e infine
ancora segno di fecondità con riferimento a Dio.
Il rito romano latino ha
lungamente usato il solo Salmo 43 come preghiera d’introduzione
alla liturgia eucaristica, a motivo della tensione che il salmo offre
verso la celebrazione liturgica. Nella ripetizione
dell’antifona-ritornello “Perché ti rattristi, anima mia?...”,
nel Salmo si percepisce un crescendo che va dal ricordo del “santo
monte” alla dimora di Dio, dall’altare a Dio stesso.
(42)
Come la cerva anela ai corsi
d'acqua,
così l'anima mia anela a te, o Dio.
L'anima mia ha sete di Dio, del Dio
vivente:
quando verrò e vedrò il volto di
Dio?
Le lacrime sono mio pane giorno e
notte,
mentre mi dicono sempre: "Dov'è
il tuo Dio?".
Questo io ricordo, e il mio cuore si
strugge:
attraverso la folla avanzavo tra i
primi
fino alla casa di Dio,
in mezzo ai canti di gioia
di una moltitudine in festa.
Perché ti
rattristi, anima mia,
perché su di
me gemi?
Spera in Dio:
ancora potrò lodarlo,
lui, salvezza
del mio volto e mio Dio.
In me si abbatte l'anima mia;
perciò di te mi ricordo
dal paese del Giordano e dell'Ermon,
dal monte Misar.
Un abisso chiama l'abisso al fragore
delle tue cascate;
tutti i tuoi flutti e le tue onde
sopra di me sono passati.
Perché ti
rattristi, anima mia,
perché su di
me gemi?
Spera in Dio:
ancora potrò lodarlo,
lui, salvezza
del mio volto e mio Dio.
(43)
Manda la tua verità e la tua luce;
siano esse a guidarmi,
mi portino al tuo monte santo e alle
tue dimore.
Verrò all'altare di Dio,
al Dio della mia gioia, del mio
giubilo.
A te canterò con la cetra, Dio, Dio
mio.
Perché ti
rattristi, anima mia,
perché su di
me gemi?
Spera in Dio:
ancora potrò lodarlo,
lui, salvezza
del mio volto e mio Dio.
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