Alla Messa dell’Epifania un semplice sacerdote, non più
tanto giovane e senza tante pretese, ha concluso la sua omelia in un modo,
secondo me, “magistrale” (non in senso accademico, ma letteralmente, da
maestro, come colui che può insegnare qualcosa).
Aveva cercato con un po’ di fatica di sottolineare il fatto
che i Magi, pagani, stranieri, si erano messi in movimento per aver visto un
segno.. di cosa.. non lo sapevano bene neanche loro. A Gerusalemme, cuore di
Israele, cuore della religione ebraica, avevano perso questo segno, ma, invece
di fermarsi o tornare indietro, decidono di rivolgersi a chi sicuramente poteva
sapere qualcosa, ai sapienti, ai sacerdoti, al Re. E in effetti questi “sapevano”.
E li mandano a Betlemme.
I Magi ripartono. Ma loro, i sapienti religiosi, se ne
restano a palazzo o al tempio ad aspettare..
E i Magi incontreranno l’Emmanuele, i sapienti d’Israele
no..
Ed ecco la conclusione, nella sua semplicità e profondità:
anche da me, diceva, a volte arrivano persone “pagane, straniere”, che hanno
avuto magari delle intuizioni. E il mio primo pensiero è come fare a riportarli
in Chiesa, alle celebrazioni, ai sacramenti.. Ma il Vangelo mi dice qualcosa di
diverso: mettiti in movimento con loro, esci sulle loro strade, lì dove l’Emmanuele
li sta aspettando.. accompagnali all’incontro e lì, nelle loro vite quotidiane,
insieme troverete Dio.
Tutto qui? Sì.. tutto qui.. scontato nella sua semplicità..
chi non parla ormai da anni di andare lì dove sono le persone, i giovani
soprattutto?.. Eppure, sentire “il pastore” di una comunità che dall’alto dell’altare,
con umiltà, riconosce di dover cambiare il suo modo di fare, il modo di “fare
Chiesa”, il modo di condurre una certa pastorale dei Sacramenti, a me ha fatto bene. Ben venga una Chiesa fatta
di persone in cammino, gli uni accanto agli altri, uomini e donne, sacerdoti e
religiosi, in un accompagnarsi reciproco
fino a scoprire Dio lì dove si manifesta, nella Vita di ognuno di noi!
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