ùSul lungomare Caracciolo (Napoli) ultimo appuntamento prima di tornare a Roma: la teoria del gender, i matrimoni senza fede, il sinodo sulla famiglia. E scherza con una 95enne: «Lei ha quell'età? E io sono Napoleone»
«Scusate se sono seduto, ma sono stanco… ma voi napoletani, eh? Mi fate
muovere!». Ultimo appuntamento di una giornata molto intensa per Papa Francesco
a Napoli. Prima di riprendere l’elicottero che per le 19 lo riporta in
Vaticano, Jorge Mario Bergoglio si ferma sul lungomare Caracciolo per
incontrare i giovani del capoluogo campano. Mette da parte il discorso
preparato e risponde a tre domande – poste da una ragazza, da un’anziana e da
una coppia di sposi – sui temi più disparati, dalle nozze alla crisi della
famiglia, dalla teoria del gender ai silenzi di Dio.
«Il nostro Dio è il Dio delle parole, dei gesti, dei silenzi», ha detto il
Papa ad una ragazza che gli aveva chiesto ragione del dolore innocente che c’è
nel mondo. «Il più grande silenzio di Dio è la croce: Gesù ha sentito il
silenzio del padre fino a chiamarlo abbandono: “Padre perché mi hai
abbandonato?” E poi è successo quel miracolo, quella parola, quel gesto
grandioso che è stata la risurrezione. Ma il nostro Dio è anche Dio dei
silenzi, e sono silenzi che non puoi spiegare se non parli con il crocifisso.
Per esempio, perché soffrono i bambini? Come mi spieghi questo? Dove trovi una
parola di Dio che lo spieghi? E' uno dei grandi silenzi di Dio. Il silenzio di
Dio non dico che si possa capire, possiamo avvicinarci guardando il Cristo
crocifisso, Cristo che muore, Cristo abbandonato. E’ questa la verità», ha
proseguito il Papa. «Io non posso ingannarti dicendo: andrà tutto bene, sarai
felice, avrai una buona fortuna, soldi. No, il nostro Dio fa anche i silenzi.
Parole, gesti e silenzi, queste tre cose devi unirle nella tua vita. Questo mi
viene da dirti: scusami, non ho un'altra ricetta».
Il Papa ha poi risposto a Erminia, una vedova di 95 anni che ha trovato il
sostegno di una «comunità cristiana», iniziando da una battuta: «Si accomodi…
perché quando io sento dire che lei ha 95 anni, ho voglia di dirle: se lei ha
95 anni, io sono Napoleone!». Il Papa ha ripreso il concetto di «cultura dello
scarto», evocato dalla signora, denunciando lo scarto di anziani e bambini
nella società odierna, «usa e getta». E, rievocando quanto già detto in una
recente udienza generale del mercoledì, sui genitori anziani abbandonati nelle
case di riposto dai figli, ha sottolineato che «l’affetto è la migliore medicina»,
soprattutto per gli anziani, mentre, senza «eufemismi», nella società di oggi a
volte prevale la «eutanasia», non solo quando «ti danno una puntura e ti
mandano dall'altra parte», ma anche la «eutanasia nascosta: non darti le
medicine, non darti le cure, farti la vita triste e così si muore».
Ad una coppia di sposi che chiedeva della difficoltà della famiglia nel
frangente attuale, il Papa ha detto che «la famiglia è in crisi, e non è una
novità», ed ha elencato una serie di cause diverse: dalla mancanza di fede
(«Stiamo ancora cercando una chiesa in armonia con il vestito, e poi il
ristornate vicino alla chiesa, e poi le bomboniere: ma dimmi, con che fede ti
sposi, è un fatto sociale?») alle «colonizzazioni ideologiche» che ci sono in
Europa e oltreoceano: «Modalità, proposte, anche quello sbaglio della mente
umana che è la teoria del gender e che fa tanta confusione: la famiglia è sotto attacco». Bergoglio, che ha
sottolineato di non avere «ricette», ha però indicato nella «testimonianza» e
nella «preghiera» due concetti-chiave per affrontare in modo maturo l’amore
(«tiratevi pure i piatti, ma fate la pace prima di andare a dormire»), ed ha
ricordato che proprio per questa crisi della famiglia «il Signore ha voluto il
sinodo sulla famiglia».
Il Papa, che prima del lungomare aveva incontrato i malati nella basilica
del Gesù nuovo, ha concluso l’incontro con i giovani ricordando che il primo
giorno di primavera è «giorno dei giovani» e sottolineando che «se noi vogliamo
che il nostro popolo abbia futuro, abbiamo cura dei giovani, cercando per loro
il lavoro e strade di uscita da questa crisi, dando loro i valori
dell'educazione, e abbiamo cura degli anziani, che portano saggezza della
vita». Infine il commiato: «A Maronna v’accompagne».
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