E poi è venuto Leandro Santos. Lui ha posto delle domande sul mondo
dell’informazione. Oggi con tanti media siamo superinformati:
questo è un male? No. Questo è bene e aiuta, però corriamo il pericolo di
vivere accumulando informazioni. E abbiamo tante informazioni, ma forse non
sappiamo che farcene. Corriamo il rischio di diventare “giovani-museo”, che
hanno tutto ma non sanno che farsene. Non abbiamo bisogno di giovani-museo, ma
di giovani sapienti! Mi potreste chiedere: Padre, come si arriva ad essere
sapienti? E questa è un’altra sfida, la sfida dell’amore. Qual è la materia più
importante che bisogna imparare all’università? Qual è la più importante da
imparare nella vita? Imparare ad amare! E questa è la sfida che la vita pone a
voi oggi. Imparare ad amare! Non solo accumulare informazioni e non sapere che
farsene. E’ un museo. Ma attraverso l’amore far sì che questa informazione sia
feconda. Per questo scopo il Vangelo ci propone un cammino sereno, tranquillo:
usare i tre linguaggi: il linguaggio della mente, il linguaggio del cuore e il
linguaggio delle mani. E questi tre linguaggi in modo armonioso: quello che
pensi lo senti e lo realizzi. La tua informazione scende al cuore, lo commuove
e lo realizza. E questo armoniosamente: pensare ciò che si sente e ciò che si
fa. Sentire ciò che penso e che faccio; fare ciò che penso e che sento. I tre
linguaggi. Siete capaci di ripetere i tre linguaggi a voce alta?
Il vero amore è amare e lasciarmi amare. E’ più difficile lasciarsi amare
che amare. Per questo è tanto difficile arrivare all’amore perfetto di Dio,
perché possiamo amarlo, ma la cosa importante è lasciarsi amare da Lui. Il vero
amore è aprirsi a questo amore che ci precede e che ci provoca una sorpresa. Se
voi avete solo tutta l’informazione siete chiusi alle sorprese; l’amore ti apre
alle sorprese, l’amore è sempre una sorpresa perché presuppone un dialogo a
due. Tra chi ama e chi è amato. E di Dio diciamo che è il Dio delle sorprese
perché Lui ci ha amati per primo e ci aspetta con una sorpresa. Dio ci sorprende..
Lasciamoci sorprendere da Dio! E non abbiamo la psicologia del computer di
credere di sapere tutto. Com’è questa cosa? Un attimo e il computer ti
dà tutte le risposte, nessuna sorpresa. Nella sfida dell’amore Dio si manifesta
con delle sorprese. Pensiamo a san Matteo: era un buon commerciante, in più
tradiva la sua patria perché prendeva le tasse dei giudei per darle ai romani,
era pieno di soldi e prendeva le tasse. Passa Gesù, lo guarda e gli dice:
vieni! Quelli che stavano con Lui dicono: Chiama questo che è un traditore, un
infame? E lui si attacca al denaro. Ma la sorpresa di essere amato lo vince e
segue Gesù. Quella mattina quando aveva salutato sua moglie non avrebbe mai
pensato che sarebbe tornato senza denaro e di fretta per dire a sua moglie di
preparare un banchetto. Il banchetto per colui che lo aveva amato per primo.
Che lo aveva sorpreso con qualcosa di più importante di tutti i soldi che
aveva.
Lasciati sorprendere dall’amore di Dio! Non abbiate paura delle sorprese,
che ti scuotono, ti mettono in crisi, ma ci mettono in cammino. Il vero amore
ti spinge a spendere la vita anche a costo di rimanere a mani vuote. Pensiamo a
san Francesco: lasciò tutto, morì con le mani vuote ma con il cuore pieno.
D’accordo? Non giovani da museo, ma giovani sapienti. Per essere sapienti,
usare i tre linguaggi: pensare bene, sentire bene e fare bene. E per essere
sapienti, lasciarsi sorprendere dall’amore di Dio, e vai, e spendi la vita!
Grazie per il tuo contributo di oggi!
E quello che è venuto con un buon programma per aiutarci a vedere come
possiamo fare nella vita è stato Rikki! Ha raccontato tutte le attività, tutto
quello che fanno, tutto quello che vogliono fare. Grazie Rikki! Grazie per
quello che fate tu e i tuoi compagni. Però ti voglio fare una domanda: tu e i
tuoi amici vi impegnate a dare, date, date, date, aiutate… ma lasci che ti
diano?... Rispondi nel tuo cuore. Nel Vangelo che abbiamo ascoltato poco fa,
c’è una frase che per me è la più importante di tutte: dice il Vangelo che
Gesù, quel giovane, lo guardò e lo amò (cfr Mc 10,21). Quando
uno vede il gruppo di Rikki e i suoi compagni, li ama molto perché fanno cose
molto buone, però la frase più importante che dice Gesù è: «Una cosa sola ti
manca» (Mc 10,21). Ognuno di noi ascolti in silenzio questa parola
di Gesù: «Una cosa sola ti manca».
Che cosa mi manca? A tutti quelli che Gesù ama tanto perché danno tanto
agli altri io domando: voi lasciate che gli altri vi diano di quell’altra
ricchezza che voi non avete? I sadducei, i dottori della legge dell’epoca di
Gesù davano molto al popolo, davano la legge, insegnavano, ma non hanno mai
lasciato che il popolo desse loro qualcosa. E’ dovuto venire Gesù per lasciarsi
commuovere dal popolo. Quanti giovani come voi che sono qui sanno dare però non
sono altrettanto capaci di ricevere!
«Una cosa sola ti manca». Questo è ciò che ci manca: imparare a mendicare
da quelli a cui diamo. Questo non è facile da capire: imparare a mendicare.
Imparare a ricevere dall’umiltà di quelli che aiutiamo. Imparare ad essere evangelizzati
dai poveri. Le persone che aiutiamo, poveri, malati, orfani, hanno molto da
darci. Mi faccio mendicante e chiedo anche questo? Oppure sono autosufficiente
e so soltanto dare? Voi che vivete dando sempre e credete che non avete bisogno
di niente, sapete che siete veramente poveri? Sapete che avete una grande
povertà e bisogno di ricevere? Ti lasci aiutare dai poveri, dai malati e da
quelli che aiuti? Questo è ciò che aiuta a maturare i giovani impegnati come
Rikki nel lavoro di dare agli altri: imparare a tendere la mano a partire dalla
propria miseria.
Ci sono alcuni punti che avevo preparato. Il primo, che già ho detto,
imparare ad amare e a lasciarsi amare.
C’è un’altra sfida, che è la sfida dell’integrità morale. Questo non
soltanto a causa del fatto che il vostro Paese, più di altri, rischia di essere
seriamente colpito dal cambiamento climatico. E’ la sfida del prendersi cura
dell’ambiente.
E infine c’è la sfida per i poveri. Amare i poveri. I nostri Vescovi
vogliono che siate attenti ai poveri soprattutto in questo “Anno dei poveri”.
Voi pensate ai poveri? Sentite con i poveri? Fate qualcosa per i poveri? E
chiedete ai poveri di darvi quella sapienza che loro hanno? Questo è ciò che
volevo dirvi. Perdonatemi perché non ho letto quasi niente di ciò che avevo
preparato Ma c’è una espressione che mi consola un po’: “La realtà è superiore
all’idea”. E la realtà che voi avete presentato, la realtà che voi siete è
superiore a tutte le risposte che io avevo preparato. Grazie!
INCONTRO CON I GIOVANI DISCORSO DEL SANTO PADRE
(Campo sportivo dell’Università Santo Tomas di Manila)
Domenica, 18 gennaio 2015
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