La luce a forma di mandorla che avvolge Gesù rappresenta la presenza di Dio. Nel brano della trasfigurazione, infatti , è Dio stesso che parla dicendo: “Questi è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo!” (Lc 9,35). Al tempo stesso la mandorla è simbolo di interiorità. Gesù manifesta la sua natura divina, che normalmente è velata nelle sembianze umane.
Mosé viene rappresentato con due raggi di luce sul capo, che indicano la luminosità di chi è stato al cospetto di Dio per ricevere da lui la Legge.
Appena sotto troviamo Maria in atteggiamento di preghiera e di ascolto.
Il profeta Elia è tradizionalmente rappresentato calvo. È il profeta degli ultimi tempi perché di lui si dice che non fosse morto, ma rapito in cielo su un carro di fuoco, per ritornare al tempo del Messia. Sotto di lui, in preghiera, san Domenico, fondatore dell’Ordine dei Predicatori.
I tre discepoli che assistono all’episodio rappresentano i tre atteggiamenti dell’uomo di fronte alla rivelazione del mistero di Dio in Gesù.
Il primo è Pietro, che resta sbigottito e quasi intimorito da ciò che vede; Giacomo cerca di ripararsi il volto dalla troppa luce e infine Giovanni si mette in preghiera per adorare.
In particolare quest’opera insegna che tutta la Scrittura parla di Gesù, e solo considerando la Bibbia nel suo insieme di Antico e Nuovo Testamento è possibile capire chi è Gesù e scoprire il mistero profondo della sua persona, Figlio di Dio e Figlio dell’uomo; di lui hanno parlato le scritture di Israele riassunte nelle figure di Mosé, considerato l’autore del Pentateuco, e di Elia, il rappresentante della profezia.
Le braccia aperte a forma di croce indicano che è nel mistero della croce che Gesù rivela pienamente il volto amorevole del Padre.
Da “La sabbia e le stelle" SEI 2014
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