venerdì 16 novembre 2012

ALBERTO MAGNO 1206 - 1280


"Insegnami signore ad affondare le radici nel cielo e non nella terra, affinché sia trovato fedele non nel fogliame delle parole ma nei frutti di opere buone"





Per questo pregai e mi fu elargita la prudenza,
implorai e venne in me lo spirito di sapienza. 
La preferii a scettri e a troni,
stimai un nulla la ricchezza al suo confronto,
non la paragonai neppure a una gemma inestimabile,
perché tutto l'oro al suo confronto è come un po' di sabbia
e come fango sarà valutato di fronte a lei l'argento.
L'ho amata più della salute e della bellezza,
ho preferito avere lei piuttosto che la luce,
perché lo splendore che viene da lei non tramonta.
Insieme a lei mi sono venuti tutti i beni;
nelle sue mani è una ricchezza incalcolabile.
Ho gioito di tutto ciò, perché lo reca la sapienza,
ma ignoravo che ella è madre di tutto questo.
Ciò che senza astuzia ho imparato, senza invidia lo comunico,
non nascondo le sue ricchezze.
Ella è infatti un tesoro inesauribile per gli uomini;
chi lo possiede ottiene l'amicizia con Dio,
è a lui raccomandato dai frutti della sua educazione.
Egli stesso mi ha concesso la conoscenza autentica delle cose,
per comprendere la struttura del mondo e la forza dei suoi elementi,
il principio, la fine e il mezzo dei tempi,
l'alternarsi dei solstizi e il susseguirsi delle stagioni,
i cicli dell'anno e la posizione degli astri,
la natura degli animali e l'istinto delle bestie selvatiche,
la forza dei venti e i ragionamenti degli uomini,
la varietà delle piante e le proprietà delle radici.
Ho conosciuto tutte le cose nascoste e quelle manifeste,
perché mi ha istruito la sapienza, artefice di tutte le cose.
Sapienza 7,7-14.17-21


L'ufficio delle Letture dei Predicatori prevede questa come prima lettura: quali parole più appropriate per la festa di San Alberto, un uomo che seppe unire in sintesi armonica il sapere scientifico, filosofico e teologico, tanto da ricevere il titolo di doctor universalis.

NOTA STORICA
Giunge a Bologna un anno dopo la morte di San Domenico e acceso dalle prediche di Giordano di Sassonia decide di diventare domenicano. 
Inizia il suo apostolato a Colonia, all'epoca importante punto d'incontro delle grandi vie di comunicazione dei popoli del nord-ovest di Europa. Da subito i suoi sforzi intellettivi si inserirono nella problematica che cercava di adattare le teorie di Aristotele e Averroè al pensiero cristiano con la speculazione di Mosé Maimonide (condannate nel 1231 da Gregorio IX, favorevole al pensiero platonico-agostiniano). Introduce il metodo di combattere con le stesse armi (filosofia aristotelica) gli errori dei suoi avversari, contribuendo alla fondazione del procedimento comprensivo che ci porta a ritenere che ogni scienza umana sperimentale, per quanto oggettiva, non può prescindere dalla comprensione della mentalità e degli argomenti dei soggetti studiati. Insegnò in diversi centri in Germania e a Parigi nel 1245 fu maestro di Tommaso d'Aquino (vedi immagine a inizio pagina).
Grazie alla collaborazione con Tommaso poté accumulare una formazione enciclopedica di tendenza aristotelica a partire dai commenti su Dionigi Pseudo Areopagita e l'Etica Nicomachea.
Negli anni cinquanta insegnò in diverse attività universitarie, fu a capo del governo della provincia teutonica e si impegnò nell'arbitrare in conflitti cittadini.
Nel 1256 davanti ad Alessandro VI difese ad Agnani, con San Bonaventura, la causa degli ordini mendicanti contro gli attacchi di Guglielmo di Sant'Amore che rappresentava gli interessi dei secolari che si sentivano minacciati nelle cattedre dottorali, non potendo conciliare studio e povertà. Nel 1260, a 67 anni, per ordine del Papa, accettò l'episcopato di Ratisbona e riordinò la diocesi. Implorò dispensa da questa carica sognando la vita di convento: l'otterrà ma a patto che predicasse la crociata nei paesi di lingua tedesca. Trascorse il resto della sua vita insegnando a Colonia. Nel 1277 difese le tesi dei S. Tommaso nelle università francesi, messe in discussione dal vescovo di Parigi, S. Tempier.

ATTUALITA'
L'esempio di S. Alberto è di notevole importanza. Pio XII nel 1941 dice di lui: "Dio, che ha reso grande il vescovo S. Alberto nel ricercare l'armonia tra la sapienza umana e la verità rivelata, perché anche noi, illuminati dal suo insegnamento, attraverso il progresso scientifico possiamo crescere nella sua conoscenza e nel suo amore".
Il suo insegnamento vede la filosofia come scienza indipendente ma "ancillare" alla teologia, aprendo così la strada al metodo scolastico; contribuisce a riconoscere nelle scienze un mezzo efficace per vanificare certe immaginazioni speculative e confuse e considera le arti liberali indispensabili allo studio della Scrittura. E' fortemente convinto che fra scienza e fede c'è distinzione ma non contraddizione, l'osservazione e la sperimentazione hanno grande importanza.
Difende strenuamente l'aristotelismo di S. Tommaso; la sua vasta cultura latina, araba, ebraica gli diedero la possibilità di conciliare la corrente mistico-agostiniana e la corrente aristotelico-tomista.
Considerato uno dei costruttori dell'Europa del suo tempo, contribuendo a salvarne l'unità politica, ricordiamo le sue azioni di mediazione sociale e di arbitraggio nei conflitti.
"Va' tu stesso da Dio; ti sarà più utile che mandare tutti santi che sono in cielo". Così si esprimeva per sottolineare che nella ricerca del bene sociale e culturale l'importanza del rapporto diretto con Dio è insostituibile.


Per chi volesse, suggeriamo le letture proposte dalla Liturgia della Parola:
Sir 6, 18-21. 33-37
Gc 3,13-18
Sal 118
Mt 25, 14-23
Buona festa a tutti, soprattutto agli studenti!




1 commento:

sr Lorenza ha detto...

Un mio prof. del corso di Baccellierato in filosofia ci ha consegnato questa frase di Sant'Alberto ad indicare l'ambiente ideale in cui dovrebbe avvenire la ricerca della sapienza: "In dulcedine societatatae quaerere veritatem" (Cercare la verità nella dolcezza di una vita fraterna). Credo sia anche una bella definizione di ogni comunità domenicana! Alberto.. sei un GRANDE!