lunedì 26 novembre 2012

RIFLESSIONE BIBLICA SULL'INCONTRO GIOVANI 24\25 NOVEMBRE (A CURA DI SR. LORENZA ARDUIN)

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GUARDA CON GLI OCCHI DI UN ALTRO E SCOPRI
COSA VUOL DIRE ESSERE FRATELLI

 

Negli incontri promossi dai Giovani Domenicani Imeldini e proposti ad altri giovani, si è scelto di inserirsi nelle riflessioni contestuali all’Anno della Fede servendosi di alcuni film o cartoni più o meno conosciuti e di personaggi che riconosciamo come testimoni della fede.

In questo week end il filo conduttore della nostra riflessione comunitaria lo vogliamo riconoscere nel film di animazione “Koda fratello orso”.(1)
In esso ci è proposta una storia in cui la ricerca di una piena umanità passa attraverso un percorso di spogliazione dell’umanità stessa per assumerne il vero senso e il vero compimento: il dono di sé per amore.

Questo cammino di maturazione attraverso la spogliazione compiuto dal giovane Kenai per prendersi cura del piccolo orso Koda è cristianamente molto significativo e trova la sua massima espressione in Gesù e nel mistero della sua Incarnazione.

La Scrittura, e in modo particolarmente efficace la lettera di Paolo ai Filippesi(2), ci ricorda che:

(Cristo Gesù) pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l'essere come Dio, ma svuotò se stesso(3) assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini. Dall'aspetto riconosciuto come uomo, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce.

 

Gesù è il Verbo del Padre, il suo Figlio unigenito, della stessa natura e dignità divina del Padre, incarnatosi per far sì che nello Spirito Santo l’umanità fosse resa partecipe della natura divina.(4)

Inoltre Gesù, in forza della sua originaria uguaglianza con Dio, avrebbe potuto rivendicare un’esistenza umana gloriosa. Ha scelto, invece, di condividere la condizione umana restando, nella umiliazione della morte, fedele a Dio.

Il dinamismo della kenosis e cioè dello svuotamento-abbassamento del Verbo di Dio ha due movimenti: il prendere la forma umana e il morire sulla croce nell’obbedienza amorosa alla volontà del Padre.

Fin qui è impressionante la somiglianza tra la vicenda di kenai (notiamo anche se un po’ forzatamente… l’assonanza tra il termine kenosis e il nome Kenai) che diventa adulto nel dare tutto se stesso per amore e quella di Gesù incarnato, morto e risorto!

La vicenda di Kenai bellissima e commovente.. ha il suo esito nel vivere nella pelle dei suoi nuovi fratelli orsi per prendersi cura del piccolo Koda: il totem dell’orso dell’amore è stato attuato!

Gesù, il Figlio di Dio si è messo nella nostra pelle… “ha lavorato con mani d'uomo, ha pensato con mente d'uomo, ha agito con volontà d'uomo, ha amato con cuore d'uomo. Nascendo da Maria Vergine, egli si è fatto veramente uno di noi, in tutto simile a noi fuorché nel peccato”.(5)

Gesù ha vissuto il suo “totem dell’amore” sia mettendosi nella nostra pelle perché potessimo conoscere l'amore di Dio,(6) ma soprattutto morendo per noi!

Solo così ha potuto far nascere una nuova famiglia di fratelli e sorelle, la famiglia di Dio. In Cristo siamo “una sola famiglia,…comunichiamo tra di noi nella mutua carità e nell'unica lode della Trinità santissima (…)”. (7)

Ancora Paolo ce lo ricorda: in Cristo Gesù noi che un tempo eravamo i lontani siamo diventati i vicini grazie al sangue di Cristo (Ef 2, 11).

E ancora: “(…) avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo: "Abbà! Padre!". Lo Spirito stesso, insieme al nostro spirito, attesta che siamo figli di Dio. E se siamo figli, siamo anche eredi: eredi di Dio, coeredi di Cristo, se davvero prendiamo parte alle sue sofferenze per partecipare anche alla sua gloria.” (Rm 8,15)

Fratelli perché figli nel Figlio. Gesù figlio unigenito, figlio per natura, noi figli e fratelli per grazia, gratuitamente generati grazie alla sua morte e risurrezione.

Come umani tendiamo a vivere insieme: è un’esigenza della nostra natura quella della vita sociale. Attraverso il rapporto con gli altri, la reciprocità dei servizi e il dialogo con i fratelli, l'uomo sviluppa le proprie virtualità, e così risponde alla propria vocazione di uomo. (8)[Cf ibid., 25].

Ma l’essere fratelli in Cristo, cioè nella fede in Gesù, ci pone in una relazione totalmente nuova perché ci pone in una relazione totalmente nuova con Dio che non è solo il nostro Creatore ma diventa anche il nostro Padre. Questa nuova relazione è la Chiesa.

La Chiesa è la comunione di Dio e degli uomini: unita al Figlio unico diventato “il primogenito di molti fratelli” (Rm 8,29), essa è in comunione con un solo e medesimo Padre, in un solo e medesimo Spirito Santo mediante il quale siamo un cuor solo e un'anima sola” (At 4,32 ).(9)

Essendo fratelli di Cristo, perché figli nel Figlio, possiamo accogliere la sua vita in noi, trasformarci progressivamente in lui e diventare capaci di vivere come lui ha vissuto: (10) guardare con i suoi occhi, donarci con il suo stesso cuore fino a dare la vita come Lui.

Vivendo nella “nuova pelle” di battezzati, come figli adottivi abbiamo in eredità tutto quanto ci è necessario per vivere come Gesù la vita dello Spirito: la Parola e i sacramenti, soprattutto il sacramento della trasformazione, l’Eucaristia e il materno accompagnamento di Maria, la  madre a cui siamo stati affidati!(11) Abbiamo il sostegno dell’esempio e dell’intercessione dei santi…!

In questa comunione reale con Gesù, vivendo la sua stessa vita, potremo davvero guardare con gli occhi uno dell’altro perché possiamo imparare a guardare con i suoi occhi e concretamente aiutarci nel viaggio verso "la montagna dove le luci toccano la terra" quando Dio sarà tutto in tutti!(12)

Sr Lorenza Arduin
(Villa Imelda, 24 novembre 2012)

 

 

(1) http://it.wikipedia.org/wiki/Koda,_fratello_orso

(2) Filippesi 2, 4 ss.

(3)IS , 12: Perciò io gli darò in premio le moltitudini, dei potenti egli farà bottino, perché ha spogliato se stesso fino alla morte ed è stato annoverato fra gli empi, mentre egli portava il peccato di molti e intercedeva per i colpevoli.

(4) cf. Conc. Ecum. Vat. II, Dei Verbum, 2.

(5) Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes, 22.

(6) Così nella Scrittura leggiamo: “In questo si è manifestato l'amore di Dio per noi: Dio ha mandato il suo unigenito Figlio nel mondo perché noi avessimo la vita per lui” (1Gv 4,9). “Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna” (Gv 3,16).

(7) Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 50.

(8) Catechismo della Chiesa Cattolica n. 1879.

(9) CCC 2790.

(10) Chi crede in Cristo diventa figlio di Dio. Questa adozione filiale lo trasforma dandogli la capacità di seguire l'esempio di Cristo. Lo rende capace di agire rettamente e di compiere il bene. Nell'unione con il suo Salvatore, il discepolo raggiunge la perfezione della carità, la santità. La vita morale, maturata nella grazia, sboccia in vita eterna, nella gloria del cielo. CCC 1709.

(11) Gv 19, 25.

(12) 1Cor 15, 28.

1 commento:

tania ha detto...

io penso che sia bello riconoscersi figli di dio e tutti fratelli attraverso l'okkio di 1 altra persona, certo la società in cui siamo adesso che non ha più valori in cui ciò che conta non è l'essere ma l'apparire non è facile riconoscere tutto questo!
spesso si vede l'altro più come un freno x noi stessi che come ricchezza per cui in quest'ottica è pressochè impossibile riconoscersi tt fratelli attraverso gli okki altrui.
sarebbe giusto fermarsi, rivedere i valori che contano davvero, riconoscere che senza dio nn siamo niente e ke gli altri nn sono 1 freno per noi ma ricchezza.... solo cosi potremmo riconoscerci fratelli attraverso gli okki altrui