lunedì 29 settembre 2014

Salmo 46 (45)

Per il suo splendore letterario e per la sua limpidità teologica, il Salmo 46 (45) ha sollecitato l’attenzione di molti studiosi che in quest’ode trionfale hanno cercato di identificare non solo lo spirito di fede nel Protettore divino ma anche l’intreccio tra storia ed escatologia, tra presenza di Dio in Gerusalemme e presenza cosmica, tra vittoria presente e vittoria definitiva.
Alcuni versetti sono come un’antifona che si ripete e rivela l’uso liturgico del Salmo.
I simboli di guerra e il riferimento alla “città di Dio – Gerusalemme” richiamano alla stabilità della fede che difende dalle tempeste della storia. L’intervento divino che “spezza” le armi, vuole infrangere le tentazioni che pongono fiducia nella potenza e nella violenza. Il contenuto del Salmo però va al di là di una dimensione storica terrena.
C’è un riferimento al giudizio divino, c’è anche il simbolo dell’acqua nel suo significato bivalente di distruzione caotica e di benessere e di pace.

Dio è per noi rifugio e forza,
aiuto sempre vicino nelle angosce.
Perciò non temiamo se trema la terra,
se crollano i monti nel fondo del mare.
Fremano, si gonfino le sue acque,
tremino i monti per i suoi flutti.
Un fiume e i suoi ruscelli rallegrano la città di Dio,
la santa dimora dell'Altissimo.

Dio sta in essa: non potrà vacillare;
la soccorrerà Dio, prima del mattino.
Fremettero le genti, i regni si scossero;
egli tuonò, si sgretolò la terra.
Il Signore degli eserciti è con noi,
nostro rifugio è il Dio di Giacobbe.
Venite, vedete le opere del Signore,
egli ha fatto portenti sulla terra.
Farà cessare le guerre sino ai confini della terra,
romperà gli archi e spezzerà le lance,
brucerà con il fuoco gli scudi.
Fermatevi e sappiate che io sono Dio,
eccelso tra le genti, eccelso sulla terra.
Il Signore degli eserciti è con noi,
nostro rifugio è il Dio di Giacobbe.

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