sabato 22 marzo 2014

Salmo 23 (22)



E’ uno dei salmi più studiati e più amati, in cui si intrecciano fede e poesia. Anche alcune espressioni di Gesù alludono a questo salmo, quando parla del pastore buono.
Il pensiero di fondo sembra essere: “Nulla manca a chi è unito a Jahweh… ho tutto ciò che io mi possa augurare”. Nel versetto 4 si può trovare la frase centrale e decisiva: “Tu sei con me”.
E’ una preghiera autenticamente personale, di un poeta, che poi si è trasformata in preghiera corale.
Il pastore è un “salvatore” per il gregge, con il quale egli condivide il tempo, i rischi, la sete e la fame, il calore della giornata. Per questo in oriente il simbolo del pastore è stato applicato al re e alla divinità.
Nella seconda parte del salmo la simbologia del pastore si attenua e lascia il passo al pane, al vino, all’olio, segni dell’accoglienza ospitale.
Nelle descrizioni del salmo domina l’atmosfera del riposo, la liturgia vede in esso una anticipazione al riposo eterno e un accenno al Battesimo e all’Eucaristia, in una vita cristiana che percorre il “giusto cammino”.

Il Signore è il mio pastore:
non manco di nulla;
in pascoli erbosi mi fa riposare,
ad acque tranquille mi conduce.
Mi rinfranca,
mi guida per il giusto cammino,
per amore del suo nome.
Se dovessi camminare in una valle oscura,
non temerei alcun male,
perché tu sei con me, Signore.
Il tuo bastone e il tuo vincastro
mi danno sicurezza.

Davanti a me tu prepari una mensa
sotto gli occhi dei miei nemici;
cospargi di olio il mio capo.
Il mio calice trabocca.
Felicità e grazia mi saranno compagne
tutti i giorni della mia vita,
e abiterò nella casa del Signore
per lunghissimi anni.

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