E’ un salmo certamente monarchico
e antico, una preghiera per il re che però ha subito varie successive attualizzazioni,
essendo entrato nella liturgia in momenti importanti della nazione ebraica,
soprattutto per l’inizio di una guerra.
Per i cristiani il salmo è
diventato un inno a Cristo Re, che non vince con gli eserciti ma con la forza
dello Spirito.
Il “tu” del salmo è rivolto al
re, ma quello definitivo è rivolto a Jahweh. Sulla scena si alternano solisti e
coro, io e noi. Si percepisce già qui un collegamento tra la Gerusalemme
celeste e la Gerusalemme terrestre, il colle di Sion resta sempre il segno
della presenza di Dio nello spazio (il tempio) e nel tempo (il re è discendente
dalla dinastia davidica).
Nella rilettura cristiana questo
salmo regale può diventare un canto di vittoria del popolo credente; canto di
vittoria nel giorno ultimo, quando per l’azione di Cristo sarà debellata per
sempre la morte: “Ma siano rese grazie a Dio che ci concede la vittoria per
mezzo del Signore nostro Gesù Cristo” (1 Cor 15,57).

ti protegga il nome del Dio di Giacobbe.
Ti mandi l'aiuto dal suo santuario
e dall'alto di Sion ti sostenga.
Ricordi tutti i tuoi sacrifici
e gradisca i tuoi olocausti.
Ti conceda secondo il tuo cuore,
faccia riuscire ogni tuo progetto.
Esulteremo per la tua vittoria,
spiegheremo i vessilli in nome del nostro Dio;
adempia il Signore tutte le tue domande.
Ora so che il Signore salva il suo consacrato;
gli ha risposto dal suo cielo santo
con la forza vittoriosa della sua destra.
Chi si vanta dei carri e chi dei cavalli,
noi siamo forti nel nome del Signore nostro Dio.
Quelli si piegano e cadono,
ma noi restiamo in piedi e siamo saldi.
Salva il re, o Signore,
rispondici, quando ti invochiamo.
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