«Il Signore
è Dio di Abramo, di Isacco, di Giacobbe. Dio non è Dio di morti, ma di vivi».
Dio «di»: in
questo «di» ripetuto cinque volte è contenuto il motivo ultimo della
risurrezione, il segreto dell'eternità. Una sillaba breve come un respiro, ma
che contiene la forza di un legame, indissolubile e reciproco, e che significa:
Dio appartiene a loro, loro appartengono a Dio.
Dio di
Abramo, Dio di mio padre, di mia madre... Se quel legame si dissolve è il nome
stesso di Dio che si spezza. Il Dio più forte della morte è così umile da
ritenere i suoi amici parte integrante di sé, da qualificarsi attraverso i
nomi di quanti hanno vissuto nella sua amicizia.
Dio stesso
è la nostra vita, e lui vive di noi, vive di me, poiché l'amato è la vita di
chi ama.
La morte sta
dietro, alle spalle, non in faccia. In faccia a me sta il Dio dei viventi. (E.Ronchi)
Rembrandt - particolare |
Che bello sarebbe se anche noi provassimo a qualificare le nostre vite attraverso i nomi di quanti hanno vissuto nella nostra amicizia, di quanti ci hanno amato e ci amano: se ci presentassimo dicendo "Giorgia di Dio, di Sabrina, di Antonio, di...", "Giovanni di Dio, di Giovanna, di Giuliano, di Isabella, di Giulia.." . Dio vive di noi e noi viviamo di Lui attraverso la vita di chi amiamo e di chi ci ama. Dio appartiene a noi e noi apparteniamo a Lui: la speranza è davanti ai nostri occhi!
Buona Pasqua..ancora!
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