L’autore di questo
Salmo rivela una forte sensibilità morale. La sua preghiera, da
iniziale supplica di un malato grave, si trasforma in una confessione
del peccato.
C’è un lungo e
sconsolato lamento sulla malattia, la persona è consumata e sfinita,
piegata ed abbattuta, accasciata e triste, il suo grido di dolore è
come un ruggito. A questo si aggiunge il fatto che la malattia viene
considerata come frutto del peccato, e a ciò si deve poi aggiungere
l’ostilità umana. Pur nella desolazione della più acuta
sofferenza e pur nell’amarezza della solitudine, nel Salmo c’è
una certezza che non vacilla: “In te spero, Signore; tu mi
risponderai”.
L’invocazione
dell’orante è un appello alla comprensione e alla misericordia,
perché la prova è troppo pesante per una creatura così fragile
com’è l’uomo.
L’orante crede sempre
che dietro “la mano pesante” di Dio si nasconda la premura di un
padre che salva educando, di un medico che guarisce intervenendo.
Nel Salmo 38 (37) non
manca il riferimento ai “nemici”. La punizione passa anche
attraverso il mondo delle relazioni umane. Negli ultimi versetti il
fedele si getta con un grido tra le braccia di Dio e resta in attesa
della risposta di Colui che gli è padre, amico, salvatore… “Dio
mio”.
Signore, non
castigarmi nel tuo sdegno,
non punirmi
nella tua ira.
Le tue frecce
mi hanno trafitto,
su di me è
scesa la tua mano.
Per il tuo
sdegno non c'è in me nulla di sano,
nulla è
intatto nelle mie ossa per i miei peccati.
Le mie
iniquità hanno superato il mio capo,
come carico
pesante mi hanno oppresso.
In te spero,
Signore;
tu mi
risponderai, Signore Dio mio.
Ho detto: "Di
me non godano,
contro di me
non si vantino
quando il mio
piede vacilla".
Poiché io sto
per cadere
e ho sempre
dinanzi la mia pena.
Ecco, confesso
la mia colpa,
sono in ansia
per il mio peccato.
I miei nemici
sono vivi e forti,
troppi mi
odiano senza motivo,
mi pagano il
bene col male,
mi accusano
perché cerco il bene.
Non
abbandonarmi, Signore,
Dio mio, da me
non stare lontano;
accorri in mio
aiuto,
Signore, mia
salvezza.
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