Andiamo fino a Betlem, come i
pastori. L'importante è muoversi.
Per Gesù Cristo vale la pena
lasciare tutto: ve lo assicuro. E se, invece di un Dio glorioso, ci imbattiamo
nella fragilità di un bambino, con tutte le connotazioni della miseria, non ci
venga il dubbio di aver sbagliato percorso.
Perché, da quella notte, le fasce della debolezza e la mangiatoia della povertà sono divenuti i simboli nuovi dell'onnipotenza di Dio. Anzi, da quel Natale, il volto spaurito degli oppressi, le membra dei sofferenti, la solitudine degli infelici, l'amarezza di tutti gli ultimi della terra, sono divenuti il luogo dove egli continua a vivere in clandestinità.
Perché, da quella notte, le fasce della debolezza e la mangiatoia della povertà sono divenuti i simboli nuovi dell'onnipotenza di Dio. Anzi, da quel Natale, il volto spaurito degli oppressi, le membra dei sofferenti, la solitudine degli infelici, l'amarezza di tutti gli ultimi della terra, sono divenuti il luogo dove egli continua a vivere in clandestinità.
A noi il compito di cercarlo.
E saremo beati se sapremo
riconoscere il tempo della sua visita.
Mettiamoci in cammino, senza paura.
Mettiamoci in cammino, senza paura.
Il Natale di quest'anno ci farà
trovare Gesù e, con Lui, il bandolo della nostra esistenza redenta, la festa di
vivere, il gusto dell'essenziale, il sapore delle cose semplici, la fontana
della pace, la gioia del dialogo, il piacere della collaborazione, la voglia
dell'impegno storico, lo stupore della vera libertà, la tenerezza della
preghiera.
Allora, finalmente, non solo il
cielo dei nostri presepi, ma anche quello della nostra anima sarà libero di
smog, privo di segni di morte, e illuminato di stelle.
E dal nostro cuore, non più
pietrificato dalle delusioni, strariperà la speranza.
Don Tonino Bello
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