La preghiera è un
incontro di persone che si amano e come ogni autentico rapporto d’amore
(amicizia, sposalizio, maternità, paternità) ha bisogno di frequentazioni assidue per crescere.
Allora perché pregare? Mons. Bruno
Forte risponde “Per vivere. Perchè vivere è amare: una vita
senza amore non è vita. La preghiera è la scuola dell’amore”. È, infatti, se si può dire, un
bisogno fisiologico del nostro cuore. Mentre il digiuno corrobora ed
irrobustisce il dominio del nostro corpo, l’assenza di preghiera indebolisce il
nostro spirito a tal punto da farci razzolare tra le nostre prigionie umane,
quando invece la nostra anima è stata formata per elevarsi come un’aquila. La
preghiera è il “cibo ordinario” della nostra vita spirituale, è l’ossigeno per
la nostra anima, l’indicatore del suo
stato di salute. Incontrandoci potremmo quasi chiederci: “Come sta la
tua preghiera?”
Fr. Timothy Radcliffe, op, parlando della
vita di preghiera nella sua lettera all’Ordine Domenicano “La promessa di
vita”, dice che: “Nella tradizione
Domenicana, parlare a Dio è prima di qualsiasi altra cosa chiedere ciò di cui
abbiamo bisogno. Questo non è puerile, ma realismo. Dimostra che ci stiamo
svegliando dal piccolo mondo fantasioso del mercato, nel quale tutto è in vendita,
e riconosciamo che nel mondo reale ogni cosa è un dono da parte di Colui che è
la “sorgente di tutto ciò che è bene per
noi”. Quando cominciamo a
chiedere, siamo sulla via della maturità. Quando preghiamo insieme, osiamo
chiedere a Dio quello che più profondamente desideriamo? (..)
Il buon
pastore, che è venuto perché abbiamo la vita e più in abbondanza, è colui che
apre la porta, perché noi possiamo uscire e trovare grandi spazi aperti. Nella
preghiera noi operiamo un esodo, al di là del minuscolo guscio della nostra
auto-ossessione. Entriamo nel più vasto mondo di Dio. La preghiera è una “disciplina che mi blocca dal ritenermi in
modo scontato come il centro di un piccolo universo, e mi permette di trovare,
perdere e ritrovare me stesso costantemente nei disegni intessuti di un mondo
che io non ho fatto e non controllo”. ”
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