“Tutto è cambiato.
Le perdite non sono più sentite come debilitanti; la casa non è più un luogo
vuoto. I due viaggiatori che hanno iniziato il loro viaggio a testa bassa ora
si guardano con occhi pieni di luce nuova. Lo sconosciuto, che era diventato amico,
ha dato loro il suo spirito, lo spirito divino di gioia, pace, coraggio,
speranza e amore.”
Gesù è vivo, non c’è dubbio, ma non come prima: non lo
toccano, non lo vedono, non gli camminano a fianco come prima, ma è in loro, è
come un respiro nuovo dentro loro. E loro stessi sono persone nuove!
“Essi sono
diventati anche nuovi amici l'uno per l'altro – non più persone che possono
offrirsi consolazione e sostegno mentre piangono le proprie perdite, ma persone
con una nuova missione, persone che, insieme, hanno qualcosa da dire, qualcosa
d'importante, qualcosa d'urgente, qualcosa che non può rimanere nascosto, qualcosa
che deve essere proclamato.”
Anche gli altri, gli altri che hanno mangiato con Lui, le
donne che l’avevano seguito per anni, la gente che aveva creduto nel Maestro
avevano bisogno di sapere.. sapere che è vivo, che l’hanno riconosciuto allo
spezzare del pane. Non si può aspettare: bisogna tornare subito dagli altri!
“Il racconto
riassume tutto in pochissime parole: «Partirono senz'indugio e fecero ritorno a
Gerusalemme». Che differenza tra il loro 'andare a casa' e il loro ritorno! È
la differenza che c'è tra il dubbio e la fede, la disperazione e la speranza,
la paura e l'amore. Ritornare, in
effetti, può costar loro la vita. Può essere richiesto loro di testimoniare,
non solo a parole, ma con il loro stesso sangue. Ma non temono più il
martirio. Il Signore risorto, presente nel loro essere più intimo, li ha resi
pieni di un amore più forte della morte..”
L'eucaristia si conclude con una missione. «Andate ora e
annunciate!». La comunione con Gesù, l’averlo riconosciuto nel pane e nel vino
non sono la “conclusione” del nostro incontro con Dio: come Maria di Magdala,
come i discepoli di Emmaus, così anche noi siamo invitati alla fine della
celebrazione eucaristica ad “andare e annunciare”.
“«Andate e
annunziate. Quello che avete visto e sentito non è solo per voi. È per i
fratelli e le sorelle e per tutti quelli che sono pronti a riceverlo. Andate,
non indugiate, non aspettate, non esitate, ma mettetevi ora in cammino e
ritornate ai luoghi dai quali siete venuti e fate sapere a quelli che avete
lasciato nei loro nascondigli che non c'è
niente di cui aver paura, che egli è risorto, veramente risorto». È
importante rendersi conto che la missione, prima di tutto, è una missione a coloro che non sono
estranei per noi.”
La missione è prima di tutto un invio ai ‘nostri’, ai
nostri familiari, ai nostri amici..a quelli che ci conoscono così bene, che
potrebbero non crederci: “Eppure qui è
presente una grande sfida. In qualche modo l'autenticità della nostra
esperienza viene messa alla prova dai nostri genitori, dai nostri consorti, dai
nostri figli, dai nostri fratelli e sorelle, da tutti quelli che ci conoscono
fin troppo bene.”
Per tanti l’Eucaristia, la Chiesa, Gesù sono state solo “storie”,
belle o brutte, ma storie: perché dovrebbero ascoltarci e credere che l’abbiamo
incontrato e che ha cambiato la nostra vita? Quelli che ci vivono accanto,
conoscono le nostre impazienze, i nostri risentimenti, le nostre gelosie, le
nostre infedeltà: come possiamo dire che ora Cristo vive in noi?
“Questa è la
ragione per cui non è solo
l'eucaristia, ma la vita eucaristica a
fare la differenza. Ogni giorno, ogni momento del giorno, c'è il dolore per le nostre perdite
e l'opportunità di ascoltare una parola che ci chiede di scegliere di vivere
queste perdite come una via alla gloria. Ogni giorno, inoltre, c'è la possibilità
di invitare lo sconosciuto in casa nostra e di fargli spezzare il pane per noi;
la celebrazione eucaristica ci ha riassunto in che cosa consiste la nostra
vita di fede e dobbiamo andare a casa per viverla il più a lungo e il più pienamente
possibile.”
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