giovedì 26 giugno 2014

La lussuria ha a che fare con il potere, più che col sesso



Continuiamo la pubblicazione dell’intervento di p. Timothy Radcliffe (8).

Si può avere l’impressione che la lussuria sia passione sessuale fuori controllo, desiderio sessuale selvaggio. Però Sant’Agostino, che comprese il sesso molto bene, credeva che la lussuria avesse a che vedere con il desiderio di dominare altre persone piuttosto che con il piacere sessuale. La lussuria è parte della libido dominandi, l’impulso di aumentare il nostro potere di controllo e convertirci in Dio. La lussuria ha più a che vedere con il potere che con il sesso. Come ha scritto Sebastian Moore, «la lussuria non è passione sessuale fuori del controllo della volontà, ma passione sessuale come camuffamento della volontà di essere Dio. Il compito che abbiamo davanti non è quella di sottomettere la passione sessuale alla volontà, ma di restituirla al desiderio, la cui origine e fine è Dio, la cui liberazione è la grazia di Dio che si manifesta nella vita, nell’insegnamento, la crocifissione e la resurrezione di Gesù Cristo (op. cit. 105).
Il primo passo per superare la lussuria non è sopprimere il desiderio, ma restaurarlo, liberarlo, scoprire che il desiderio è per una persona e non per un oggetto. Molti dei tristi scandali di abusi sessuali sui minori sono venuti da sacerdoti o religiosi che erano incapaci di confrontarsi in relazioni adulte con uguali. Potevano cercare solo relazioni in cui loro detenevano il potere e il controllo. Volevano rimanere invulnerabili.
Nell’Ultima Cena Gesù prende il pane e lo dà ai discepoli dicendo: «questo è il mio corpo offerto per voi». Egli consegna se stesso. Invece di prendere il controllo su di loro, si consegna ai discepoli perché facciano di lui quello che vogliono. E noi sappiamo quello che ne faranno. È l’immensa vulnerabilità dell’amore vero. La lussuria e il capriccio passeggero possono sembrare due cose molto differenti e tuttavia sono l’una il riflesso dell’altra. Nel capriccio uno converte l’altra persona in Dio, e nella lussuria uno in persona si fa Dio. Nel primo caso uno rinuncia completamente al potere, nel secondo uno si arroga il potere assoluto. Rowan Williams ha scritto che l’amore «si muove tra l’egoismo e l’abnegazione» (Lost Icons p.156). Ti dà una intenso sentimento di te stesso e al tempo stesso ti fa sparire dal campo della coscienza. Può darsi che la lussuria appaia quando prevale l’egoismo, e l’ossessione quando l’abnegazione è tale che uno perde completamente l’identità.
Così la castità è vivere nel mondo reale, guardando all’altro come lui, o lei, e a me come io sono. Non siamo né esseri divini né semplici pezzi di carne. Entrambi siamo figli di Dio. Abbiamo la nostra storia. Abbiamo fatto voti e promesse. L’altro è impegnato in una coppia o con un coniuge. Noi come sacerdoti o religiosi siamo consegnati ai nostri ordini o diocesi. È così come ci troviamo, impegnati e legati ad altri impegni, che possiamo imparare ad amare con il cuore e gli occhi aperti.
Questo è duro perché viviamo nel mondo di internet della World Wide Web. È il mondo della realtà virtuale, dove possiamo vivere in mondi di fantasia come se fossero reali. Viviamo in una cultura in cui risulta difficile distinguere tra fantasia e realtà. Tutto è possibile nel mondo cibernetico. Per questo la castità è difficile. È il dolore di scoprire la realtà. Come possiamo rimettere i piedi per terra?

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