giovedì 5 giugno 2014

L'amore disvela la realtà al desiderio



È difficile immaginare una celebrazione dell’amore più realista dell’Ultima Cena.
Non ha niente di romantico. Gesù dice ai suoi discepoli semplicemente e liberamente che è arrivata la fine, che uno di loro lo ha tradito, che Pietro lo rinnegherà, che gli altri fuggiranno. Non è una scena da lume di candela in un ristorante, questo è realismo portato all’estremo.
Un amore eucaristico ci fa scontrare in pieno con la complessità dell’amore, con i suoi insuccessi e la sua vittoria finale.
Quali sono le fantasie nelle quali può farci cadere il desiderio? Due, direi. L’una è la tentazione di pensare che l’altra persona sia tutto, tutto quello che cerchiamo, la soluzione a tutti i nostri aneliti. Questo è un capriccio passeggero.
L’altra è non vedere l’umanità dell’altra persona, per farne semplicemente carne da consumo. Questo è lussuria. Queste due illusioni non sono fra loro tanto diverse come può sembrare a prima vista. L’una è il riflesso esatto dell’altra.
Suppongo che tutti noi abbiamo conosciuto momenti di totale incapricciamento, quando qualcuno diventa l’oggetto di tutti i nostri desideri e il simbolo di tutto quello cui abbiamo anelato, la risposta a tutte le nostre necessità. Se non arriviamo ad essere uno con questa persona, allora la nostra vita non ha senso, è vuota. La persona amata giunge ad essere per noi la risposta a quel grande e profondo bisogno che scopriamo dentro di noi. Pensiamo a questa persona tutto il giorno.
Come diceva tanto bene Shakespeare: «Di giorno le mie membra e di notte la mia mente non trovano pace né per me né per te». O, per essere un poco più attuali, la faccia dell’amato è come lo screensaver del nostro computer. Nel momento in cui uno si prepara a pensare ad un’altra cosa, ce l’ha lì. È come una prigione, una schiavitù, ma una schiavitù che non vogliamo lasciare. Divinizziamo la persona amata e la mettiamo al posto di Dio. Certamente quello che stiamo adorando è una nostra proiezione.
Forse ogni vero amore passa per questa fase ossessiva. L’unica cura per questo è vivere giorno per giorno con la persona amata e vedere che non è Dio, ma solamente suo figlio o sua figlia. L’amore comincia quando siamo guariti da questa illusione e ci troviamo faccia a faccia con la persona reale e non con la proiezione dei nostri desideri. Come dice Octavio Paz «l’amore disvela la realtà al desiderio» [cit. Herdman op.cit p. 87].

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