È difficile immaginare una celebrazione
dell’amore più realista dell’Ultima Cena.
Non ha niente di romantico. Gesù
dice ai suoi discepoli semplicemente e liberamente che è arrivata la fine, che
uno di loro lo ha tradito, che Pietro lo rinnegherà, che gli altri fuggiranno.
Non è una scena da lume di candela in un ristorante, questo è realismo portato
all’estremo.
Un amore eucaristico ci fa
scontrare in pieno con la complessità dell’amore, con i suoi insuccessi e la
sua vittoria finale.
Quali sono le fantasie nelle
quali può farci cadere il desiderio? Due, direi. L’una è la tentazione di
pensare che l’altra persona sia tutto, tutto quello che cerchiamo, la soluzione
a tutti i nostri aneliti. Questo è un capriccio passeggero.
L’altra è non vedere l’umanità
dell’altra persona, per farne semplicemente carne da consumo. Questo è lussuria.
Queste due illusioni non sono fra loro tanto diverse come può sembrare a prima
vista. L’una è il riflesso esatto dell’altra.
Suppongo che tutti noi abbiamo
conosciuto momenti di totale incapricciamento, quando qualcuno diventa
l’oggetto di tutti i nostri desideri e il simbolo di tutto quello cui abbiamo
anelato, la risposta a tutte le nostre necessità. Se non arriviamo ad essere uno
con questa persona, allora la nostra vita non ha senso, è vuota. La persona
amata giunge ad essere per noi la risposta a quel grande e profondo bisogno che
scopriamo dentro di noi. Pensiamo a questa persona tutto il giorno.
Come diceva tanto bene
Shakespeare: «Di giorno le mie membra e di notte la mia mente non trovano pace
né per me né per te». O, per essere un poco più attuali, la faccia dell’amato è
come lo screensaver del nostro computer. Nel momento in cui uno si prepara a
pensare ad un’altra cosa, ce l’ha lì. È come una prigione, una schiavitù, ma una
schiavitù che non vogliamo lasciare. Divinizziamo la persona amata e la
mettiamo al posto di Dio. Certamente quello che stiamo adorando è una nostra
proiezione.
Forse ogni vero amore passa per
questa fase ossessiva. L’unica cura per questo è vivere giorno per giorno con
la persona amata e vedere che non è Dio, ma solamente suo figlio o sua figlia. L’amore comincia quando siamo guariti da
questa illusione e ci troviamo faccia a faccia con la persona reale e non con
la proiezione dei nostri desideri. Come dice Octavio Paz «l’amore disvela
la realtà al desiderio» [cit. Herdman op.cit p. 87].
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