martedì 20 agosto 2013

La persona e il sacro



“Lei non m’interessa”. Un uomo non può rivolgere queste parole a un altro uomo senza commettere una crudeltà e ferire la giustizia. (..) In ogni uomo vi è qualcosa di sacro. Ma non è la sua persona. E neppure la persona umana. É semplicemente lui, quell’uomo. (..) É lui. Lui nella sua interezza. Braccia, occhi, pensieri, tutto. Non arrecherei offesa a niente di tutto questo senza infiniti scrupoli.” (Simone Weil, La persona e il sacro, Ed. Adelphi)

Mi sono imbattuta in questa frase di Simone Weil e non ho potuto fare a meno di pensare alla nostra società oggi, alle nostre relazioni. Chi di noi è ancora capace di farsi “infiniti scrupoli” nel recare una qualsiasi offesa ad un uomo, ad una donna oggi? Dire alla persona che ho davanti “Lei non m’interessa” è la cosa che facciamo con più facilità: prima ancora che con le parole, lo facciamo con i nostri sguardi rivolti altrove, con i nostri pensieri chiusi in se stessi, non ascoltando con tutto di noi, non accogliendo con il cuore, non usando del tempo per gli altri.. Weil non ha parole tenere: è “commettere una crudeltà e ferire la giustizia”. Non ne avevo mai preso coscienza.. di quante crudeltà e di quante ingiustizie sono stata artefice nei confronti di chi ho incontrato: ed è una crudeltà, è un’ingiustizia, il non aver riconosciuto il sacro che è in lui o in lei e che la rende unica, irripetibile. Non sono le sue qualità, non sono i suoi doni, non sono le sue caratteristiche fisiche: è tutta la sua interezza, “braccia, occhi, pensieri, tutto”.
C’è un treno di amici che sta viaggiando per Lourdes in questo momento. Sono tutti diversi: ci sono giovani e anziani, uomini e donne, sani e ammalati; ci sono i pellegrini e chi fa servizio, c’è chi può camminare e chi ha bisogno dell’aiuto degli altri, c’è chi anima e organizza e chi segue e prega. Li ho incontrati, qualcuno lo conosco meglio, qualcuno l’ho solo visto, ma posso dire che sono attenti l’uno nei confronti dell’altro per non "ferire la giustizia": mi piace pensare che abbiano cuore e occhi capaci di cogliere quel “qualcosa di sacro” che è in ciascuno di noi!


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