Nel primo capitolo del libro “Dare la vita. Meditazioni
sull’Eucaristia” Pierre Claverie introduce l’argomento dei suoi Esercizi: l’Eucaristia
come segno di una Presenza.
“L’eucaristia ci pone nella prospettiva del regno di Dio, essa è «uno
dei segni che permettono nel contempo di riconoscere il Regno e di disporsi a entrarvi ed entrarvi effettivamente». Essa c’introduce
allo spirito di povertà, al dono di sé per amore, per accedere al Regno. Tutto quello che siamo chiamati a
vivere e a incontrare, lo riceviamo
in questo sacramento come un dono dell’amore di Dio, per convertirci e
decentrarci da noi stessi.”
A
volte rischiamo di non riuscire ad “entrare” in questo mistero perché ci
fermiamo all’esteriorità dei riti, perché non ci poniamo nella prospettiva del
Regno che “è interno a tutta la creazione:
è là dove Parola e Spirito di Dio germogliano
in una terra umana. Esso insemina tutte le realtà umane per fecondarle e
far loro incarnare la stessa presenza di
Dio”.
L’Eucaristia è appunto il segno
principale del Regno, che si realizza in questo mondo e che è dono di Dio per “i poveri in
Spirito (Mt 5,3); per coloro che si
fanno bambini (Mt 18,1-4);
per coloro che cercano questo Regno e
la sua giustizia (Mt 6,33) e
non si lasciano irretire dai beni e dalle preoccupazioni di questo mondo, vale a dire da loro stessi e dai propri
interessi, coloro, quindi, che sono pronti a sacrificare ciò che possiedono (Mt 13,44-45) per accedere a una perfezione più grande di quella dei farisei (Mt 5,20); per coloro che compiono
la volontà del Padre (Mt 7,21), la
cui prima e ultima parola è l’amore fraterno (Mt 25,34-36)”.
Siamo chiamati, quindi, a
capovolgere la nostra vita, ad uscire da noi stessi, a divenire dono d’amore
per l’altro, ad accorgerci che il mondo non è per noi un oggetto da possedere,
ma la manifestazione di una Presenza, e l’Eucaristia ci pone proprio su questa
strada.
“Accostarsi al mondo e accostarsi
all'altro con l'atteggiamento della
povertà: di rispettosa attesa, d'ascolto gratuito e disinteressato, è mettersi in condizione di
percepire, al di là delle apparenze,
una presenza fraterna con cui si finisce per entrare in dialogo. Ed è così che arriva il Regno, questo mondo nuovo della comunicazione, della comunione e
della vita.”
Ma per passare dal possesso, dal dominio, alla gratuità,
all’attesa disinteressata è necessario “mettersi in
disposizione di dialogo (lett. «attraversato dalla Parola») mediante il segno o
il simbolo (syn-bolos, lett.
«radunare unificando»). Questo passaggio è lo stesso della Pasqua che conduce
al regno di Dio e Gesù l'ha attraversato e
superato, passando così dalla morte-separazione alla vita-comunione
filiale mediante il dono di sé, con
le mani aperte senza trattenere nulla, per
amore.”
Ecco dove l’Eucaristia ci introduce
e conduce: a mettere la nostra vita sotto il segno della Pasqua, a vivere nella
relazione, mediante la relazione, della relazione.
“Lo sguardo della
fede che ci dona il battesimo riconosce così nel destino umile e
tragico di Gesù di Nazaret, la faccia
nascosta della potenza e della gloria del Dio dell’amore e della vita.
Solo questo sguardo penetrante può anche discernere
la Presenza nel pane e nel vino di un’eucaristia o nel volto di un uomo o di una donna. Ma per
accettare il passaggio e l'esproprio fiducioso (Garaudy) della fede che consente di uscire da se
stessi, bisogna essere stati amati.
Avere scoperto che cos’è l'amore: è questa la buona novella che permette poi la
nuova nascita e l'entrata nel Regno.”
Ed
è da lì che nasce l'Eucaristia, l'azione di grazie o l'Amen della riconoscenza
che risponde all'azione di grazie o l'Amen della fiducia. “L'eucaristia è quest’azione
di grazie che manifesta il mondo nuovo in mezzo a un mondo stremato, dove la paura, la diffidenza e la
solitudine hanno invaso il cuore dell'uomo”.
Noi
stessi siamo dono d’amore di Dio, chiamati “ad
aprire le mani e le braccia
nell'atteggiamento dell'orante che accoglie e dona a sua volta, senza
trattenere nulla”.
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