giovedì 29 agosto 2013

Eucaristia:segno di una Presenza!



Nel primo capitolo del libro “Dare la vita. Meditazioni sull’Eucaristia” Pierre Claverie introduce l’argomento dei suoi Esercizi: l’Eucaristia come segno di una Presenza.
“L’eucaristia ci pone nella prospet­tiva del regno di Dio, essa è «uno dei segni che permetto­no nel contempo di riconoscere il Regno e di disporsi a entrarvi ed entrarvi effettivamente». Essa c’introduce al­lo spirito di povertà, al dono di sé per amore, per acce­dere al Regno. Tutto quello che siamo chiamati a vivere e a incontrare, lo riceviamo in questo sacramento come un dono dell’amore di Dio, per convertirci e decentrarci da noi stessi.”
A volte rischiamo di non riuscire ad “entrare” in questo mistero perché ci fermiamo all’esteriorità dei riti, perché non ci poniamo nella prospettiva del Regno che “è interno a tutta la creazione: è là dove Parola e Spirito di Dio germogliano in una terra umana. Esso insemina tutte le realtà umane per fecondarle e far loro incarnare la stessa presenza di Dio”.
L’Eucaristia è appunto il segno principale del Regno, che si realizza in questo mondo e che è dono di Dio per “i poveri in Spirito (Mt 5,3); per  coloro che si fanno bambini (Mt 18,1-4); per coloro che cercano questo Regno e la sua giustizia (Mt 6,33) e non si lasciano irretire dai beni e dalle preoc­cupazioni di questo mondo, vale a dire da loro stessi e dai propri interessi, coloro, quindi, che sono pronti a sacrifica­re ciò che possiedono (Mt 13,44-45) per accedere a una per­fezione più grande di quella dei farisei (Mt 5,20); per  coloro che compiono la volontà del Padre (Mt 7,21), la cui prima e ul­tima parola è l’amore fraterno (Mt 25,34-36)”.
Siamo chiamati, quindi, a capovolgere la nostra vita, ad uscire da noi stessi, a divenire dono d’amore per l’altro, ad accorgerci che il mondo non è per noi un oggetto da possedere, ma la manifestazione di una Presenza, e l’Eucaristia ci pone proprio su questa strada.
“Accostarsi al mondo e accostarsi all'altro con l'atteggia­mento della povertà: di rispettosa attesa, d'ascolto gratuito e disinteressato, è mettersi in condizione di percepire, al di là delle apparenze, una presenza fraterna con cui si finisce per entrare in dialogo. Ed è così che arriva il Regno, questo mon­do nuovo della comunicazione, della comunione e della vita.”
Ma per passare dal possesso, dal dominio, alla gratuità, all’attesa disinteressata è necessario “mettersi in disposizione di dialogo (lett. «attraversato dalla Parola») mediante il segno o il sim­bolo (syn-bolos, lett. «radunare unificando»). Questo passaggio è lo stesso della Pasqua che conduce al regno di Dio e Gesù l'ha attraversato e superato, passando così dalla morte-separazione alla vita-comunione filiale mediante il dono di sé, con le mani aperte senza trattene­re nulla, per amore.”
Ecco dove l’Eucaristia ci introduce e conduce: a mettere la nostra vita sotto il segno della Pasqua, a vivere nella relazione, mediante la relazione, della relazione.
Lo sguardo della fede che ci dona il battesimo riconosce così nel destino umile e tragico di Gesù di Nazaret, la fac­cia nascosta della potenza e della gloria del Dio dell’amore e della vita. Solo questo sguardo penetrante può anche di­scernere la Presenza nel pane e nel vino di un’eucaristia o nel volto di un uomo o di una donna. Ma per accettare il passaggio e l'esproprio fiducioso (Ga­raudy) della fede che consente di uscire da se stessi, bisogna essere stati amati. Avere scoperto che cos’è l'amore: è questa la buona novella che permette poi la nuo­va nascita e l'entrata nel Regno.”
Ed è da lì che nasce l'Eucaristia, l'azione di grazie o l'A­men della riconoscenza che risponde all'azione di grazie o l'Amen della fiducia. “L'eucaristia è quest’azione di grazie che manifesta il mondo nuovo in mezzo a un mondo stre­mato, dove la paura, la diffidenza e la solitudine hanno in­vaso il cuore dell'uomo”.
Noi stessi siamo dono d’amore di Dio, chiamati “ad aprire le mani e le braccia nell'atteggiamento dell'orante che accoglie e dona a sua volta, senza trattenere nulla”.

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