venerdì 20 settembre 2013

ACCOGLIERE LA SUA PAROLA: ESPRESSIONE DEL SUO STESSO ESSERE


«La qualità del nostro essere sarà la misura del­la qualità della nostra comunicazione, anche silenziosa».

Dopo aver riconosciuto la misericordia di Dio, “siamo dunque pronti ad accogliere e innanzitutto ad ascoltare”, secondo Claverie. Ma ascoltare non è una cosa facile: spesso le nostre conversazioni sono monologhi, in cui cerchiamo di far prevalere la nostra ragione, o rumori di sottofondo, che accompagnano i nostri pensieri o le nostre opinioni, a cui non prestiamo per nulla attenzione. 

Ci avviciniamo così anche alla Parola di Dio all’interno della Messa, senza però accorgerci che “la Parola di Dio non è soltanto un susseguirsi di termini: essa è la manifestazione, la comunicazione, l'espressione del suo stesso Essere, della sua Presenza attiva. Del resto, è per questo che essa opera ciò che dice: essa è efficace per­ché è veramente abitata dallo Spirito e dalla Presenza di Colui che la pronuncia. Egli vi s'impegna tutt'intero: non v'è distanza fra ciò che dice, ciò che è e ciò che fa.” Dio ha messo tutto il suo amore in ciò che desiderava e “l'ha desiderato tanto fortemente che «quello fu» e fu cosa buona”.

Le nostre parole, purtroppo, sono spesso, invece, un ripetere “lezioni imparate”, un dire ciò che “sappiamo deve essere detto”, ma che non rispecchiano quello che davvero siamo o sentiamo e in questo modo non arrivano a “toccare” il cuore e la vita degli altri.
Siamo divisi interiormente e ab­biamo paura di esporci: la comunicazione non è facile. Es­sa suppone che noi siamo qualcuno e che accettiamo di es­sere quello che siamo, con umiltà e verità, con semplicità. Senza questo, siamo obbligati alla doppiezza, siamo doppi. Ma forse non è così semplice: noi trascorriamo la nostra vita a scoprire ciò che siamo e a passare dalla doppiezza al­la semplicità. Ed è per questo che la nostra parola si arric­chisce del peso della nostra esperienza e si semplifica anch'essa, prendendo il peso della carne e del sangue. Essa raggiunge allora la parola della terra, delle creature mute ma cariche di presenza e di vita: come la Parola di Gesù, che diviene universale a forza di aderire alla realtà, alle persone, a forza di essere semplice e unica. Essa raggiun­ge l'essere stesso.. Ognuno di noi porta una di queste parole che, impressa nel fondo del cuore, attende colui che la trasmetterà. E noi ci impediamo spesso di dire questa parola unica perché non ci ascoltiamo veramente: preferiamo i bravi oratori al silenzio carico di presenza e d'amore di molti esse­ri senza parola e senza apparenza.


La Parola di Dio va ricevuta con l’emozione e la memoria, accolta con l’intelligenza, meditata con il cuore.. Essa attraversa tutto di noi e tutta la nostra vita, perché è Gesù stesso e non solo le parole di un libro.

Ascoltare la Parola è raccogliere tutto il nostro essere per trattenere o conservare la Presenza di cui la scrittura è il sacramento. Perché la Parola proclamata nell'assemblea è veramen­te sacramento della Presenza di Dio in Gesù Cristo. Essa fa segno e nutre tanto quanto il pane e il vino.”

Siamo chiamati a dare noi stessi “carne” alla Parola che ascoltiamo, a farla diventare nostra, perché “è così che si scrive il quinto Vangelo e che la buona novella dell'amore di Dio è procla­mata oggi e nei secoli. L'evangelizzazione è la vita di una comunità, che riceve, incarna e comunica l'amore di Dio scoperto in Gesù, quest'amore condiviso e proclamato dagli apostoli nei loro Vangeli. ..Spezzare insieme il pane della Parola di Dio e assimilarla insieme, comuni­candosi della sua Presenza, è fare esistere un mondo nuovo. Là noi impariamo ad ascoltare, a pesare le nostre parole, a cercare, ad accogliere e a comprendere, a conoscere gli altri quando si manifestano a noi cercando di comunicare se stes­si.”

Come Dio “si dice” attraverso la sua Parola, così anche le nostre parole devono dire quello che noi siamo: “prestiamo dunque attenzione a ciò che siamo davanti a Dio e per mezzo di lui: la qualità del no­stro essere sarà la misura della qualità della nostra comu­nicazione, anche silenziosa. Ascoltate molto, parlate poco: la vostra parola avrà allora il peso della vostra presenza agli altri e potrà aiutarli a vivere e ad amare”.

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