martedì 24 settembre 2013

Fecondi come melograni

Tra le cose da fare quest’oggi c’era tentare di scrivere l’articolo del martedì. Volevo scrivere qualcosa sull’intervista di Spadaro a Papa Francesco, ricca di stimoli, ma non sapevo da dove partire. Sento bussare e inaspettatamente entra Suor Maria Rosa che mi porta un sorriso e un vasetto con fiori di Melograno, uno dei miei frutti preferiti, a rallegrarmi la mattina.

Eureka!

Una delle parti che più mi ha colpita dell’intervista è quando padre Spadaro chiede a Papa Francesco di approfondire questa espressione di S. Ignazio “sentire con la Chiesa”.
È molto bello ripercorrere la Chiesa dei papi, come l’hanno sentita, come l’hanno vissuta nel profondo…e anche per questo tema il pensiero di Papa Francesco sa affasciare e intenerire.

L’immagine della Chiesa che mi piace è quella del santo popolo federe di Dio. […] L’appartenenza a un popolo ha un forte valore teologico: Dio nella storia della salvezza ha salvato un popolo. Non c’è identità piena senza appartenenza a un popolo. Nessuno si salva da solo, come individuo isolato, ma Dio ci attrae considerando la complessa trama di relazioni interpersonali che si realizzano nella comunità umana. Dio entra in questa dinamica popolare.

Il popolo è soggetto. E la Chiesa è il popolo di Dio in cammino nella storia, con gioie e dolori. Sentire cum Ecclesia dunque per me è essere in questo popolo. E l’insieme dei fedeli è infallibile nel credere, e manifesta questa sua infallibilitas in credendo mediante il senso soprannaturale della fede di tutto il popolo che cammina.[…] Quando il dialogo tra la gente e i Vescovi e il Papa va su questa strada ed è leale, allora è assistito dallo Spirito Santo. Non è dunque un sentire riferito ai teologi”.

“È come con Maria, se si vuol sapere chi è, si chiede ai teologi; se si vuol sapere come la si ama, bisogna chiederlo al popolo, A sua volta, Maria amò Gesù con cuore di popolo, come leggiamo nel Magnificat. Non bisogna dunque neanche pensare che la comprensione del sentire con la Chiesa sia legata solamente al sentir con la sua parte gerarchica. […] Chiesa come popolo di Dio , pastori e popolo insieme. La Chiesa è la totalità del popolo di Dio.”

“Io vedo la santità del popolo di Dio, la sua santità quotidiana. […] Io vedo la santità nel popolo di Dio paziente: una donna che fa crescere i figli, un uomo che lavora per portare a casa il pane, gli ammalati, i preti anziani che hanno tante ferite ma che hanno il sorriso perché hanno servito il Signore, le suore che lavorano tanto e che vivono una santità nascosta. Questa per me è la santità comune. La santità io la associo spesso alla pazienza: non solo la pazienza come Hypomoné, il farsi carico degli avvenimenti e delle circostanze della vita, ma anche come costanza militante di cui parla anche sant’Ignazio.”

“Questa Chiesa con la quale dobbiamo sentire è la casa di tutti, non una piccola cappella che può contenere solo un gruppetto di persone selezionate. Non dobbiamo ridurre il seno della Chiesa universale a un nido protettore della nostra mediocrità. E la Chiesa è Madre, la Chiesa è feconda, deve esserlo. Vedi, quando io mi accorgo di comportamenti negativi di ministri della Chiesa o di consacrati o consacrate, la prima cosa che mi viene in mente è: “ ecco uno scapolone”, o “ecco una zitella”. Non sono né padri, né madri. Non sono stati capaci di dare vita. Invece, per esempio, quando leggo la vita dei missionari salesiani che sono andati in Patagonia, leggo una storia di vita, di fecondità.”

“Questa fecondità mi fa tanto bene”.

Ho pensato che queste citazioni si collegassero col significato che nella cristianità, ma anche in tante altre civiltà, ha il melograno.

Questo frutto è simbolo di abbondanza, amore ardente e passione. Si sprecano quadri  rinascimentali che mettono in mano al Bambin Gesù una melagrana, simbolo di nuova vita donata all’umanità. Che bello che il nostro Papa è così attento e legato a questa Chiesa Madre, accogliente e pluralista.


Che il suo pontificato possa essere molto fecondo.


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