«Dopo l'ascolto della Parola viene il momento dell’impegno»; noi siamo invitati a proclamare la nostra
fede. Ma cos’è la fede?
“La
fede è la nostra risposta all'appello dell'amore di Dio. Essa è il movimento con
cui tutto il nostro essere si abbandona, si consegna e si affida a colui nel
quale si è sperimentato un amore più forte
della morte. È così che uomini e
donne si allontanano dai sentieri battuti per seguire la via di colui
che ha aperto davanti a loro la via del Regno.”
Anche
noi siamo invitati come Abramo, come Mosè, come Pietro, ad abbandonare le
nostre sicurezze o i nostri beni o il nostro interesse per affidarci e affidare
tutta la nostra vita alla Parola di Dio con fiducia.
“È quello che vediamo nel vangelo: perfino
prima di pronunciare il nome di Dio, prima
di recitare un credo ortodosso, prima di riconoscere la divinità di
Gesù, quelli che lo incontrano provano una tale fiducia che si gettano verso
di lui, malgrado i loro handicap (ciechi), il rispetto umano (li si tratta
male: Zaccheo), il giudizio degli altri (Maria la prostituta), i rifiuti aspri dello
stesso Gesù (la donna sirofenicia). Essi escono da se stessi, attratti dalla
forza che emana da Gesù.”
E’ la forza dell’amore, che chiede fiducia e offre
fiducia, che invita ad uscire da sé per abbandonarsi a Dio, “quel Dio che ha schiuso
le porte e aperto le vie con il suo amore
premuroso”.
Un
Dio che crediamo Padre e Figlio e Spirito Santo, non per una “semplice speculazione intellettuale di
teologi bizantini: confessare Dio Uno, ma
Uno in una triplice relazione d'amore,
è considerare che tutta la vita è fondata su una simile relazione di
comunione; è confessare che
questa relazione è creatrice. (..)La sicurezza di Gesù, la sua fiducia, la sua
disponibilità, la gratuità del suo amore universale gli derivano dall'amore di
suo Padre: è là ch'egli attinge la forza d'amare e di darsi. Perché il Padre
non è il tiranno domestico che ordina e giudica secondo la sua fantasia
onnipotente: è Amore egli stesso, umile e creatore. Il suo progetto è di
comunicare all'uomo la sua potenza creatrice e noi possiamo vedere come,
in Gesù, questo progetto si compia senza spezzare la relazione filiale.”
La relazione tra Gesù e il Padre è caratterizzata dall’obbedienza, ma un’obbedienza che si fonda sulla percezione dell’amore del Padre, una fiducia assoluta nella sua bontà: “ (il Padre) vuole il bene della sua creazione e farà di tutto per condurla al suo compimento con la sola forza del suo amore e rispettando totalmente la libertà di coloro ai quali egli l'affida. Questa fiducia assoluta permette a Gesù di abbandonarsi perfino alla morte, perché è certo che, nella stessa morte, Dio porterà la vita.”
Seguire Gesù è allora come Lui porre la propria fiducia totale nell’amore del Padre “e, da quel momento, non rinchiudersi più in se stessi: questa fiducia spinge all'esproprio, ma essa dona nel contempo una grande libertà e uno slancio creativo.”
E’ come dire che nella prima parte della Messa, che si
conclude con il Credo, siamo invitati a compiere un passaggio da noi stessi a
Dio, attraverso l’ascolto della sua Parola d’Amore: “noi abbiamo riconosciuto l’amore e vi abbiamo creduto,
dice san Giovanni”.
Ed è una fede che si fa comportamento quotidiano,
concreto: “Ciò significa che investiamo
la nostra vita sull'amore come l'abbiamo conosciuto in Gesù Cristo. Crediamo al potere
dell'amore e solo a quello: ciò significa che rifiutiamo tutti gli altri mezzi
di potenza – potere e violenza – e che poniamo la nostra fiducia nel dono di sé fino a morirne. Ciò significa ancora che la
comunione è al centro della nostra vita e della vita di tutta la creazione: Dio, che è l'Essere stesso, è relazione e
comunione. Gli esseri, quindi,
esistono gli uni mediante gli altri, gli uni per gli altri: ciascuno è indispensabile al tutto e a ciascuno degli
altri.”
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