domenica 29 settembre 2013

Invisibili

Nella Parola di Dio di oggi, e per tutto il Vangelo di Luca c’è una netta presa di posizione contro l’accumulo dei beni.
Guai a voi che, che siete ricchi, perché avete già il vostro conforto” (Lc 6,24), “Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato, di chi sarà?” (Lc 12,20).
In questa parabola però il ricco, più che cattivo è ignorante: non viene condannato da Gesù perché maltratta o disprezza il povero, ma perché lo ignora.

Nel mondo del ricco, i poveri sono invisibili, sono esclusi dal suo mondo, quasi non sa dell’esistenza di un mendicante “che stava alla sua porta coperto di ulcere”(Lc 16,20).
Tra i due non c’è contatto, anzi, c’è un abisso. “L’eternità inizia quaggiù, l’inferno non sarà la sentenza improvvisa di un despota, ma la lenta maturazione delle nostre scelte senza cuore.” (E.Ronchi)
Il male è l’indifferenza, lasciare intatto l’abisso fra le persone, mentre “ il primo miracolo è accorgersi che l’altro, il povero esiste” (S.Weil) e che si può cercare di colmare l’abisso di ingiustizia che ci separa.

Anche nel nostro mondo i poveri corrono il rischio di essere invisibili, per non dire che lo sono realmente. A volte credo che semplicemente ci mettiamo la coscienza a posto, sostenendo missioni in paesi lontani. Eh sì, perché per la nostra società capitalista i poveri sono solo lì, sono i grandi sfruttati dal capitalismo e i mali del mondo diventano grandi problemi.

Quante parole, quanti gesti di cura potremmo regalare ai nostri “naufraghi della vita”, di quanta dignità e rispetto hanno bisogno, i nostri anziani, i nostri ammalati, i nostri figli, il nostro consorte, l’amico più caro.
Quanti uomini e donne hanno bisogno di essere riportati tra gli uomini perché adesso sono solo ombre tra cani.

LA parabola si chiude con una punta di scetticismo “ se non ascoltano Mosè e i Profeti, non saranno persuasi neanche se uno risorgesse dai morti” (Lc 16,31).
Con queste parole finali Gesù avverte i farisei che neanche la sua vittoria sulla morte li convincerà. Quanti sono incapaci di condividere il loro pane con l’affamato non riusciranno mai a credere nel Risorto, riconoscibile solo nello spezzare del pane”. (A.Maggi)



Il pane che a voi sopravanza è il pane dell’affamato.
Il vestito appeso nel vostro armadio è il vestito di chi è nudo.
Le scarpe che voi non portate sono le scarpe di chi è scalzo.
Il denaro che tenete nascosto è il denaro del povero.
Le opere di carità che voi non compite sono altrettante ingiustizie che voi commettete.

(S. Basilio)

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