Noi siamo nati 2000 anni dopo quell’avvenimento che chiamiamo “Il primo Natale”. Forse uno degli aspetti esteriori che è rimasto oggi, come nei giorni in cui nacque il Signore Gesù, è un particolare movimento di folla nelle città. C’era un censimento allora, voluto dall’Imperatore romano Augusto, oggi c’è soprattutto un movimento commerciale, sperando che esso contenga anche un senso cordiale di festa e di solidarietà.
Ci sono luci, alberi, presepi, doni… magari tutti ne potessero godere! C’è però una diversità tra queste manifestazioni attuali del Natale e quelle che troviamo nel Vangelo, e che dobbiamo ricordare se non vogliamo perdere il principale significato di questa grande festa cristiana.
Nel Vangelo la luce è una stella straordinaria, i doni sono soprattutto per quel piccolo Bambino, il piccolo Re che intimorisce i potenti e che i pastori del luogo trovano adagiato nel presepio.
Il fieno e la paglia sono erba appassita, sono realtà naturali con qualche valore per noi, ma non sono qualcosa di molto importante e desiderabile. Eppure sono il luogo scelto da Gesù per entrare nella nostra storia. Ciò deve farci riflettere.
E’ bello che ci siano anche le “luminarie” del Natale sulle nostre strade, infatti nei primi secoli della storia cristiana la festa del Natale è stata collocata in questo periodo dell’anno solare per dare un nuovo significato alla “festa del Sole”, che proprio dopo il solstizio di dicembre ritorna ad apparire più alto nel nostro orizzonte. Il Sole che illumina totalmente la nostra vita è il Signore Gesù.
Terminiamo ricordando una poesia, forse francese nel suo testo originale, che descrive il Natale così:
E’ caduta una rosa sul fieno…
La rosa è Gesù, il fieno siamo noi!
Non servono molte altre parole come invito a guardare il “presepio” dove Maria ha deposto Gesù.
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