giovedì 14 novembre 2013

CORPO DI CRISTO NELL'AMORE: LA COMUNIONE



In questo nostro itinerario lungo la celebrazione eucaristica accompagnati da P. P. Claverie, siamo arrivati al momento il cui la condivisione del pane e del vino realizzano, edificano, nutrono il corpo di Cristo che è la Chiesa.
La comunione è il coronamento di tutto ciò che prima è stato vissuto nell'eucaristia: dopo l'invito alla misericor­dia, che era nel contempo un atto di umiltà davanti a Dio e davanti ai fratelli; l'ascolto, insieme, della stessa Parola, che ci chiama tutti alla conversione del cuore; la confessio­ne comune della stessa fede e l'atto dell'offerta di noi stes­si, che c'invitano a una grande povertà e all'abbandono del­le nostre pretese per entrare nei sentimenti di Cristo Gesù (Fil 2); la Pasqua di Cristo vissuta e accolta, nella quale ci impegniamo a lottare con le sole armi dell'amore; la preghiera dei figli di Dio, che ci permette di accogliere insieme il dono del suo Spirito e che ci rende attenti agli appelli e ai bisogni dei nostri fratelli. Tutto ciò conduce alla comunione.”
Erano necessari tutti questi passaggi “perché, infine, ci potessimo abbandonare disar­mati gli uni agli altri, tutti rivolti alla Presenza di colui che ci riunisce nello Spirito.” E’ lo Spirito che ci rende figli di Dio e fratelli e sorelle tra noi, che ci indica il nostro “posto” nel corpo di Cristo e ci fa riconoscere che abbiamo bisogno gli uni degli altri.
“.. è il primo passo dell'amore, che mi conduce ad aspettare che l'altro mi dia di quel poco che ha perché mi è necessario per vivere.. La vita dello Spirito, che ciascuno riceve, dev’essere trasmessa per la vitalità e il buon andamento dell'insieme. È il secondo passo dell'amore: non si tiene nulla per sé, ma si dona e ci si dona perché gli altri vivano. In questa maniera, non im­ponendosi, non tenendo per sé alcunché, non cercando di proteggersi o di nascondersi, noi siamo un tutt’uno.”
Passi che possiamo fare perché attraverso la condivisione del pane e del vino si rende presente in noi Dio stesso e ci chiama personalmente a formare il corpo di Cristo: siamo persone insostituibili, ciascuno chiama­to a diverso titolo, con le sue ricchezze e la sua storia per­sonale; ciascuno rispettato col proprio carattere. Non c'è uniformità in questo corpo; al contrario, la diversità è necessaria perché siamo tutti complementari.”
Che bello!!!La Chiesa ha bisogno della diversità di ciascuno di noi per costituire “l'Uomo totale, il Cristo per­fetto” e ciascuno di noi è responsabile della formazione e della crescita del tutto. Ma questa responsabilità è esercitata pienamente solo da chi ha riconosciuto l’amore di Dio, “una co­noscenza dell'amore che chiama ciascuno per nome, libera dalla solitudine e quindi dalla paura e dalla sfiducia degli altri. La nostra comunione incomincia a esistere quando abbandoniamo a poco a poco i nostri giudizi e le nostre pretese sugli altri: perché giudicare è situarsi in rapporto agli altri, mentre Gesù ci invita a situarci solo in rapporto a Dio.. solo così possiamo rivolgere anche noi, a poco a poco, sul mondo e sugli altri il medesimo sguardo creato­re che restituisce alla semplicità e permette di rinascere a una vita nuova. L'eucaristia ci colloca sotto questo sguardo liberatore e ci permette così di essere artefici di pace e di fraternità.”
La presenza liberatrice di Cristo pone in noi il seme della risurrezione, il germe di un cambiamento che siamo invitati a custodire e coltivare con perseveranza e fedeltà, in povertà ed umiltà, per fare delle Beatitudini la carta della nostra vita e fondare su Cristo e su lui solo la comunità.
“Così, orientati dalla Parola e dalla Presenza di Cri­sto nei nostri fratelli — e particolarmente nei più poveri —, possiamo costruire una comunione solida e aperta, che non escluda nessuno, non respinga nessuno, non si erga a giu­dice di nessuno, ma si metta tutta intera, come il Maestro, al servizio di tutti, per amore di tutti e senza considerarsi il centro del mondo o il regno di Dio sulla terra. La nostra comunione non è solo per il momento della messa: va da sé che essa è l'atteggiamento più essenziale della nostra vita... La nostra fraternità è il sacramento della presenza e dell'azione di Dio. È da essa che gli increduli possono riconoscere l'autenticità della no­stra fede e la verità del vangelo.”


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