In questo nostro itinerario lungo la celebrazione
eucaristica accompagnati da P. P. Claverie, siamo arrivati al momento il cui la
condivisione del pane e del vino realizzano, edificano, nutrono il corpo di
Cristo che è la Chiesa.
“La comunione è il coronamento di tutto ciò che prima è stato
vissuto nell'eucaristia: dopo l'invito alla misericordia, che era nel contempo un atto di umiltà davanti a Dio e
davanti ai fratelli; l'ascolto, insieme, della stessa Parola, che ci chiama tutti alla conversione del cuore;
la confessione comune della stessa fede e l'atto dell'offerta di noi
stessi, che c'invitano a una grande povertà
e all'abbandono delle nostre pretese per entrare nei sentimenti di
Cristo Gesù (Fil 2); la Pasqua di Cristo vissuta e accolta, nella quale ci
impegniamo a lottare con le sole armi dell'amore; la preghiera dei figli di
Dio, che ci permette di accogliere insieme il dono del suo Spirito e che ci rende attenti agli appelli e ai
bisogni dei nostri fratelli. Tutto ciò conduce alla comunione.”
Erano necessari tutti
questi passaggi “perché, infine, ci
potessimo abbandonare disarmati gli uni
agli altri, tutti rivolti alla Presenza di colui che ci riunisce nello
Spirito.” E’ lo Spirito che ci rende figli di Dio e fratelli e sorelle tra
noi, che ci indica il nostro “posto” nel corpo di Cristo e ci fa riconoscere
che abbiamo bisogno gli uni degli altri.
“.. è il primo passo dell'amore, che mi conduce ad aspettare
che l'altro mi dia di quel poco che ha
perché mi è necessario per vivere.. La vita dello Spirito, che ciascuno riceve, dev’essere trasmessa per la
vitalità e il buon andamento dell'insieme. È il secondo passo dell'amore: non si tiene nulla per sé, ma si dona e ci si
dona perché gli altri vivano. In questa maniera, non imponendosi, non tenendo
per sé alcunché, non cercando di proteggersi o di nascondersi, noi siamo un
tutt’uno.”
Passi che possiamo fare perché
attraverso la condivisione del pane e del vino si rende presente in noi Dio
stesso e ci chiama personalmente a formare il corpo di Cristo: “siamo
persone insostituibili, ciascuno chiamato a diverso titolo, con le sue
ricchezze e la sua storia personale; ciascuno rispettato col proprio
carattere. Non c'è uniformità in questo corpo; al contrario, la diversità è necessaria perché siamo tutti complementari.”
Che bello!!!La Chiesa ha bisogno della diversità
di ciascuno di noi per costituire “l'Uomo totale, il Cristo perfetto” e ciascuno di noi è responsabile della
formazione e della crescita del tutto. Ma questa responsabilità è esercitata
pienamente solo da chi ha riconosciuto l’amore di Dio, “una conoscenza
dell'amore che chiama ciascuno per nome, libera dalla solitudine e
quindi dalla paura e dalla sfiducia degli altri.
La nostra comunione incomincia a
esistere quando abbandoniamo a poco a poco i nostri giudizi e le nostre
pretese sugli altri: perché giudicare è situarsi in rapporto agli altri, mentre
Gesù ci invita a situarci solo in rapporto a Dio.. solo così possiamo rivolgere anche noi, a poco a poco, sul
mondo e sugli altri il medesimo sguardo creatore che restituisce alla
semplicità e permette di rinascere a una
vita nuova. L'eucaristia ci colloca sotto questo sguardo liberatore e ci
permette così di essere artefici di pace e di fraternità.”
La presenza liberatrice
di Cristo pone in noi il seme della risurrezione, il germe di un cambiamento
che siamo invitati a custodire e coltivare con perseveranza e fedeltà, in
povertà ed umiltà, per fare delle Beatitudini la carta della nostra vita e
fondare su Cristo e su lui solo la comunità.
“Così, orientati dalla Parola e dalla Presenza di Cristo nei nostri fratelli — e particolarmente nei
più poveri —, possiamo costruire una
comunione solida e aperta, che non escluda
nessuno, non respinga nessuno, non si erga a giudice di nessuno, ma si metta tutta intera, come il Maestro, al
servizio di tutti, per amore di tutti e senza considerarsi il centro del mondo
o il regno di Dio sulla terra. La nostra comunione non è solo per il momento della messa: va
da sé che essa è l'atteggiamento più essenziale della nostra vita... La nostra fraternità è il sacramento della presenza e dell'azione di Dio. È da
essa che gli increduli possono riconoscere
l'autenticità della nostra fede e la verità del vangelo.”
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