Zaccheo ha un handicap (la bassa statura) e un desiderio (vedere Gesù) e, a questo conflitto tra due forze che potrebbero
annullarsi, risponde con creatività e coraggio, diventando figura di tutti
coloro che, anziché chiudersi nei loro limiti e arrendersi, cercano soluzioni,
inventano alternative senza timore di apparire diversi. Nella vita avanza solo
chi agisce mosso dal desiderio e non dalla paura. E. Ronchi.
Zaccheo corre, si ingegna e affanna perché desidera conoscere,
vedere quell’uomo di cui tutti parlano. Io me lo immagino come uno di quelli
partiti alla ricerca del Nuovo Mondo, nel lontano 1492, pieno di speranza, di
sogni di giustizia e di libertà che desiderava realizzare. La sua vita si
gonfia di quel vento, quel soffio pieno di desiderio che da vita, che gonfia
le vele delle caravelle, avamposto di nuove scoperte.
E dall’alto dell’albero scruta l’orizzonte, alla ricerca del suo
avvenire, alla ricerca di sé, alla ricerca di un oltre che già lo avvolge e lo
spinge-attira verso sé.
Zaccheo che si sforza di vedere Gesù sente che Gesù lo guarda.
Il cercatore si accorge di
essere cercato, l'amante scopre di essere amato, ed è subito festa.
Gesù guarda questo cercare di vedere di
Zaccheo, risponde a questo intimo bisogno di incontro, interloquendo solo con
la parte migliore di Zaccheo e di ciascuno di noi. È dall’incontro che
scaturisce la conversione e non viceversa.
Signore, tutto il mondo davanti a te è come
polvere sulla bilancia,
come una stilla di rugiada mattutina caduta
sulla terra.
Hai compassione di tutti, perché tutto puoi,
chiudi gli occhi sui peccati degli uomini,
aspettando il loro pentimento.
Tu infatti ami tutte le cose che esistono
e non provi disgusto per nessuna delle cose che
hai creato;
se avessi odiato qualcosa, non l’avresti
neppure formata.
Come potrebbe sussistere una cosa, se tu non
l’avessi voluta?
Potrebbe conservarsi ciò che da te non fu chiamato
all’esistenza?
Tu sei indulgente con tutte le cose, perché
sono tue,
Signore, amante della vita.
Poiché il tuo spirito incorruttibile è in tutte
le cose.
Per questo tu correggi a poco a poco quelli che
sbagliano
e li ammonisci ricordando loro in che cosa
hanno peccato,
perché, messa da parte ogni malizia, credano in
te, Signore.
Sap 11,22-12,2
È incontrare Dio, con i suoi
gesti e i suoi sguardi che ci rende liberi di rivelarci a noi stessi perché
possiamo crescere con consapevolezza anche di quella parte che c’è in noi e che
brilla e genera meraviglia negli altri.
Questo amore di Dio, che ogni
giorno ci chiama per nome e ci invita a fermarci con Lui conquista, poiché
l’amore è stato il movente della creazione e di ogni azione di Dio e nel mondo
intero, dove si riflette la sua bontà.” Tutto è buono” esclama osservando la
sua opera d’amore. E noi come osserviamo il mondo, le persone attorno a noi?
Con questo sguardo colmo d’amore o con giudizio? Cerchiamo di conoscere a fondo
le persone, diamo loro fiducia e viviamo assieme senza nulla temere o siamo
sempre pronti a cercare di renderle uguali a noi, difendendoci da ogni domanda
di giustizia? Ma non ci chiede forse Dio di contemplare la creazione scoprendo
l’amore che vi ha posto, anche quando è scomodo?
Amare, donarsi, accogliere la
croce di Gesù significa accettare che ogni nostro giudizio sui fratelli ci
carichi della responsabilità di quanto abbiamo scoperto in loro. Dio non ha
paura di farci scoprire il nostro peccato, né di rivelarci la nostra miseria,
così come mostrarci la nostra bellezza, perché solamente così possiamo
conoscere la fiducia in Lui, l’amore che sa distruggere il peccato.
L’amore non ha paura di
compromettersi, di far pensare male, di scandalizzare. Gesù è venuto per
scandalizzare e sconvolgere la gente benpensante. Com’è diversa la nostra
mentalità! Ci siamo costruiti una mentalità secondo cui è proibito correre
rischi, in cui bisogna guardarsi dallo scandalizzare i benpensanti, ma non è
rilevante scandalizzare i poveri e i peccatori.
Ci circondiamo di persone che
non si sentono amate da nessuno, non per amarle di più, ma per giudicarle. Gesù
ci chiede di amare perché è l’amore che salva, e l’amore si manifesta dove se
ne sente il bisogno, la salvezza si realizza dove c’è disperazione, la
liberazione si attua dove qualcuno si accorge di essere oppresso.
La Parola di Dio di oggi
incide nella nostra vita, la mette in
discussione, ci converte?
Viviamo un cristianesimo di
élite, di gruppi privilegiati e persone perbene? Ci preoccupiamo di coloro che
attendono la salvezza consapevoli della loro miseria e povertà? O abbiamo
creato luoghi e situazioni privilegiate in cui vorremmo si manifestasse l’amore
di Dio, mente Gesù ci ha insegnato che l’amore si manifesta nelle case
dell’uomo, che è necessario cercarlo sulla strada lungo il comune\banale
cammino di ogni nostro fratello.
Secondo la tradizione ebraica di commento, il
mondo si regge su due misure: la giustizia e la misericordia. Il nome Elohìm
presiede alla giustizia ma un mondo fondato solo su di essa non ce l’avrebbe
fatta a sussistere perché troppo colpevole. Allora la scrittura interviene al
termine dei sette giorni della
creazione, settimo compreso, per aggiungere il nome più sacro, il tetragramma, davanti
a Elohìm. Così col soccorso della misericordia contenuta nel tetragramma, qui
messo sotto la sigla Iod, il mondo si sostiene.
Erri De Luca, Nocciolo d’oliva.
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