giovedì 21 novembre 2013

CORPO DI CRISTO PER IL MONDO



La parola «messa» indica “invio”. La nostra eucaristia è importante per l'avvento del regno di Dio:  essa è segno ef­ficace della sua presenza e fa di noi un popolo di testimo­ni, di sentinelle, di fratelli e sorelle solida­li con l'intera umanità.

Ci incamminiamo verso la “fine” della Messa, accompagnati dalle ultime riflessioni di P. P.Claverie. Abbiamo detto che il nostro entrare in comunione con il Corpo di Cristo forma “l’assemblea”, ci unisce come popolo di Dio, ma nello stesso tempo ci impegna anche nella salvezza del mondo.
La nostra eucari­stia è importante anche perché il mondo cambi e per l'av­vento del regno di Dio... Noi siamo davvero associati alla Pasqua, mediante la qua­le la corrente della vita nuova passa nell'intera creazione: l'eucaristia è missionaria, l'unità che essa crea è aperta sul mondo che attende la «manifestazione dei figli di Dio»”.
L’Eucaristia ci rende un “popolo per gli altri” a tre livelli.
Fa di noi un popolo di testimoni dell’amore: testimoni dell'amore di Dio, che abbiamo ricevuto e che dobbiamo diffondere intorno a noi là dove viviamo. Annunciare la buona novella è rendere palpabile per tutti la potenza dell'amore che libera e fa crescere mediante un'attenzione umile e calorosa ad ognuno, mediante una presenza discre­ta e fiduciosa che fa esistere coloro che essa accoglie.”
Fondamentale per un testimone autentico di Gesù è l’essere disposto a lottare con le sole armi dell’amore, “con un grande rispetto della coscienza e della li­bertà altrui, perché nulla al mondo può far nascere l'amore se non l'amore, né la persuasione, né l'autorità, né gli obbli­ghi imposti; nulla può forzare l'uomo ad amare se non il ri­conoscimento di un altro amore, umile e rispettoso.”
Fa di noi un popolo di sentinelle di speranza: “Come sentinelle alle porte della notte, noi distinguiamo le luci dell'avvenire e le indichiamo agli scoraggiati, perché riprendano a sperare, e ai potenti, perché le sostengano. Per noi rivivere l'eucaristia nell'umile comunione del corpo di Cristo è gioia, speranza e forza per vivere e aiutare a vi­vere i nostri fratelli.”
Noi crediamo nella risurrezione di Gesù, segno che l’amore è più forte della morte, e questo ci permette di discernere i segni della venuta del Regno e della sua crescita.
“Questa convinzione profonda ci induce a prestare attenzione al minimo gesto di comprensione e d'amore e ad accordargli un valore pari a quello dei grandi eventi stori­ci, che sembrano sconvolgere il mondo, ma non toccano che la superficie e si succedono senza grandi conseguenze per il futuro del mondo e dell'uomo. Per noi, un solo uomo che dona la propria vita nell'oscurità e nell'umiltà è nel cuore di Dio e al centro del mondo.”
Infine l'eucaristia fa di noi fratelli e sorelle, perché ci rende solidali con l'umanità intera.
“«Il pane spartito o condiviso ci converte in uomini di condivisione». Ed è così che possiamo diventare forza di trasformazione del mondo. Nutriti di questo pane, non pos­siamo essere saziati finché rimangono uomini affamati: af­famati di pane e affamati di dignità, di giustizia, d'amore, di tutto ciò, che rende umano l'uomo.”

Don Andrea Santoro - ucciso in Turchia nel 2006
La celebrazione dell’eucaristia non ha quindi in se stessa il suo fine: essa si ci rinvia al Regno di Dio, da realizzare nella libertà e nell’amore. “Ciascuno di noi, abitato dallo Spirito e dal corpo di Cristo, diviene un seme di questo Regno nel mondo. Là dove noi siamo, nell'anonimato di una vita che si nasconde, il potere della risurrezione può abitare il mon­do in cui viviamo: la sua forza di trasformazione supera lar­gamente i nostri poveri sforzi umani per poco che la lascia­mo agire in noi, se siamo disponibili totalmente e quindi umilmente e poveramente alla sua azione.”
Siamo membra di un cor­po universale in cui ogni cellula può agire sulle altre anche senza aver coscienza di farlo: perché siamo in comunicazio­ne reale per mezzo dello Spirito e dell'amore.
Forse in questo momento siamo sostenuti dalla pre­ghiera di uomini e donne che non conosciamo – che non ci conoscono – e che pregano e si donano per noi. Anche noi dobbiamo pregare per quelli che non conosciamo, ma che sono esposti oggi alla persecuzione, alla guerra, alla fame, al martirio... La nostra preghiera allora è comunicazione della corrente d'amore e di Vita che abbiamo ricevuta e che va ad irrigare le cellule malate o in pericolo. Credo a questa comunione universale nella Vita, a questa comunione mi­steriosa della potenza della risurrezione, perché credo alla comunione dei santi nell'unico corpo di Cristo.”

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