sabato 22 febbraio 2014

SALMO 19 (18)

Due grandi motivi compongono questo salmo: il creato e la legge. La natura e la legge manifestano le perfezioni divine. C’è un profondo legame tra la luce del sole e la luce della torah (legge-rivelazione-insegnamento) vissuta con amore.
La prima parte del salmo 19(18) ha ispirato diversi poeti e musicisti cristiani. Rispetto alla mitologia orientale riguardante il sole, qui c’è un grande salto di qualità: il sole non è Dio, ma Dio è simboleggiato dal sole che racchiude in sé un riflesso dello splendore divino.
Il salmo inizia in modo maestoso con il “canto dei cieli”, presentati come testimoni dell’opera creatrice di Dio. Il cosmo qui non è solo un invito a credere nel Dio creatore, è anche una continua esortazione alla preghiera. Il canto prosegue anche nell’alternarsi del giorno e della notte, quasi una musica teologica dell’universo, un grido “silenzioso”. Nella lettera ai Romani (10,17) la voce del cosmo diventa voce dell’apostolo di Cristo.
Della Parola di Jahweh si parla con due simboli: l’oro e il miele. I precetti non sono come un arido codice normativo, fonte di equilibrio sociale. La legge è anche fonte di gioia, i comandi del Signore sono fonte di luce, per percorrere la via della giustizia. Il salmo si chiude con un messaggio di fiducia e di speranza.

I cieli narrano la gloria di Dio,
e l’opera delle sue mani annunzia il firmamento.
Il giorno al giorno ne affida il messaggio
e la notte alla notte ne trasmette notizia.
Non è linguaggio e non sono parole,
di cui non si oda il suono.
Per tutta la terra si diffonde la loro voce
e ai confini del mondo la loro parola.
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La legge del Signore è perfetta, rinfranca l’anima;
la testimonianza del Signore è verace,
rende saggio il semplice.
Gli ordini del Signore sono giusti,
fanno gioire il cuore;
i comandi del Signore sono limpidi,
danno luce agli occhi.
Il timore del Signore è puro, dura sempre;
i giudizi del Signore sono tutti fedeli e giusti,
più preziosi dell’oro, di molto oro fino,
più dolci del miele e di un favo stillante.
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Anche dall’orgoglio salva il tuo servo
perché su di me aveva potere;
allora sarò irreprensibile,
sarò puro dal grande peccato.
Ti siano gradite le parole della mia bocca,
davanti a te i pensieri del mio cuore,

Signore, mia rupe e mio redentore.

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