sabato 10 maggio 2014

Salmo 30 (29)



La vita umana conosce alternanze estreme di sofferenza e di gioia. Il salmo 30 (29) è un canto alla vita, dopo un rischio di morte. Da inno personale si è poi trasformato in un inno nazionale di vita, di speranza e di gioia, dopo la tragedia dell’oppressione.
Vediamo in questo salmo anche un nesso retributivo tra bene e vita, tra peccato e morte, dove il peccato fondamentale è l’orgoglio (v. 7), radice di ogni colpa. 
Dio è giusto e come tale deve intervenire punendo, ma in Lui domina la legge dell’amore e del perdono. Qui si introduce anche il tema della funzione pedagogica del dolore. Alla falsa stabilità dell’orgoglio umano si contrappone la vera sicurezza del “monte di Dio”.
Nella sua composizione poetica il salmo presenta un’alternanza di simboli estremi che sembra vogliano raccogliere tutto il senso della realtà: scendere e risalire, collera e bontà, sera e mattino, lamento e danza, veste di sacco e abito di gioia.
Il Salmo ci dice che Dio può spezzare il cerchio infernale vita-morte, infatti i verbi che hanno per soggetto Dio sono tutti liberatori e dinamici. Vediamo qui una delle basi dell’ottimismo biblico e alcuni esegeti hanno visto in questo salmo anche un riferimento a Cristo, soprattutto un riferimento alla sua Pasqua nelle parole conclusive: “Ti loderò per sempre”.


Ti esalterò, Signore, perché mi hai liberato
e su di me non hai lasciato esultare i nemici.
Signore Dio mio, a te ho gridato e mi hai guarito.
Signore, mi hai fatto risalire dagli inferi,
mi hai dato vita perché non scendessi nella tomba.
Cantate inni al Signore, o suoi fedeli,
rendete grazie al suo santo nome,
perché la sua collera dura un istante,
la sua bontà per tutta la vita.
Alla sera sopraggiunge il pianto e al mattino, ecco la gioia.
Nella mia prosperità ho detto: "Nulla mi farà vacillare!".
Nella tua bontà, o Signore, mi hai posto su un monte sicuro;
ma quando hai nascosto il tuo volto,
io sono stato turbato.
---------- Ascolta, Signore, abbi misericordia,
Signore, vieni in mio aiuto.
Hai mutato il mio lamento in danza,
la mia veste di sacco in abito di gioia,
perché io possa cantare senza posa.
Signore, mio Dio, ti loderò per sempre.

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