giovedì 1 maggio 2014

Liturgia e vita



Ho incontrato oggi una mia conoscente che non vedevo da tempo e dopo esserci scambiate reciprocamente gli auguri di Pasqua, lei mi dice: “Ma sai, noi quest’anno, in parrocchia, non abbiamo neppure celebrato la Veglia Pasquale…”. “Come mai?”. “Sai, il parroco è dovuto andare in un’altra delle parrocchie da lui seguite e da noi hanno celebrato le suore e i diaconi…”.
Mi ha fatto riflettere questo suo “sentire”: senza il parroco, la comunità non aveva celebrato la Pasqua, anche se in realtà la “funzione”, i riti, qualcuno li aveva guidati lo stesso. Che ci fossero presenti suore, diaconi, ministranti e tanto semplice popolo di Dio…non aveva per lei importanza.
Mi è tornato in mente un libretto semplice, ma carino, profondo, che avevo letto qualche anno fa, “La Messa, cena del Signore” di Andrea Gasparino, e che all’inizio si soffermava proprio sul senso delle nostre liturgie. Diceva l’autore che spesso per noi sono “liturgie” solo quelle celebrazioni in cui abbiamo file di chierichetti, corali, incensi, più sacerdoti, magari il Vescovo.. Ecco, allora sì che è una bella Celebrazione, allora sì che abbiamo celebrato la Pasqua!!
Ma non ci ricordiamo che “liturgia è lasciarsi prendere da Dio nel più profondo , significa accogliere la sua vita, significa far entrare la sua vita nella nostra giornata.” (pag. 13)

La liturgia eucaristica, quindi, e ogni altra nostra liturgia, grande o piccola che sia, non è una serie di cerimonie che dedichiamo a Dio, ma esce dalla Chiesa per farsi vita con noi: ci accompagna al lavoro, all’Università, alimenta la nostra carità, cambia le mie relazioni con gli altri e con il mondo.
“La liturgia è preghiera che diventa carità, è vita fatta preghiera.”(pag. 15)
La liturgia è vita, la mia, la tua, con le sue gioie e le sue fatiche, che diventa preghiera, che cerca il senso più profondo di tutto ciò che siamo e viviamo e lo riporta a Dio.

Nessun commento: