martedì 2 aprile 2013

Domenico e la Risurrezione


Si dice di S. Domenico che portava sempre con sé il Vangelo di Matteo e le Lettere di Paolo e che quasi le conosceva a memoria dal tanto leggerle e studiarle. Avendo come suo grande ispiratore Paolo, certamente risuonavano in Domenico le parole dell’apostolo “Noi predichiamo Cristo crocifisso” ma risuonava anche l’annunzio dell’angelo alle donne che erano andate al sepolcro, così come lo riporta Matteo “So che cercate Gesù il crocifisso, non è qui, è risorto come aveva detto”. L’oggetto della predicazione apostolica e, quindi, domenicana, è l’annunzio cristiano “il crocifisso non è qui, è risorto come aveva detto”. Vana è la nostra fede e la nostra predicazione se si ferma sul crocifisso. Che buona notizia sarebbe quella che si ferma sulla vittoria della morte? L’ultima parola spetta alla risurrezione ma non solo quella di Gesù perché, come dice Paolo, “Colui che ha risuscitato Cristo dai morti darà la vita anche ai vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi”. Ecco allora la buona notizia per la quale vale la pena di percorrere il mondo come fece Domenico.

Forte della Parola e della speranza, Domenico guardava il Crocifisso non come un modello da imitare, ma come un amore da annunziare e promuovere perché la passione di Gesù, liberamente accettata ma non volutamente cercata, è una grande proclamazione a favore della vita. La vita e l’opera di Domenico sono anch’esse una grande proclamazione a favore della vita e in lui, questo amore si traduce in cose pratiche, quotidiane, spicciole quali tenere a distanza un temporale, conseguire giusto la quantità di pane necessaria per sfamare un confratello, ritrovarsi al sicuro dentro casa quando, nella notte, le porte erano già sbarrate…

Per Domenico, il crocifisso, simbolo di morte, è lo strumento della sua esperienza di risurrezione perché egli non fissava gli occhi nel crocifisso per pietà verso il Cristo ma più per compassione verso gli uomini e le donne che per carestie e per eresie soffrivano o mettevano in rischio la loro salvezza. Domenico credeva alla risurrezione di Gesù, una risurrezione che si realizzerà per tutti gli uomini e le donne e assumeva l’annunzio di questa duplice realtà come sua missione.

Siamo figlie e figli della risurrezione, dell’amore che, dandosi fino a morire, vince la morte per sempre. Possiamo anche noi scoprire i germi della risurrezione presenti intorno a noi, dentro di noi: la fame di verità che ci risveglia, la speranza che non ci abbandona, la forza o il dono del perdono, il gesto di generosità, l’esempio di un Papa... Sia, la nostra, una spiritualità di risurrezione, per l’impegno a favore di una vita terrena migliore, per pronunciare parole di speranza, per una vita che ci conduce al cielo.

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