Vi
propongo un estratto di un libro sulla spiritualità domenicana di Paul Murray,
domenicano Irlandese professore di letteratura mistica.
“Domenico non ha mai composto per
i suoi confratelli un testo devozionale o un trattato spirituale. Il solo
testamento che ha lasciato – e si tratta di un magnifico documento – è il Libro
delle Costituzioni. Domenico era soprattutto un predicatore non uno che
scriveva. Eppure, perfino a così grande distanza di tempo, troviamo nella
tradizione un incredibile numero di dettagli circa il suo modo di pregare e di
dedicarsi alla contemplazione. Una ragione di ciò sta nello stesso temperamento
di Domenico. Egli possedeva un’esuberanza naturale che, lungi dall’essere
soffocata dalla vita preghiera e di penitenza, sembrava al contrario venirne
rafforzata. Era un uomo, come notò una volta il cardinale Villot,
“meravigliosamente libero”. (…) Di conseguenza perfino la preghiera privata era
una sorte di libro aperto per i suoi confratelli.”
“Il Signore gli aveva concesso la singolare
grazia di piangere per i peccatori, per gli infelici e gli afflitti, le cui
sventure portava come un peso nell’intimo del cuore e l’amore per essi, che lo
bruciava all’interno, prorompeva al di fuori attraverso l’apertura degli occhi.”(Giordano
di Sassonia)
“La ferita della conoscenza che
apre il cuore e la mente di Domenico alla contemplazione gli consente,
attraverso una profonda vulnerabilità, di sperimentare il dolore e il bisogno
dei suoi simili. Tale ferita non può essere spiegata semplicemente tramite la
sua esperienza personale del dolore o la sua empatia naturale. La ferita
apostolica che Domenico riceve e che lo abilita ad agire e a predicare è una
ferita contemplativa. (Paul Murray, Il vino nuovo della spiritualità
domenicana: Una bevanda chiamata felicità, ESD 2010)”
È
bello pensare così san Domenico, come un uomo libero, liberato dalla grazia di
Dio, la cui affettività vibrava come un’arpa quando pregava. Non solo quando
pregava ritirandosi per stare solo a solo con Dio. Quel cuore libero che il
Signore gli aveva dato era un’arpa di
compassione per gli altri. E questa era la sua speciale contemplazione.
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