martedì 16 aprile 2013

LA GRAZIA DELLA CONTEMPLAZIONE


Vi propongo un estratto di un libro sulla spiritualità domenicana di Paul Murray, domenicano Irlandese professore di letteratura mistica.
“Domenico non ha mai composto per i suoi confratelli un testo devozionale o un trattato spirituale. Il solo testamento che ha lasciato – e si tratta di un magnifico documento – è il Libro delle Costituzioni. Domenico era soprattutto un predicatore non uno che scriveva. Eppure, perfino a così grande distanza di tempo, troviamo nella tradizione un incredibile numero di dettagli circa il suo modo di pregare e di dedicarsi alla contemplazione. Una ragione di ciò sta nello stesso temperamento di Domenico. Egli possedeva un’esuberanza naturale che, lungi dall’essere soffocata dalla vita preghiera e di penitenza, sembrava al contrario venirne rafforzata. Era un uomo, come notò una volta il cardinale Villot, “meravigliosamente libero”. (…) Di conseguenza perfino la preghiera privata era una sorte di libro aperto per i suoi confratelli.”

 “Il Signore gli aveva concesso la singolare grazia di piangere per i peccatori, per gli infelici e gli afflitti, le cui sventure portava come un peso nell’intimo del cuore e l’amore per essi, che lo bruciava all’interno, prorompeva al di fuori attraverso l’apertura degli occhi.”(Giordano di Sassonia)
“La ferita della conoscenza che apre il cuore e la mente di Domenico alla contemplazione gli consente, attraverso una profonda vulnerabilità, di sperimentare il dolore e il bisogno dei suoi simili. Tale ferita non può essere spiegata semplicemente tramite la sua esperienza personale del dolore o la sua empatia naturale. La ferita apostolica che Domenico riceve e che lo abilita ad agire e a predicare è una ferita contemplativa. (Paul Murray, Il vino nuovo della spiritualità domenicana: Una bevanda chiamata felicità, ESD 2010)”

È bello pensare così san Domenico, come un uomo libero, liberato dalla grazia di Dio, la cui affettività vibrava come un’arpa quando pregava. Non solo quando pregava ritirandosi per stare solo a solo con Dio. Quel cuore libero che il Signore gli aveva dato era un’arpa di compassione per gli altri. E questa era la sua speciale contemplazione.

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