domenica 7 aprile 2013

SAN VINCENZO FERRER sacerdote (1350-1419)



Vincenzo Ferrer nacque a Valencia, in Spagna e a diciassette anni entrò nell’Ordine dei Frati Predicatori: purezza verginale, amore per l’austerità, carattere franco e gioviale fecero presagire il successo che avrebbe coronato la sua attività apostolica.
Perfezionata fino alla maturità la sua preparazione spirituale e dottrinale (Vincenzo insegnò per molti anni filosofia e pubblicò alcuni pregevoli trattati), diede inizio nel 1399 all’apostolato della parola divenendo il più popolare ed efficace predicatore del XV secolo; elettrizzatore di masse (a stento gli uditori erano contenuti dalle piazze), operatore di miracoli strepitosi, l’ “Angelo del Giudizio” varcò i confini della sua patria e predicò in Italia, Francia, Svizzera, ovunque lasciando profonda impressione e rinnovando spiritualmente intere contrade.
 Morì il 5 aprile 1419 nella Bretagna Minore a Vannes ove si conserva il corpo.
Fu canonizzato da Callisto III il 29 giugno 1455. Nel “Trattato della vita spirituale” Vincenzo riversa la saggezza dello sperimentato direttore di coscienze e la sete ardente di perfezione. Non si tratta di un semplice vademecum ascetico ma di una vera teologia dell’apostolato, di un’opera di raro vigore intellettuale alle cui origini è facile individuare, oltre l’evidente influsso di san Tommaso d’Aquino un grande mistico domenicano, il ven. Venturino da Bergamo.

“Quindi se uno è in Cristo è una creatura nuova; le cose vecchie sono passate, ecco, ne sono nate di nuove.” Cor. 5, 17

Dai “Discorsi” di san Vincenzo Ferrer, sacerdote
Dopo la risurrezione, Cristo si presentò ai suoi discepoli ed amici sotto tre sembianti o figure. Anzitutto sotto forma di pellegrino, poi sotto forma di giardiniere, infine di mercante. Né risulta che si sia manifestato sotto altra forma, per esprimere il genere di vita che aveva condotto in questo mondo. Egli infatti fu pellegrino nel suo soggiorno, giardiniere nella sua predicazione, mercante nella sua Passione.
Circa la prima condizione, di pellegrino, non volle avere su questa terra né abitazione, né stanza propria ma preferì andare di casa in casa. E amava ripetere: “Le volpi hanno tane e gli uccelli dell’aria un nido; ma il figlio dell’uomo non ha dove posare il capo” (Mt. 8,20): questa dunque la sua vita da pellegrino.
Fu nella sua predicazione che si comportò come un buon giardiniere. Al giardiniere, infatti, spetta sradicare le erbacce e piantare quelle buone, come appunto fece Cristo che con la zappa della sua lingua predicò e con quella della sua vita esemplare sradicò dal cuore degli uomini le male erbe degli errori e dei peccati, delle false opinioni, e vi piantò le virtù. Per questo Dio Padre aveva detto: Ecco, ti metto la mia parola sulla bocca – alludendo alla sua predicazione-. Ti costituisco sopra i popoli e sopra i regni per sradicare e demolire, per distruggere e abbattere, per edificare e piantare” (Ger 1,10).
In terzo luogo Cristo si presentò nella sua Passione come un oculato mercante, dal momento che acquistò col prezzo del suo sangue tutto il genere umano, dicendo al Padre: “Ricevi, Padre, questo prezzo come redenzione”. A ciò si riferisce Pietro: “Forse riscattati dalla vita insensata che avevate ereditato dai vostri padri, mediante il prezioso sangue di Gesù Cristo, agnello immacolato” (1 Pt 1,18).
Ecco in quale maniera sii può riassumere tutta la vita di Cristo; e da ciò risulta che anche noi dobbiamo essere pellegrini nel nostro modo di vivere, giardinieri nel nostro lavoro, mercanti nel perseverare, secondo l’affermazione di san Gregorio Mago: ogni gesto di Cristo è per noi di ammaestramento. Poiché questo mondo è come una casa a due porte: una per entrarvi, l’altra per uscirne, cioè la nascita e la morte. E nessuno si faccia illusioni: poiché tutti ci troviamo nel mondo come pellegrini e viandanti. Non dobbiamo perciò dedicarci a cose vane – appunto come i pellegrini che non si preoccupano di foggiare indumenti preziosi né badano a sciocchezze, - ma solo a ciò che è necessario: “Siamo pellegrini dinanzi a Te e stranieri come tutti i nostri padri” (1 Cr. 29,15). E tale si riteneva lo stesso Davide; re potente e glorioso egli protestava: “Perché io sono straniero e pellegrino, come tutti i miei padri” (Sa 39,13). “Come tutti i miei padri”: non risulta infatti che alcuno dei padri antichi abbia costruito abitazioni, perché coloro che innalzano edifici non i ritengono pellegrini, ma cittadini di questo mondo. Proprio a costoro si rivolge san Pietro: “Vi scongiuro, fratelli, come stranieri e pellegrini, ad astenervi dai desideri carnali che nuocciono all’anima, diportandovi con tutta onestà tra i pagani” (1 Pt 2,11). E Paolo: “fino a che restiamo col corpo in questo mondo, siamo pellegrini” (2 Cor 5,6).
Dobbiamo pure essere giardinieri, perché ciascuno di noi ha un suo campo, cioè il nostro corpo ossia la vita presente. Per cui con diligenza occorre attendervi ed esaminare se vi siano erbe cattive cioè la superbia e gli altri vizi, per sradicarli con la zappa del discernimento e piantarvi poi l’umiltà e le altre virtù. Infine dobbiamo mostrarci mercanti oculati, perseverando nella vita onesta affinché al termine del nostro cammino, quando l’anima si separerà dal corpo, possiamo entrare nella gloria del cielo. Cristo è l’acquirente, l’uomo il rivenditore, l’angelo custode il mediatore. E l’angelo domanderà: “Cosa offri al Cristo per ottenere la gloria?”. Il buon religioso risponderà: “Tutta la mia vita che condussi osservando la mia professione”. E Dio si mostrerà pago di questo prezzo. Altrettanto per un buon sacerdote secolare o per un laico. Aver seguito così da vicino il Cristo è sicura garanzia di premio, secondo quanto Gesù stesso afferma: “Le mie pecore ascoltano la mia voce; e io le conosco ed esse mi seguono; e io do loro la vita eterna” (Gv 10,28).

Salmo 91
È bello rendere grazie al Signore
e cantare al tuo nome, o Altissimo,

annunciare al mattino il tuo amore,
la tua fedeltà lungo la notte,

sulle dieci corde e sull'arpa,
con arie sulla cetra.

Perché mi dai gioia, Signore, con le tue meraviglie,
esulto per l'opera delle tue mani.

Come sono grandi le tue opere, Signore,
quanto profondi i tuoi pensieri!

L'uomo insensato non li conosce
e lo stolto non li capisce:

se i malvagi spuntano come l'erba
e fioriscono tutti i malfattori,
è solo per la loro eterna rovina,

ma tu, o Signore, sei l'eccelso per sempre.

Ecco, i tuoi nemici, o Signore,
i tuoi nemici, ecco, periranno,
saranno dispersi tutti i malfattori.

Tu mi doni la forza di un bufalo,
mi hai cosparso di olio splendente.

I miei occhi disprezzeranno i miei nemici
e, contro quelli che mi assalgono,
i miei orecchi udranno sventure.

Il giusto fiorirà come palma,
crescerà come cedro del Libano;

piantati nella casa del Signore,
fioriranno negli atri del nostro Dio.

Nella vecchiaia daranno ancora frutti,
saranno verdi e rigogliosi,

per annunciare quanto è retto il Signore,
mia roccia: in lui non c'è malvagità.

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