Vi riportiamo questo estratto da uno studio di Padre
M. Negrelli o.p. sugli scritti di Padre Lorgna riguardanti la B. Imelda così da fermarci ancora un po' sull'esempio della nostra patrona, guidati proprio dalle parole di Padre Giocondo che ce la diede come modello.
Buona meditazione a tutti
L’incontro che la B. Imelda realizza nella comunione
eucaristica ha la sua vera ragione nell’amore che desiderava conseguire il
termine del suo movimento e placarsi nel possesso dell’amato: “Ecco, o Imelda, appagati i tuoi fervidi
desideri, ecco Gesù in mezzo al tuo cuore con la sua reale presenza…Oh! Chi
avesse potuto penetrare nel cuore d’Imelda divenuto santuario del divino amore,
quale beato incendio vi avrebbe potuto mirare” (AL IV 12 (34).
Imelda è il modello dell’anima eucaristica perché vive le
virtù via via manifestatele, ma lo è soprattutto per il rapporto d’amore che si
alimenta e si compagina per la pratica e l’esercizio delle virtù. L’amore è
dichiarato dalla piccola Imelda ed è riconosciuto tale.
“O Gesù Sacramentato
che vedesti la B. Imelda fino dai suoi più teneri anni tutta innamorata di Te,
offrirti quasi fiori candidi, i suoi pensieri ed affetti…”(Ibid.).
Il suo rapporto d’amore è riconosciuto e ricambiato: “O Gesù sacramentato, che miracolosamente
comunicandoti alla Beata Imelda operasti una delle più ineffabili meraviglie
eucaristiche” (Ibid)
Il modello, che è la Beata Imelda – definita da Padre
Giocondo “meraviglia eucaristica” – in tanto è realizzato in quanto si è
strutturato in relazione all’amore ed è opera
dell’amore.
Proseguendo nello studio dell’amore, attraverso l’esempio di
Imelda, riconosciamo che l’amore si precisa nell’adorazione e nella comunione.
L’adorazione:”prestare a Lui quella adorazione che gli è
dovuta e che è il più nobile dovere, il più glorioso ufficio di ogni creatura! benché
– come dice P. Giocondo – “questo omaggio
della creatura sia insufficiente ad
onorare degnamente l’infinita Maestà di Dio”. (AL IV 12 (26).
Il Padre indica come si comportava Imelda: “Ella andava dunque al tabernacolo, perché da
quel centro d’amore Gesù le offriva ricchezze immense e doni divini, si univa a
Lui adoratore supremo e per Lui e con Lui rendeva al padre l’omaggio assoluto
di tutto il suo essere”. (Ibid).
L’adorazione d’Imelda scaturiva dalla consapevolezza della
propria condizione di creatura che dipende dal creatore e manifesta questa
realtà nel gesto dell’adorazione che a Lui è dovuta. “Ma non solo adorava il padre
in unione con Gesù, ma sentiva il bisogno di adorare Lui nascosto sotto i veli
eucaristici. (Ibid).
Il Padre Giocondo ne spiega la ragione: “Gesù, infatti, per nostro amore si è spogliato di tutta la sua gloria,
e noi per more Suo dobbiamo rendergliela con i nostri omaggi e con le nostre
adorazioni. Per questo la fervente fanciulla non si accontentava di essere con
lo spirito e con il cuore sempre unita al suo Diletto Sacramentato, ma appena
il dovere glielo permetteva, correva ai piedi del tabernacolo a sfogare la piena
dei suoi affetti. Ella faceva quaggiù quello che fanno gli Angeli dinnanzi al
trono di Dio, e nell’atteggiamento e nell’ardore dell’anima sembrava davvero
gareggiare con gli spiriti beati che mai non cessano d’inneggiare il loro
“Sanctus” eterno. Oh! Come la trasportava lontano quella adorazione, quanto
lontano dal mondo e da se stessa!” (Ibid).
L’adorazione è il gesto della creatura che riconosce la sua
condizione e rende omaggio al suo Creatore, riproducendo sulla terra la perenne
adorazione del cielo, superando il “ confine” tra il tempo e l’eternità, la
condizione presente e quella che sarà in futuro, ma che è già, anche se non
pienamente dispiegata.
P. Giocondo indica la finalità dell’adorazione che la
creatura attinge adorando il Creatore: “Sembrava
perduta nell’Essenza infinita, sembrava che il velo che copriva la gloria, i
fulgori, le bellezze del Dio d’amore, si fosse squarciato e che l’anima sua sui
saziasse finalmente nella visione beata del suo Diletto”. (Ibid).
Il gesto dell’adorazione precisa la realtà della creatura e del
Creatore in ordine alla relazione che intercorre tra loro e come, per essa, si
riconosce e “quasi” s’attinge l’essenza divina: la realtà intima, che Lui è. Senza
dimenticare il compito del modello che Imelda è per noi, prosegue: “Quali ammaestramenti ed esempi singolari ci
dà questa angelica fanciulla! Il tabernacolo, per noi è freddo…ci sembra vuoto…
non ci dice nulla. Gesù è là che ci attende e continuamente adora e aspetta le
nostre adorazioni e noi non vi pensiamo”. (AL IV 12 (26). P. Lorgna
dichiara, quindi “che per rendere
efficaci le nostre adorazioni dobbiamo unirci “con Gesù, per Gesù, in Gesù” e
ancora alla scuola di Imelda far sì che ci rendiamo degni delle grazie d’amore
che incessantemente si diffondono dall’Ostia divina, e impariamo a diventare
quali il Divino maestro ci vuole “veri adoratori in ispirito e verità” (Ibid).
La Comunione: “…Imelda
supplicava Gesù di aver pietà di lei, di mettere fine alle sue supplichevoli e insistenti preghiere. Egli non seppe più
resistere…Scese dall’alto una candida Ostia tutta raggiante…Il sacerdote
comprendendo i voleri di Dio, prese riverente l’Ostia Divina e comunicò Imelda”
(AL IV 12 (30).
La comunione è il termine dell’amore e così intenso che,
divenuto un supplizio, finalmente si appaga nel pacificante possesso
dell’amato.
“Ella - dice il P.
Giocondo – era assorta sì, ma era assorta
nella Vita…Il suo cuore, per impeto d’amore si era infranto, ed ella andò a
ringraziare il suo Dio in cielo, in una eterna, perfetta comunione…fra gli
applausi dei beati che non avranno mai fine… Chi non invidierà la tua sorte? Se
di tanto io non sono degna, ti prego però d’impetrarmi un grande amore a Gesù
Sacramentato…Animata dal tuo esempio bramo di amarlo ardentemente…cercherò
quindi di accostarmi, spesso a riceverlo della santissima Eucaristia, e tu fai
che l’anima mia soffra di non poterlo ricevere ogni giorni con le dovute
disposizioni…Confortata e santificata da questo Pane di vita eterna, possa
passare felicemente dall’esilio di questa terra, alla Patria celeste, dove
insieme a te spero di amare e di godere
il mio divino Sposo per tutta l’eternità. Così sia”. (AL IV 12 (35); AL IV 214
(9).
L’esempio d’Imelda, per l’anima eucaristica è il contenuto
del testo indirizzato ad una giovane alla quale propone particolarmente
l’imitazione della Beata per divenire anima eucaristica. Il testo è importante
perché conclusivo di quanto P. Lorgna ha dispiegato con il suo insegnamento; è
espressivo dell’esemplarità di Imelda, della valutazione che il padre ne tiene
e della relazione d’amore che lo lega all’anima perché divenga eucaristica. “E tu, o novella mia figlia, che dirai a
Gesù? Che farai per Gesù? Deh, consacra a Gesù Sacramentato, fin da questo
momento, tutta la vita…sempre adora…ringrazia Gesù…domanda a Gesù tante e tante
grazie…e con la tua vita mortificata e penitente espia i tuoi difetti e quelli
di tutto il mondo verso il divino Sacramento dei nostri altari. Vivi, o mia
sorella, d’amore eucaristico…che bella vita vivere d’amore…e d’amore per Gesù!
Ebbene questa sia la tua vita…che è la vera vita degli angeli e dei santi nel
cielo: degli angeli e dei santi che anche qui in terra fanno una vaga corona
dinanzi a Gesù ascoso nell’Ostia santa”. (AL V 722 (4).
Nessun commento:
Posta un commento