Agnese Segni nacque da famiglia nobile a Gracciano
Vecchio, vicino a Montepulciano. L’infanzia fu accompagnata da segni celesti
che ebbero la loro conclusione nell’entrata, verso i dieci anni, nel monastero
del Sacco – così chiamato per l’abito che v’indossavano le religiose – di
Montepulciano. La sua permanenza durò cinque anni: poi, con l’autorizzazione
del papa, è eletta abadessa del monastero di Proceno (Viterbo) alla cui
costruzione aveva attivamente preso parte. Richiamata a Montepulciano dalle
insistenti preghiere dei cittadini, vi fondò un secondo monastero – Santa Maria
Novella – che pose sotto la regola di sant’Agostino e la direzione dei
Domenicani. Lo governò saggiamente fino alla morte (20 aprile 1317).
La sua pietà, che è soprattutto una pietà tenera
verso la Vergine e Gesù, è una pietà “fiorita”. Nascono fiori dove
s’inginocchia, e dopo una visione della gioia paradisiaca ella si trova accanto
una rosa. Santa Caterina la chiama “madre nostra, Agnese gloriosa” e vuole che
si seguano “la dottrina e i modi suoi”, perché sempre essa “diè dottrina ed
esempio di vera umiltà”.
“Questa fu quella propria virtù principale che fu in
lei; non me ne meraviglio però, chè essa ebbe quello che deve avere la sposa
che vuole seguita l’umiltà dello sposo suo; essa ebbe quella carità increata
che continuamente ardeva e consumava nel cuor suo; essa era mangiatrice e
gustatrice delle anime”. Agnese fu canonizzata da Benedetto XIII il 10 dicembre
1726. Il suo corpo è oggetto di grande devozione nel santuario di Montepulciano
a lei dedicato.
Dalla liturgia:
Rendete piena la mia gioia
con l’unione dei vostri spiriti, con la stessa carità, con i medesimi
sentimenti. Ciascuno di voi, con tutta umiltà, consideri gli altri superiori a
se stesso.
Fil. 2, 2
Dalle “Lettere” di santa
Caterina da Siena, vergine e dottore della Chiesa
Nel nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Carissima figlia in Cristo, ti scrivo nel suo
prezioso sangue e desidero vedere te e le altre suore seguire le orme della
nostra gloriosa madre Agnese. Ve ne prego, voglio che osserviate i suoi
insegnamenti. Ben sapete che vi ha sempre dato esempio di vera umiltà: questa
fu la virtù principale che era in lei. Non me ne meraviglio, perché ella si
comportò sempre come sposa che vuole imitare il suo sposo nell’umiltà. Il suo
cuore ardeva e si consumava di carità increata: era mangiatrice e gustatrice
delle anime. Non avrebbe potuto avere in altro modo la virtù dell’umiltà,
perché questa non esiste senza la carità: l’una nutre l’altra.
Sapete per qual motivo giunse a una vera e perfetta
virtù? Non volendo possedere nulla, rinunciò a se stessa e ai beni del mondo
con un libero e volontario spogliamento. Si rese conto, questa gloriosa
vergine, che il possesso dei beni terreni fa insuperbire gli uomini: si perde
la vera umiltà e cresce l’amor proprio; si manca di carità; si cessa di
pregare. Il cuore che è pieno del mondo e d’amor proprio non si può riempire di Cristo crocifisso, né
può gustare la vera e dolce preghiera. La dolce Agnese se ne accorge, si
spoglia di se stessa e si riveste di Cristo crocifisso. E non soltanto per sé
sola, ma vuole che noi facciamo lo stesso: a questo vi dovete attenere. Voi,
spose consacrate a Cristo, non possedete più i beni di vostro padre, ma quelli
del vostro sposo eterno. Nei beni di vostro padre c’è la sensualità, che dovete
abbandonare per seguire lo sposo e possedere il suo tesoro. E qual è stato il
tesoro di Cristo crocifisso? Croce, obbrobrio, pena, tormento, strazi, scherni
e rimproveri, povertà volontaria, ardente desiderio dell’onore del Padre e
della nostra salvezza. Se possederete questo tesoro, vi dico, con la forza
della ragione spinta dal fuoco della carità, acquisterete quelle virtù che ho
detto: sarete vere figlie della vostra madre Agnese, e spose non negligenti ma
sollecite; infine, meriterete di essere ricevute da Cristo crocifisso che, per
sua grazia, vi aprirà la porta della vita eterna. Non aggiungo altro.
Annegatevi nel sangue di Gesù crocifisso. Tendete in alto con vera
sollecitudine e desiderio di unirvi allo sposo. Se gli sarete legate, e non
separate, non ci potrà essere demonio o creatura che vi potrà far male o
privarvi della vostra perfezione.
Rimanete nel santo e dolce amore di Dio.
Dal Cantico dei Cantici 8, 4-7
Io vi
scongiuro, figlie di Gerusalemme,
non
destate, non scuotete dal sonno l'amore,
finché
non lo desideri.
Chi
sta salendo dal deserto,
appoggiata
al suo amato?
Sotto
il melo ti ho svegliato;
là
dove ti concepì tua madre,
là
dove ti concepì colei che ti ha partorito.
come
sigillo sul tuo braccio;
perché
forte come la morte è l'amore,
tenace
come il regno dei morti è la passione:
le
sue vampe sono vampe di fuoco,
una
fiamma divina!
né i
fiumi travolgerlo.
Se
uno desse tutte le ricchezze della sua casa
in
cambio dell'amore, non ne avrebbe che disprezzo.
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