martedì 19 febbraio 2013

BEATO GIOVANNI DA FIESOLE (BEATO ANGELICO) (fine 1300-1455)

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Giovanni da Fiesole, al secolo Guido di Pietro Trosini, nasce a Vicchio (FI) nel 1395 circa.

La sua educazione artistica si svolse nella Firenze di Lorenzo Monaco e Gherardo Starnina; dal primo riprende sia l'uso di colori accesi e innaturali, sia l'uso di una luce fortissima che annulla le ombre e partecipa al misticismo delle scene sacre, tutti temi che ritroviamo nella sua produzione miniaturistica e nelle sue prime tavole.
Nel 1418 realizzò una pala d'altare per la cappella Gherardini in Santo Stefano a Firenze (perduta).
Quando sentì la vocazione, insieme al fratello Benedetto, si presentò al convento domenicano di Fiesole. Ordinato sacerdote assunse il nome di Fra Giovanni da Fiesole. L’azione di santo e di artista del giovane si svolse mirabilmente nel clima di alta perfezione spirituale e intellettuale trovato nel chiostro. Le sante austerità, gli studi profondi, la perenne elevazione dell’anima a Dio, affinarono il suo spirito e gli aprirono orizzonti sconfinati. Fedele agli impegni della vita religiosa, con la sua arte celestiale comunicava ai confratelli e ai fedeli i divini misteri che contemplava nella preghiera e nello studio. Così preparato, da buon Frate Predicatore, poté anch’egli dare agli altri il frutto della propria contemplazione e dar vita, col suo magico pennello, al più sacro dei poemi, narrando ai fratelli la divina storia della nostra salvezza. I suoi Crocifissi, le sue Madonne, i suoi Santi sono una predica che risuona nei secoli.
Dipinse molte pale d’altare a Fiesole (1425-1438) e a Firenze, nel convento di San Marco, su richiesta del grande sant’Antonino, allora priore, decorò con affreschi il chiostro, l’aula capitolare, le celle e i corridoi (1439-1445).
Chiamato a Roma da Eugenio IV, dipinse due cappelle nella basilica di San Pietro e nei Palazzi Vaticani; su incarico di Nicola V, che lo stimava per la sua purezza di vita e per la santità dei costumi, ne decorò la cappella privata e lo studio (1445-1449). Lavorò anche nel convento di San Domenico a Cortona (1438) e nella cattedrale di Orvieto (1447).

Michelangelo ebbe a dire del Beato, ammirando l’Annunciazione e l’Incoronazione in San Domenico di Fiesole: “Io credo che questo Frate vada in Cielo a considerare quei volti beati e poi li venga a dipingere qua in terra”.

Anima di una semplicità evangelica, seppe vivere col cuore in cielo, pur consacrandosi ad un intenso lavoro.
Non volle accettare la carica di arcivescovo di Firenze, offertagli da Eugenio IV, persuadendolo invece ad insignirne sant’Antonino. 
Fu da Dio chiamato al premio eterno il 18 febbraio 1455 a Roma, nel convento di Santa Maria sopra Minerva, dove il suo corpo è ancora conservato nella attigua Basilica Domenicana. Il suo ritratto, sporgente dal pavimento è conservato ancora oggi nella basilica.

Figura singolare quella di Giovanni da Fiesole, tanto nella storia dell'arte che in quella della Chiesa. La diffusa fama di santità che lo distinse già in vita tanto da valergli gli appellativi di Angelicus e di Beatus - quasi egli dipingesse per ispirazione divina - è stata riconosciuta ufficialmente solo nel 1982, quando il Beato Giovanni Paolo II (Karol Józef Wojtyła, 1978-2005) ne ha sancito la memoria al termine dell'unico processo canonico basato non su scritti spirituali o teologici, ma su un catalogo di 135 dipinti. Del resto ad intuire che l'arte di Fra Angelico non poteva esser compresa se non alla luce della sua fede fu già il Vasari, suo primo biografo, che nelle "Vite" scrive: “Frate Giovanni Angelico da Fiesole, il quale fu al secolo chiamato Guido, essendo non meno stato eccellentissimo pittore e miniatore che ottimo religioso, merita per l'una e l'altra cagione, che di lui sia fatta honoratissima memoria.

Inoltre, nella chiesa domenicana di Santa Maria sopra la Minerva in Roma, il 18 febbraio 1984, lo stesso Papa, nel corso dell’omelia, disse :

« Con tutta la sua vita cantò la gloria di Dio, che egli portava come un tesoro nel profondo del suo cuore ed esprimeva nelle opere d’arte. Fra Angelico è rimasto nella memoria della Chiesa e nella storia della cultura come uno straordinario religioso-artista. Figlio spirituale di san Domenico, col pennello espresse la sua summa” dei misteri divini, come Tommaso d’Aquino la enunciò col linguaggio teologico. Nelle sue opere i colori e le forme “si prostrano verso il tempio santo di Dio” (Sal 138, 2), e proclamano un particolare rendimento di grazie al suo nome ».
E concluse l’omelia, dicendo : “... accogliendo le domande fatte dall’Ordine domenicano, da molti vescovi e da vari artisti, proclamo il Beato Angelico patrono presso Dio degli artisti, specialmente dei pittori. A gloria di Dio. Amen”.

Sir. 4, 12-13
12 Chi ama la sapienza ama la vita,
chi la cerca di buon mattino sarà ricolmo di gioia.
13Chi la possiede erediterà la gloria;
dovunque vada, il Signore lo benedirà.

Dai “Discorsi” di Pio XII, papa
L’uomo, nel mondo dell’Angelico, che è quello della verità, non è naturalmente né buono né santo; però può e deve divenirlo, essendo la santità facile e bella, poiché il Cristo, di cui tante volte egli mostra il sacrificio, è morto per questo fine, la sua santissima Madre ne è un eccelso esempio, i santi gioiscono per averla raggiunta, e gli Angeli si deliziano di vivere in conversazione con i santi.
Nelle virtù che egli propone, al fine di avvincere ad esse gli animi, non mette tanto in risalto lo sforzo nell’atto di conquistare, quanto la beatitudine che deriva dal loro possesso e la nobiltà di chi ne è rivestito.
Il mondo pittorico di fra Giovanni da Fiesole è bensì il mondo ideale, la cui aura è rifulgente di pace, di santità, di armonia e di gaudio, e la cui realtà è nel futuro, quando sulla nuova terra e nei nuovi cieli trionferà la giustizia finale; tuttavia questo soave e beato mondo può già fin da ora prendere vita nel segreto delle anime, e ad essere pertanto egli propone, invitandole ad entrarvi. In questo invito ci pare che consista il messaggio che l’Angelico consegna alla sua arte, fiducioso che sarebbe quanto mai adatta ad efficacemente diffonderlo.
È vero che nell’arte, per essere tale, non è richiesta un’esplicita missione etica o religiosa.  Essa, come linguaggio estetico dello spirito umano, se questo rispecchia nella sua verità totale, o almeno non lo deforma positivamente, è già di per sé sacra e religiosa, in quanto cioè è interprete di un’opera di Dio. Ma se anche il contenuto e le finalità saranno quelle che l’Angelico assegnò alla propria, allora assurgerà quasi alla dignità di ministro di Dio, riflettendone un maggior numero di perfezioni.
Questa eccelsa possibilità dell’arte noi vorremmo qui additare alla schiera, tanto da noi amata, degli artisti.
Nel tributare pertanto il nostro omaggio al sommo artista, e nell’invitare i nostri diletti figli ad accogliere, quasi disposto dalla Provvidenza, il messaggio religioso e umano di fra Giovanni, facciamo ardenti voti affinché il soffio della cristiana bontà, della serenità e dell’armonia divina, che si sprigiona dall’opera dell’Angelico, pervada i cuori di tutti.

Dalla liturgia
Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorarlo in spirito e verità.

Salmo 8

O Signore, nostro Dio, quanto è grande il tuo nome su tutta la terra:
sopra i cieli si innalza la tua magnificenza.
 Con la bocca dei bimbi e dei lattanti affermi la tua potenza contro i tuoi avversari,
per ridurre al silenzio nemici e ribelli.
Se guardo il tuo cielo, opera delle tue dita,
la luna e le stelle che tu hai fissate,

che cosa è l`uomo perché te ne ricordi e il figlio dell`uomo perché te ne curi?
Eppure l`hai fatto poco meno degli angeli,
di gloria e di onore lo hai coronato:
gli hai dato potere sulle opere delle tue mani,
tutto hai posto sotto i suoi piedi;
tutti i greggi e gli armenti,
tutte le bestie della campagna;
Gli uccelli del cielo e i pesci del mare,
che percorrono le vie del mare.
O Signore, nostro Dio, quanto è grande il tuo nome su tutta la terra.

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