martedì 5 febbraio 2013

Lo Spirito mi ha mandato ad annunciare


La Chiesa non fa se stessa e non vive di se stessa,
ma della parola che viene dalla bocca di Dio
(Benedetto XVI)

Perciò, “chi si pone all’ascolto della Parola di Dio può e deve poi parlare e trasmetterla agli altri, a coloro che non l’hanno mai ascoltata, o a chi l’ha dimenticata e sepolta sotto le spine delle preoccupazioni e degli inganni del mondo” (Mt 13, 22).
San Domenico, nell’ascolto della Parola di Dio, scopre la sua vocazione specifica. Da piccolo comincia a vivere e praticare le virtù cristiane: la preghiera, la penitenza, l'obbedienza ai suoi genitori.  Ad un certo momento, come studente a Palencia,  prevale la misericordia e l'amore verso i poveri per i quali, in una carestia, vende i suoi preziosi codici in pergamena per poterli soccorrere.
Poi divenne uno dei canonici regolari che vivevano sotto l'obbedienza del Vescovo, secondo la regola di S. Agostino. Quello fu, per Domenico, un periodo di studio, di penitenza, di preghiera continua, diurna e notturna. Il beato Giordano di Sassonia dice che Domenico “per dedicare tutto il tempo alla contemplazione, non usciva quasi mai dal recinto del monastero”.
Che cosa Domenico diceva a Dio, nella preghiera? Dio gli aveva dato una grazia speciale per pregare per i peccatori, per i poveri, per gli afflitti e sentiva vive nel suo cuore le loro miserie. Le lacrime, che gli sgorgavano abbondanti, testimoniavano l'intensità dei sentimenti che lo divoravano… Spesso trascorreva la notte in preghiera, e chiedeva a Dio un vero ed operoso amore per cercare e procurare la salvezza degli uomini, così come Gesù, Salvatore di tutti, si offrì per la nostra salvezza.
Da questo ardente zelo per la salvezza delle anime nascerà la sua preoccupazione di fronte allo spettacolo della Francia meridionale invasa dall'eresia catara. Così il suo cuore si sentiva stretto in una morsa di pianto, preso da profonda compassione, e più che per la Chiesa stessa “per quelle innumerevoli anime perdute”. Fu così che si manifestò in lui la “grazia della predicazione”, che egli trasmise poi all’Ordine dei Frati Predicatori da lui fondato.
Per la prima volta un Ordine assumeva, come parte integrante della vita religiosa, un ministero che partecipava al compito fondamentale del vescovo di predicare la Parola di Dio e s’impegnava a mettere al servizio dei vescovi un gruppo di predicatori ben preparati per aiutarli nell’arduo compito della predicazione.
Il Vangelo di Luca ci annuncia le parole di Gesù: “Oggi si è adempiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato” (Lc 4,21). Gesù sta parlando di un passo dell’Antico Testamento ripreso dal profeta Isaia, che dice “Lo Spirito del Signore è sopra di me e mi ha mandato ad annunciare ai poveri, alle persone tristi, la lieta Notizia”. Così ha fatto Domenico, e oggi fanno tutti i membri della Famiglia Domenicana, che evangelizzano con la forza del Spirito del Signore annunciando e testimoniando la Buona Notizia del Regno.
Tutti coloro che ascoltavano Gesù, restavano meravigliati per quello che diceva. Sono meravigliati perché non si aspettavano che Gesù, figlio di un semplice falegname possa esprimere cose così profonde, interessanti e per di più, realizzare ciò che dice, e si chiedono: “Non è costui il figlio di Giuseppe?”.
I miracoli che Gesù compie, le guarigioni che opera, coinvolgono sempre persone che si fidano di lui, sono contente di conoscerlo e ascoltano con il cuore la Sua Parola. Proviamo, durante questa settimana, ad ascoltare bene chi ci sta vicino e a scoprire le cose belle dell’altro, ciò che ci fa sussultare il cuore per la meraviglia che Gesù compie in quella persona e nell’amicizia che abbiamo con lui o lei.

Nessun commento: