“La Chiesa non fa se stessa e non vive di se stessa,
ma
della parola che viene dalla bocca di Dio”
(Benedetto XVI)
Perciò, “chi si pone all’ascolto della Parola di Dio
può e deve poi parlare e trasmetterla agli altri, a coloro che non l’hanno mai ascoltata,
o a chi l’ha dimenticata e sepolta sotto le spine delle preoccupazioni e degli
inganni del mondo” (Mt 13, 22).
San Domenico, nell’ascolto
della Parola di Dio, scopre la sua vocazione specifica. Da piccolo comincia a vivere e praticare le virtù cristiane: la
preghiera, la penitenza, l'obbedienza ai suoi genitori. Ad un certo momento, come studente a
Palencia, prevale la misericordia e
l'amore verso i poveri per i quali, in una carestia, vende i suoi preziosi
codici in pergamena per poterli soccorrere.
Poi divenne
uno dei canonici regolari che vivevano sotto l'obbedienza del Vescovo, secondo
la regola di S. Agostino. Quello fu, per Domenico, un periodo di studio, di
penitenza, di preghiera continua, diurna e notturna. Il beato Giordano di
Sassonia dice che Domenico “per dedicare tutto il tempo alla contemplazione,
non usciva quasi mai dal recinto del monastero”.
Che cosa Domenico diceva a Dio, nella preghiera? Dio gli aveva dato una grazia speciale per pregare per i
peccatori, per i poveri, per gli afflitti e sentiva vive nel suo cuore le loro
miserie. Le lacrime, che gli sgorgavano abbondanti, testimoniavano l'intensità
dei sentimenti che lo divoravano… Spesso trascorreva la notte in preghiera, e
chiedeva a Dio un vero ed operoso amore per cercare e procurare la salvezza
degli uomini, così come Gesù, Salvatore di tutti, si offrì per la nostra
salvezza.
Da questo
ardente zelo per la salvezza delle anime nascerà la sua preoccupazione di
fronte allo spettacolo della Francia meridionale invasa dall'eresia catara. Così
il suo cuore si sentiva stretto in una morsa di pianto, preso da profonda
compassione, e più che per la Chiesa stessa “per quelle innumerevoli anime perdute”.
Fu così che si manifestò in lui la “grazia della predicazione”, che egli
trasmise poi all’Ordine dei Frati Predicatori da lui fondato.
Per la prima
volta un Ordine assumeva, come parte integrante della vita religiosa, un
ministero che partecipava al compito fondamentale del vescovo di predicare la
Parola di Dio e s’impegnava a mettere al servizio dei vescovi un gruppo di
predicatori ben preparati per aiutarli nell’arduo compito della predicazione.
Il Vangelo di Luca ci annuncia le parole di Gesù: “Oggi si è adempiuta questa Scrittura che
voi avete ascoltato” (Lc 4,21). Gesù sta parlando di un passo dell’Antico
Testamento ripreso dal profeta Isaia, che dice “Lo Spirito del Signore è sopra di me e mi ha mandato ad annunciare ai
poveri, alle persone tristi, la lieta Notizia”. Così ha fatto Domenico, e oggi fanno tutti i
membri della Famiglia Domenicana, che evangelizzano con la forza del Spirito
del Signore annunciando e testimoniando la Buona Notizia del Regno.
Tutti coloro che ascoltavano Gesù, restavano meravigliati
per quello che diceva. Sono meravigliati perché non si aspettavano che Gesù,
figlio di un semplice falegname possa esprimere cose così profonde,
interessanti e per di più, realizzare ciò che dice, e si chiedono: “Non è costui il figlio di Giuseppe?”.
I miracoli che Gesù compie, le guarigioni
che opera, coinvolgono sempre persone che si fidano di lui, sono contente di
conoscerlo e ascoltano con il cuore la Sua Parola. Proviamo, durante questa
settimana, ad ascoltare bene chi ci sta vicino e a scoprire le cose belle
dell’altro, ciò che ci fa sussultare il cuore per la meraviglia che Gesù compie
in quella persona e nell’amicizia che abbiamo con lui o lei.
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