martedì 19 febbraio 2013

MISERICORDIA


Siamo nel tempo di Quaresima e normalmente lo associamo con la preghiera, l’elemosina e il digiuno. Ma al di là di questi atteggiamenti e azioni, buoni e necessari, è soprattutto un tempo per riscoprire l’infinito amore di Dio per ciascuno di noi, indipendentemente dal nostro essere buoni o meno. Infatti, le letture sono piene di speranza e non si stancano di ripetere quanto Dio ci ama e quanto grande è la sua misericordia per noi. Dio è ricco di misericordia e anche noi siamo chiamati a essere misericordiosi.
            Una caratteristica importante della vita domenicana è la misericordia. Di fatto, quando qualcuno chiede di essere accettato nella famiglia domenicana, alla domanda “Che cosa chiedi?” risponde “La misericordia di Dio e la vostra”. Sono due misericordie che si compenetrano e si fondono: quella di Dio si fa presente nella comunità che accoglie. A volte, sentiamo i limiti, la miseria, l’imperfezione che ci abitano e chiediamo alle sorelle l’aiuto, il sostegno la comprensione per crescere nella virtù, per sviluppare le nostre energie e capacità aprendo sempre più l’intelligenza alla Verità, il cuore all’Amore, la vita al dono di noi stesse.

            Questa è la via domenicana della misericordia, questo è l’anelito che troviamo in ogni casa domenicana. L’Ordine domenicano è stato fondato proprio per diffondere la buona notizia dell’amore misericordioso di Dio per l’umanità. Quando Domenico era ancora studente, ci fu una grande carestia in tutta la Spagna; egli, toccato dalle necessità dei poveri e mosso a compassione, vendette tutti i suoi libri e diede il ricavato ai poveri. Domenico vedeva non solo la povertà materiale della gente, ma anche e soprattutto la povertà spirituale che impediva alla gente di scoprire il volto misericordioso di Dio. Sentendo nella sua vita la misericordia di Dio, egli la riversava sugli altri, specialmente sui peccatori, per i quali pregava e faceva penitenza così da attirarsi la benevolenza e l’affetto di quelli che avvicinava.
            La vita e l’esempio di Domenico c’incoraggiano e c’invitano ad accogliere la misericordia di Dio e ad essere, a nostra volta, portatori di misericordia per i nostri fratelli e sorelle.

3 commenti:

Elisabetta ha detto...

Quando ero giovane professa c’è stato un momento in cui ho seriamente messo in discussione il continuare la mia vita nell’ordine. Venne un sacerdote diverso per le confessioni…me lo mandò il Signore, ne sono certa, perché attraverso di lui ho proprio gustato la misericordia per questo, ormai lontano tradimento. Gustare la misericordia di Dio è un’esperienza forte…tantè che ancora oggi mi trema la voce a parlarne, tantè che tanto forte è oggi più che mai la mia gioia di far parte di questa grande famiglia. Gustare la misericordia di Dio dopo una confessione è gustare una gioia unica e talmente profonda che ti si imprime con forza e non si cancella. L’esperienza delle prime confessioni era soprattutto un senso di aver perso la stima di Dio, di aver macchiato la reputazione, la “fedina penale” di fronte a Dio. Il tempo ti da di capire il bisogno di misericordia e di amore che abbiamo, come donne, come umanità.
È più facile sentirsi uomo peccatore che uomo perdonato, forse perché siamo più abituati a peccare orgogliosamente che a perdonare teneramente e amare misericordiosamente.
L’essere perdonato lo devi credere e solo se lo credi fortemente fai l’esperienza della gioia.

Comunità di Villa Imelda ha detto...

Che bello cominciare questa Quaresima con questo seme di speranza, che vede i doni presenti nell'Ordine e nel Carisma e che li sa valorizzare perchè vissuti quotidianamente nelle nostre comunità, nelle nostre vite. Che bello trovare questo aspetto dell'amore di Dio nella nostra vita. Anche se non possiamo mai dire di essere arrivate, perchè siamo sempre in cammino, sentiamo pienamente nostra questa forma d’amore. Soprattutto la misericordia ha il volto della pazienza. La pazienza è figlia della misericordia, la pazienza verso noi stesse, i nostri limiti e verso gli altri, più o meno prossimi. Avere pazienza è vivere di misericordia, è seminare amore e raccogliere perdono. Vivere di misericordia è avere equilibrio: sopportare i limiti e non vanagloriarsi dei doni. "Che cosa mai possiedi che tu non l'abbia ricevuto? E se l'hai ricevuto perchè te ne vanti come se non l'avessi ricevuto?" 1Cor 4,7. Ecco che così la Pasqua si colora di gioia.

Anonimo ha detto...

"Lo stile ordinario del discepolo è il perdono. Da questo vi riconosceranno. Se vi amate fino a perdonarvi. Senza far finta che non sia accaduto nulla, senza far finta che il male non ti abbia fatto male, senza aggiustare la realtà.La comunità è di Cristo perchè ci perdoniamo tutti i giorni a vicenda e senza lasciarci imbrigliare dalle emozioni che ci allontanano dai fratelli, ci ridiamo sempre una nuova possibilità accettando che l'altro porti in sè luci ed ombre, verità e menzogne. La pazienza del perdono: questa è la comunità."